16 Aprile 2024

Acronimo “ESG”, quando le parole hanno un senso (e continuano ad averlo…)

ALESSANDRO RENNA

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Abstract

A vent’anni dalla sua nascita, l’acronimo ESG, che dà il nome al nostro Magazine dedicato alla sostenibilità, dovrebbe secondo alcuni andare in soffitta. Perché?

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Negli Stati Uniti i temi ESG sono ormai da anni un argomento politico cavalcato dai repubblicani. Nel 2022, le Amministrazioni di Florida, Texas, Louisiana e Missouri hanno disinvestito centinaia di milioni di dollari da BlackRock ritenendo che il gestore di asset più importante al mondo fosse concentrato più sui temi ESG che sui rendimenti finanziari (“woke capitalism”). Da giugno 2023 il CEO di BlackRock Larry Fink ha cessato di utilizzare l’acronimo ESG in quanto ormai “politicizzato”, promuovendo un coraggioso rebranding incentrato sulla nozione di “transition investing”. In New Hampshire  è stata recentemente depositata una proposta di legge che vorrebbe rendere gli investimenti green da parte dei fondi pensione statali addirittura un reato.

In Italia non mancano voci che interpretano questi fatti come un segnale di declino della prospettiva ESG. Qualcuno che per anni ha subito più o meno in silenzio i temi ESG, osteggiandoli certamente più in privato che in pubblico, confida che il vento stia cambiando. Ma in realtà non è così.

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Quando nel 2018 abbiamo iniziato a occuparci della proposta ESG ci siamo resi conto che si trattava di principi entusiasmanti.

Volendo semplificare, proteggere l’ambiente (E), valorizzare le persone (S) e attuare processi organizzativi trasparenti e corretti (G) ci sembravano cose molto buone, così come l’idea che la finanza considerasse meritevole di investimento un’organizzazione con business e commitment ESG ci sembrava qualcosa di molto giusto.

Il nodo principale, tuttavia, è un altro: investire in organizzazioni sostenibili è un buon affare o no? I criteri ESG non sono criteri morali ma criteri per definire degli investimenti economici, e fare cose buone e giuste non è generalmente la priorità di un investitore. Se gli investimenti ESG non sono convenienti gli investitori punteranno su altro.

Sul tema mi limito a evidenziare un dato. Comparando l’andamento degli indici S&P500 e S&P500 ESG dal marzo 2020 al marzo 2024, l’andamento dell’indice ESG è chiaramente migliore (fonte: Il Sole 24 Ore Articolo Vitalino D’Angerio). Gli asset ESG risultano insomma avere rendimenti più alti rispetto agli altri.

Se gli investimenti in asset ESG sono mediamente più profittevoli di quelli negli altri asset, non si comprendono le ragioni economiche per cui gli investimenti pubblici in asset ESG dovrebbero essere vietati, scoraggiati a priori o addirittura qualificati come reati… le ragioni sono invero politiche e lobbistiche: sostenere l’industria ESG significa -lo ha detto chiaramente il tesoriere dello Stato della Louisiana, John M. Schroder nell’annunciare il disinvestimento da BlackRock nel 2022- sfavorire l’industria dei combustibili fossili, con possibili ripercussioni sociali. Sulla condivisibilità o meno di questa posizione ciascuno avrà la propria opinione, ma non è veritiero –a oggi- ritenere che gli investimenti ESG non siano un buon affare (al netto di considerazioni più ampie sui benefici che la prospettiva ESG è in grado di portare nella vita delle persone, non soltanto nel medio e lungo termine).

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Se negli Stati Uniti il dibattito sui temi ESG ha quindi assunto connotati in senso lato politici, legati nella sostanza a visioni divergenti di democratici e repubblicani sulla transizione energetica e sull’ambiente, non si capisce per quale motivo tale dibattito dovrebbe avere un automatico riflesso in Italia, dove invece:

  • anche grazie alle direttive europee, i fattori ESG sono al centro dei piani di sviluppo di tutti i maggiori gruppi imprenditoriali, influenzando a cascata gli operatori economici in ogni filiera;
  • il recente PNRR, piano di rilancio senza precedenti per l’Italia, è costruito in modo da valorizzare e incentivare gli operatori che implementano concretamente policy ESG;
  • è ben chiaro che i criteri ESG sono l’essenza della sostenibilità, dimensione complessa e articolata che non può e non deve essere ridotta al solo (pur fondamentale) tema ambientale, inglobando temi sociali e di governance delle organizzazioni di fondamentale e condivisa importanza.

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In 4cLegal pensiamo che l’acronimo ESG stia accompagnando una grande transizione culturale ed economica, e che meriti tutta la nostra fiducia. I rischi di questa transizione sono molti, da quelli relativi alla perdita di competitività e di margini a quelli legati alle pratiche di washing, che rischiano di frustrare l’impegno di molti.

I costi di una mancata transizione sono però ben maggiori e questo è stato pienamente compreso dal legislatore europeo e dagli attori del nostro sistema economico. Meglio affrontare con determinazione e pazienza le criticità che cercare appigli per rallentare un cambiamento ineludibile, mutuando argomenti da esperienze maturate in contesti diversi da quello europeo e più che discutibili nel merito.

 

Nota

Di questi temi parleremo al prossimo Festival della Giustizia che si terrà a Roma presso la sede del CNEL il 17 maggio e alla successiva Convention sulla Sostenibilità che si terrà a Milano presso la sede 4cLegal il 24 giugno. I temi ESG saranno anche trattati nel nostro talent show 4cLegal Academy, che troverete in onda sul canale TV di Class CNBC ogni martedì alle ore 21:00 a partire dal prossimo 23 aprile.

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Questo editoriale apre il settimo numero del nostro ESG Magazine, online da oggi: scaricalo subito per non perderti interessanti approfondimenti sul tema della sostenibilità.

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