05 Dicembre 2019

Una certificazione per i Risk Manager

CHIARA ZACCARIOTTO

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Abstract

Non Financial Disclosure, GDPR, riforma del Codice della crisi d’impresa: sono solo alcuni dei cambiamenti normativi introdotti negli ultimi anni che hanno reso una specifica figura professionale, quella del Risk Manager, non solo strategica ma in molti casi obbligatoria per un numero crescente di organizzazioni. Generalmente a diretto riporto dei vertici aziendali, i Risk Manager hanno una visione olistica della struttura e possono diventare un supporto indispensabile per i processi decisionali. Eppure, esiste ancora molta confusione a proposito di questa figura che sì, si sta configurando come centrale, ma è ancora piuttosto “giovane” e per questo esposta a una mancanza di normazione che rischia di legittimare professionisti che tali non sono, a discapito sia delle imprese che se ne avvalgono sia di chi è realmente un esperto della materia. Facciamo un po’ di chiarezza.

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Cosa fa un Risk Manager

Individua e analizza i potenziali rischi in cui può incorrere un’organizzazione, valutandoli in base alla loro possibile gravità e frequenza, e di conseguenza individua la politica migliore per ottimizzare la loro gestione, in linea con le disponibilità e le capacità finanziarie dell’azienda. Una volta individuati i potenziali rischi, il Risk Manager infatti definisce le misure di eliminazione o prevenzione degli stessi in coordinamento eventuale con i tecnici di settore, si accerta dei risultati e li controlla nel tempo. Generalmente ha tra i suoi compiti anche il definire le coperture assicurative ritenute necessarie e i rischi che possono invece essere assunti in proprio dell’azienda come forma di “autoassicurazione”.

 

Le competenze

Quello del Risk Manager è evidentemente un ruolo che richiede un’ottima conoscenza dei processi e dell’organizzazione aziendali, una costante applicazione nell’analisi delle informazioni, capacità relazionali e di dialogo. Il Risk Manager deve possedere competenze trasversali che vanno dall’ambito assicurativo alla gestione d’impresa fino alla perfetta conoscenza del settore merceologico dell’azienda. E poi le “soft skill”, fondamentali quanto le competenze tecniche: capacità di comunicare con il board e con gli stakeholder, adattando le modalità comunicative e le metodologie di reporting, costante curiosità e apertura mentale, dinamicità nel lavorare con interlocutori diversi. Infine, una buona dose di intuito.

 

Come si diventa Risk Manager

E’ una figura professionale poliedrica, che richiede una formazione ampia, ma non necessariamente specifica. I professionisti del rischio arrivano da diversi percorsi formativi universitari o post universitari, specifici per la disciplina del Risk e Insurance Management, oppure nei rami di Economia, Ingegneria, Giurisprudenza. E’ poi fondamentale l’esperienza, sviluppata all’interno del contesto aziendale: esistono infatti percorsi dedicati alle imprese che vogliono formare risorse interne, o per i professionisti che dopo un’esperienza in altri ruoli (finanziario, consulenziale, legale, …) scelgono di ricoprire una nuova funzione.  

 

Esiste un Albo dei Risk Manager?

Quella del Risk Manager è una figura ancora relativamente giovane in Italia, non riconosciuta, e non esiste un Albo. E’ però un ruolo che, proprio per la sua importanza e riconoscimento crescenti, si sta istituzionalizzando: FERMA, la Federation of European Risk Management Associations, ha elaborato e registrato nel 2015 una Certificazione, denominata RIMAP® – acronimo di Risk Management Professional”, – che ne attesta la professionalità. Un certificato che da una parte dà un valore aggiunto al professionista che svolge quest’attività, e dall’altra tutela l’impresa che in questo modo ha la certezza di rivolgersi ad un vero esperto. E’ un elemento fondamentale in un mercato che si sta espandendo velocemente e con poche regole.

 

La certificazione Rimap®  

Alla base della certificazione Risk Management Professional ci sono diversi elementi che portano a comprenderne l’effettiva validità. Il comitato tecnico scientifico responsabile della sua strutturazione è un gruppo di professionisti con esperienza decennale “sul campo” nella gestione dei rischi e provenienti da vari paesi, uno dei motivi per cui la certificazione è valida in ventidue stati europei ed è anche riconosciuta in America Latina, Asia e USA. A ciò si uniscono le competenze di FERMA, Federazione che si occupa di queste tematiche dal 1974 e che dialoga costantemente con le istituzioni europee. Per garantire poi l’indipendenza del processo di certificazione, è stato scelto di affidarlo ad un ente australiano (Anziif).

Sul sito dedicato https://www.ferma.eu/rimap-certification/ vengono spiegati requisiti, modalità d’esame, contenuti. Per sapere se un Risk Manager è certificato, basta consultare la Directory, in cui di ogni professionista compare nominativo, ruolo attualmente svolto e in quale organizzazione, e data di conseguimento del titolo.

 

Come si ottiene la certificazione Rimap®

Per accedere all’esame ci sono dei requisiti precisi: i candidati in possesso di diploma o laurea triennale devono avere almeno 5 anni di esperienza full time nel campo della gestione del rischio, mentre ne vengono richiesti tre a chi possiede una laurea specialistica, laurea vecchio ordinamento o master. E’ inoltre necessario aderire agli standard etici professionali di FERMA.
In Italia esistono solo tre modi per ottenere la certificazione Rimap®: per equipollenza frequentando i cinque moduli del Corso ALP, erogato da ANRA (Associazione Nazionale Risk Manager, riconosciuta dal MISE), e sostenendo positivamente l’esame finale, che dà automaticamente la certificazione RIMAP al candidato che ottiene il Diploma ALP; frequentando il corso accreditato FERMA Rimap ANRA RIFT, che prevede l’esame in aula on line in lingua inglese sotto la supervisione e coordinamento di un Tutor accreditato FERMA, oppure – è la terza opzione - sostenendo direttamente la sessione di esame online, sempre sotto la supervisione di un Tutor accreditato.
I candidati devono ottenere almeno il 70% di risposte corrette in un test che prevede cento domande a risposta multipla, da completare in due ore, che vertono su tutti gli argomenti del Body of Knowledge (Essentials of risk management, Risk assessment, Risk treatment I e II). Una volta ottenuta, la certificazione deve poi essere mantenuta registrando un minimo di 50 crediti formativi nel biennio, ottenibili tramite la partecipazione a corsi di aggiornamento, workshop e convegni, svolgendo attività didattica o di ricerca/accademica, oppure tramite la pubblicazione di articoli. In sintesi, continuando a certificare il proprio impegno per lo sviluppo della propria professionalità e per la diffusione della cultura della gestione dei rischi.

 

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