28 Aprile 2020

#oltreilcoronavirus | Digitalizzare la PA? Solo se affrontiamo i veri problemi

ALESSANDRO RENNA

Immagine dell'articolo: <span>#oltreilcoronavirus | Digitalizzare la PA? Solo se affrontiamo i veri problemi</span>

Abstract

La crisi legata al COVID-19 ci ha spinto dolorosamente nel futuro. Ne avremmo fatto volentieri a meno, ma a questo punto ha forse senso trarre le conclusioni e proseguire nel percorso intrapreso, questa volta non per necessità ma per scelta. A cominciare dalla nostra Pubblica Amministrazione, che è chiamata a diventare davvero digitale.

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Siamo soliti parlare di grandi sfide, ma sono quasi sempre nel futuro. Pensiamo all’innovazione, ma alla fine ci piacciono tanto le ciabatte di tutti i giorni. Troppo comode.

Vogliamo cambiare veramente passo?

Allora chiamiamo gli ostacoli con il loro nome e cognome e affrontiamoli oggi.

Tutti sappiamo che una PA digitale sarebbe una PA più trasparente, più efficiente e più vicina al cittadino. Perché allora siamo ancora così indietro? Se dobbiamo diventare digitali e cambiare il nostro modo di lavorare, abbiamo dimostrato di poterlo fare in qualche settimana.

Dove sta quindi il problema?

Proviamo a fornire qualche riscontro sintetico sulla base dell’esperienza maturata negli ultimi 5 anni, nei quali parte del nostro lavoro è consistito nel proporre agli operatori pubblici -enti locali e società partecipate in primis- soluzioni digitali per selezionare in modo trasparente e concorrenziale i loro avvocati.

1. Ridotta “motivazione” dei dirigenti e funzionari pubblici

Parlando con le stazioni appaltanti, spesso la sensazione è che dirigenti e funzionari non abbiano interesse a cambiare le loro prassi di lavoro, semplicemente perché nessuno gli riconoscerà di aver fatto qualcosa di utile, anzi. Se la decisione di innovare porterà qualche problema, potranno solo avere delle scocciature. Perché allora impegnarsi nella transizione digitale? Già l’animo umano è incline al quieto vivere, figuriamoci se il rischio è privo di un’idonea contropartita.

2. Controinteressi forti

Digitalizzare vuol dire “tracciare” processi, condotte e scelte. Chi è che ha interesse a non tracciare? Chi vuole perseguire, per sé o per altri, interessi diversi da quelli della Pubblica Amministrazione e non vuole, appunto, che resti traccia di come si è comportato, perché lo scrutinio di qualcuno a posteriori potrebbe metterlo in difficoltà. Si parla in queste situazioni di “maladministration”, quando non addirittura di corruzione in senso tecnico.

3. Carenza di competenze

Le attività di digitalizzazione richiedono competenze nell’analisi di processo, nella gestione di progetti, nella selezione di partner tecnici e nelle diverse fasi dell’implementazione operativa (che prevede anche l’“ingaggio” delle persone in un percorso di cambiamento). Quando queste competenze mancano, la resistenza alla digitalizzazione cresce.

4. Budget insufficiente

Spesso si sente dire che gli operatori pubblici non hanno le risorse economiche per digitalizzare, ossia per acquistare, sempre più spesso in licenza, software di terzi (SAAS).

Questo talvolta è vero, ma più spesso è una scusa per nascondere gli altri elementi sopra menzionati (spesso combinati tra loro in modo funesto). Molti software utili non costano granché e realizzano vantaggi, anche in termini di risparmio, che coprono abbondantemente i costi. Raramente il vero problema è il budget.

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I fattori sopra indicati sono certamente tra quelli che impediscono alla Pubblica Amministrazione di abbracciare pienamente un percorso di digitalizzazione. Possiamo fare tutte le dichiarazioni di principio che vogliamo, ma la digitalizzazione non sarà veloce e profonda se non affrontiamo in modo frontale tutte le criticità sopra indicate.

Come? Non è una questione semplice, e oggi lo chiediamo al nostro network con questa survey: https://www.surveycrest.com/s/DigitalizzazionePA

La Vostra opinione sarà la base per un fervido dibattito tra gli operatori interessati a un vero cambiamento della nostra Pubblica Amministrazione.

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