12 Dicembre 2023

La chiarezza come virtù: perché il giurista deve utilizzare un linguaggio chiaro secondo Gianrico Carofiglio

REDAZIONE

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Abstract

L’intervento di Gianrico Carofiglio al XXVII Congresso AIGA offre l’occasione per riflettere sull’importanza della chiarezza nel linguaggio giuridico. L’utilizzo di pseudotecnicismi ha ripercussioni etiche e pratiche, compromettendo la comprensibilità e la trasparenza del diritto. Essere chiari è fondamentale a maggior ragione nel mondo degli studi professionali dove una buona comunicazione è indispensabile per consolidare fiducia e brand reputation.

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Perché comunicare in modo chiaro?

Il XXVII Congresso Ordinario AIGA, tenutosi lo scorso novembre a Bari, ha offerto uno sguardo approfondito sulla complessità del mondo giuridico. In questo contesto, l’intervento di Gianrico Carofiglio, ex magistrato e scrittore rinomato, dal titolo Con parole precise. Conversazione sul linguaggio dei giuristi è stato particolarmente interessante. Carofiglio, infatti, ha sollevato una serie di questioni cruciali, sottolineando le difficoltà intrinseche alla lingua del diritto, che troppo spesso ricorre all’utilizzo di pseudo-tecnicismi che ne riducono la comprensibilità.

 

Il carattere tecnico del diritto: tra termini specialistici e oscurità non necessarie

Il punto di partenza dell’intervento di Carofiglio è semplice e del tutto condivisibile: il linguaggio del diritto è inevitabilmente un linguaggio tecnico e, come tale, utilizza un insieme di espressioni proprie di questo campo linguistico. Di conseguenza l’idea che il gergo giuridico debba essere comprensibile da tutti è priva di fondamento e rappresenta una semplificazione eccessiva. La natura tecnica del diritto porta con sé inevitabilmente dei termini specialistici, come possono essere le parole incidente probatorio, contumacia, etc. Il problema sorge nel momento in cui il gergo si infarcisce di quelle che Carofiglio chiama “oscurità non necessarie”. Molto spesso, infatti, si ricorre all’utilizzo di espressioni che sembrano tecniche e non lo sono, vale a dire pseudo-tecnicismi utilizzati deliberatamente per la loro incomprensibilità. La questione non è meramente stilistica, ma ha evidenti ripercussioni etiche e pratiche dal momento che l’utilizzo di una lingua volutamente criptica diventa uno strumento di esclusione verso i cittadini.

 

Un linguaggio oscuro e sacrale dato da pigrizia, narcisismo e corporativismo

L’utilizzo di un linguaggio oscuro accomuna il diritto odierno al remotissimo diritto formulare laddove il giurista, il sacerdote e lo stregone erano riuniti nella stessa persona. Ad accomunare questi tre ruoli è l’uso di formulari “magici”, incomprensibili al di fuori della loro ritualità. Ma per quale ragione ancora oggi i giuristi (giudici, avvocati etc.) si esprimono in questo modo? Secondo Carofiglio le motivazioni, in ordine di gravità crescente, sono pigrizia, narcisismo e corporativismo. Ad un giurista alle prime armi viene subito insegnato a esprimersi in modo tale che gli altri lo riconoscano come membro della stessa corporazione. Inoltre, l’utilizzo di un gergo oscuro riduce la responsabilità di comunicare in modo chiaro e preciso ciò di cui stiamo parlando. Infine, l’incomprensibilità del gergo serve a mantenere impermeabile il potere all’interno della corporazione. Questo, ovviamente, non riguarda esclusivamente il diritto, ma più in generale tutte le lingue del potere.

 

L’importanza etica e pratica della semplicità per il giurista

La chiarezza è un principio fondamentale che può influenzare in modo significativo la pratica legale. Non è un caso, quindi, che proprio la Costituzione rappresenti un esempio lampante di semplicità e chiarezza nel linguaggio giuridico. Allo stesso tempo documenti legali, contratti e sentenze comprensibili riducono l’ambiguità e la possibilità di interpretazioni errate. Questo non solo semplifica il lavoro dei giuristi, ma riduce anche il rischio di controversie legali. La chiarezza, infine, contribuisce a una maggiore efficienza nei processi legali, risparmiando tempo e risorse che altrimenti potrebbero essere impiegate in lunghi contendere su questioni di interpretazione. In definitiva, arrivare al cittadino, al cliente, al giudice, alla controparte, farsi capire in modo semplice è fondamentale, laddove un linguaggio oscuro crea effetti negativi su cittadini e imprese. Non solo scrivere chiaro è comunicativamente più persuasivo, efficace e trasparente, ma è anche dimostrazione tangibile dell’impegno per l’inclusione e il rispetto necessario di tutti gli stakeholder.

 

Il ruolo cruciale della chiarezza nella relazione tra studio professionale e cliente

Al di là dell’intervento di Carofiglio quella della chiarezza è una questione di fondamentale importanza anche nella vita degli studi professionali. La comprensibilità del linguaggio utilizzato nella relazione con il cliente non solo facilita il flusso di informazioni, ma anche la costruzione di una connessione significativa, che migliora il rapporto di fiducia e favorisce il consolidamento della brand reputation dello studio professionale.

 

Dall’importanza di una comunicazione chiara all’importanza della comunicazione

Se è importante comunicare in modo chiaro lo è anche perché la comunicazione è diventata di per sé parte fondamentale delle attività di uno studio professionale. Non è un caso quindi se, dati alla mano come testimonia il 2021 Marketing & Business Development Report: Law Firm & Legal Practices, gli studi che comunicano di più e meglio, ricorrendo ad esempio all’utilizzo di podcast o contenuti video, sono quelli che crescono dal doppio al triplo rispetto agli studi che non comunicano. Dalla brand reputation alla riconoscibilità, dal miglioramento delle attività di networking alla costruzione di business reletionships più durature, dalla promozione alla formazione la comunicazione rappresenta un’incredibile opportunità di crescita per gli studi professionali. Per questo motivo è indispensabile un cambiamento culturale che riconosca l’importanza della trasparenza all’interno del mondo legal.

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