18 Giugno 2019

Il notaio 4.0: tradizione nell’innovazione

FABRIZIO SASSO DEL VERME

Immagine dell'articolo: <span>Il notaio 4.0: tradizione nell’innovazione</span>

Abstract

Con la rivoluzione digitale e tecnologica, si potrebbe oggi essere indotti a pensare che si possa fare a meno del notaio, ma ciò si rivela fuorviante poiché essendoci nella società digitale una sovrabbondanza di dati e di informazioni, diventa più che mai indispensabile, quantomeno negli ambiti che più incidono sul tessuto economico della società (ad es. transazioni immobiliari, operazioni societarie) garantirne l’affidabilità e la qualità.

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Il notaio del terzo millennio, dalla carta al bit

La professione notarile, con oltre un millennio di storia alle sue spalle, è una delle più antiche tra le professioni liberali.

Le funzioni tipiche alle quali ha sempre assolto il notaio sono quelle di “documentazione” e di “conservazione” dei contratti e delle transazioni, cui si è aggiunta successivamente la funzione di “adeguamento” della volontà delle parti, volontà che il notaio deve indirizzare verso la soluzione migliore dal punto di vista sia giuridico che economico, nell’ambito del perimetro consentito dall’ordinamento (“controllo di legalità”, il notaio come gatekeeper).

L’attività notarile è solitamente associata alla produzione di documenti cartacei.

L’atto notarile, nell’immaginario collettivo, e anche nell’esperienza pratica di ciascuno, è comunemente associato alla carta uso bollo di grammatura spessa, alla firma autografa con inchiostro indelebile, da fare rigorosamente ben leggibile, alle copie degli atti consegnate in eleganti cartelline plastificate e colorate.

Questa immagine ha rispecchiato quella che è stata la realtà per moltissimi anni, ma oggi rischia di essere una fotografia ingiallita.

Negli ultimi 20 anni infatti, la professione notarile è cambiata profondamente, e sono cambiati gli strumenti con i quali viene esercitata.

Il notaio del terzo millennio è un professionista altamente informatizzato, che è abituato già da tempo a svolgere parti significative ed importanti della propria attività in ambito informatico- digitale, anche grazie a sforzi ed investimenti che il Notariato ha fatto come categoria.

Basti pensare che i notai italiani:

  • consultano le banche dati ipotecaria e catastale in modalità telematica dal 1996;
  • sono dotati di firma digitale dal 2002;
  • attraverso il modello unico informatico (verso l’Agenzia delle Entrate, il Catasto e la Conservatoria) e la comunicazione unica (verso il Registro Imprese, l’INPS e L’INAIL) sono in grado di assolvere per via telematica a tutti gli adempimenti verso la PA, senza necessità di consegnare documentazione cartacea; ciò ha consentito all’Italia di fare un significativo  salto in avanti nella classifica mondiale sulla competitività del Doing Business nel settore Registering Property (trasferimento della proprietà), portando il nostro paese a offrire condizioni migliori di Spagna, Regno Unito, Giappone, Germania e Francia [1];
  • dal 2013 possono avvalersi dell’atto pubblico informatico, con il quale è possibile stipulare un atto notarile in modalità completamente ‘paperless’, senza uso di carta ed inchiostro, dall’acquisizione delle informazioni e della documentazione dai clienti, alla stipula dell’atto, ai vari adempimenti verso la PA, fino al rilascio delle copie alle parti;
  • sempre dal 2013, attraverso il portale “Rete Aste Notarili”, sono in grado di gestire in modalità telematica le procedure di vendita e dismissione degli immobili appartenenti agli enti pubblici.[2]

Altri temi che impatteranno certamente sulla professione nei prossimi anni sono:

  • identità ed eredità digitale: i nostri dati, le fotografie, i testi, le password disseminati nella rete, a chi appartengono dopo la nostra morte? Sono ereditabili? [3]
  • Intelligenza artificiale e robotica: alle nozioni tradizionali di persona fisica e persona giuridica, si affiancherà quella di “persona elettronica”?

 

L’approccio del professionista notaio al cliente

La rivoluzione digitale, la facilità di reperire informazioni, la possibilità - attraverso la rete e le community di cittadini/consumatori - di poter conoscere preventivamente e confrontare la qualità e la tipologia dei servizi offerti, dopo aver stravolto il mondo del commercio stanno cambiando significativamente anche l’approccio dei liberi professionisti - e quindi anche del notaio - alla gestione dello studio professionale ed al rapporto con il cliente.

Il professionista 4.0 è sempre più sensibile all’esigenza di migliorare la qualità del servizio offerto anche in ambiti collaterali alla prestazione professionale vera e propria, ma che acquisiscono sempre più importanza nell’indirizzare la scelta del cliente verso un professionista o l’altro, quali:

- puntualità;

- cortesia e competenza del personale di studio;

- rapidità nello svolgimento dell’incarico;

- trasparenza nella predisposizione del preventivo;

- adeguata capacità di comunicazione e facilità di contatto;

- presenza dello studio sui social media.

 

La blockchain rottamerà la funzione notarile?

Lo sviluppo tecnologico degli ultimi decenni ha indotto molti a chiedersi se nella società digitale e tecnologica si possa fare a meno del ruolo del notaio.

In particolare, la tecnologia cosiddetta blockchain, basata su registri “distribuiti” viene vista da alcuni come la ‘killer application’ della funzione notarile.

Se la tecnologia ci permette di ottenere la registrazione di una catena di transazioni senza necessità di un soggetto terzo che gestisca il database, a cosa servirebbe ancora il notaio?

In realtà, al di là delle considerazioni sui limiti della tecnologia blockchain (che pur vi sono[4]), quello di cui non si tiene pienamente conto in tali ragionamenti, è che la tecnologia dei registri distribuiti non offre di per sé alcuna garanzia in ordine alla legittimità delle transazioni registrate. La conseguenza, paradossale, è che se si riesce ad introdurre nel sistema una transazione non legittima, questa rimarrà poi inamovibile, proprio per effetto della caratteristica principale dei sistemi blockchain, ossia la non modificabilità dei dati immessi.

E’ evidente quindi che le nuove tecnologie possono dare un contributo fondamentale anche all’attività notarile, e che il notaio se vorrà sopravvivere anche nel terzo millennio dovrà abituarsi ad utilizzarle. Tuttavia la funzione principale del notaio, quella cosiddetta di adeguamento e di controllo della legalità, anche in relazione della legittimazione delle parti, non potrà mai essere svolta interamente da una macchina.

 

 

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