18 Marzo 2020

Perché parlare di Diritto Antidiscriminatorio

SUSANNA TAGLIAPIETRA

Immagine dell'articolo: <span>Perché parlare di Diritto Antidiscriminatorio</span>

Abstract

4cLegal riconosce una nuova area di competenza legale che esprime l’esperienza di avvocati e studi legali che si occupano del principio di uguaglianza e non discriminazione, sia a livello nazionale che sovranazionale, individuando gli strumenti per la tutela sostanziale e processuale delle vittime di discriminazione.

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Che cosa hanno in comune l’avvocato che si occupa della tutela lavoristica in forma specifica, della tutela risarcitoria e del diritto alla reputazione di una manager esclusa dalle cosiddette quote rosa, e l’avvocato che si occupa di far valere i diritti economici, ma anche l’immagine e l’identità personale dello sportivo professionista dopo la rettifica dell’attribuzione di sesso?

Come impatta in un’azienda il principio di eguaglianza e non discriminazione nel collocamento e nel licenziamento dei lavoratori?

Che tutela esiste per la vittima di linguaggio discriminatorio a mezzo stampa, e cosa cambia nella diffusione attraverso i social media?

Si parla modernamente di Diritto Antidiscriminatorio per indicare tutte quelle norme – leggi nazionali, Convenzioni e Trattati, criteri di collegamento e conflitto tra queste – che affermano e realizzano il principio di eguaglianza e non discriminazione.

Si tratta di disposizioni collocate sia nell’ordinamento interno (a partire dalla Carta Costituzionale) sia a livello europeo e sovranazionale e che hanno ad oggetto le forme di tutela giurisdizionale dei soggetti discriminati, dal risarcimento economico per equivalente fino alle varie forme di tutela in forma specifica e inibitoria.

Appartengono a questo ambito la definizione dei singoli fattori di discriminazione, come la discriminazione di genere, religiosa, etnica, quella dipendente dall’orientamento sessuale, o dalla disabilità; l’individuazione degli elementi che contribuiscono al fenomeno discriminatorio come la diffusione di stereotipi denigratori e il linguaggio intollerante; lo studio del veicolo della discriminazione come la stampa, i media in generale e i social network; la definizione dei fatti lesivi.

I diversi soggetti coinvolti sono l’individuo persona fisica, il datore di lavoro, e l’imprenditore come responsabile dell’ambiente aziendale, le pubbliche amministrazioni e le associazioni di settore.

Uno studio legale che offre assistenza in Diritto Antidiscriminatorio mette in gioco competenze molto diverse che comprendono il diritto civile, il diritto commerciale, il diritto penale, il diritto internazionale, il diritto del lavoro.

Diverse e frammentarie sono pure le fonti del Diritto Antidiscriminatorio, prive di unità formale e di alcuna omogeneità, collocate come sono in norme interne e internazionali, di rango diverso e talvolta in leggi speciali o eccezionali.

Ciò nonostante, la professionalità dei legali che sempre più spesso scendono in campo a fianco delle vittime di discriminazioni – dal lato del singolo individuo, delle associazioni di categoria, dell’azienda – ha oggi un profilo ben riconoscibile.

Su un piano generale e sistematico, il Diritto Antidiscriminatorio impatta anche sul grande tema della sostenibilità aziendale: sostenibile può essere solo l’azienda i cui comportamenti nelle regole di governance, nei rapporti con i lavoratori e le loro rappresentanze, nelle good practice di vita quotidiana si conformano al principio di eguaglianza e non discriminazione.

In senso ancora più ampio, ne viene coinvolta anche la reputazione aziendale come asset che partecipa del valore dell’azienda.

Credibilità, affidabilità, trasparenza, onorabilità, sostenibilità, integrità: tutte idee che esprimono la reputazione aziendale. Ma come può un’azienda essere considerata “etica” cioè moralmente affidabile, essere rispettosa delle proprie risorse umane, mostrare responsabilità verso la società e solidarietà per le buone cause, curarsi dei propri clienti, generare sentimenti ed emozioni positive, richiamarsi a valori buoni e creare identificazione presso i suoi stakeholder se non persegue l’attuazione concreta del principio di eguaglianza e non discriminazione?

Per tutto questo, 4cLegal ha deciso di dare riconoscimento a questa competenza istituendo all’interno della piattaforma 4cLegal.com la nuova Area di specializzazione “Diritto Antidiscriminatorio”, articolata in quattro practice.

Nel campo Pari opportunità e infanzia trovano posto le competenze in: eguaglianza di retribuzione; parità di accesso agli organi di controllo e di amministrazione societari (cc.dd. quote rosa); pari opportunità nello sport e nella carriera militare; violenza domestica e di genere; molestie sul luogo di lavoro; Convenzione ONU sui diritti del bambino; misure di sostegno della maternità e paternità.

Appartengono al campo Disabilità: diritto al lavoro dei disabili; diritto allo studio e inclusione; contributi statali in favore degli ipovedenti e sordi; superamento ed eliminazione delle barriere architettoniche; integrazione sociale e vita di relazione delle persone diversamente abili.

Sotto la voce Discriminazioni trovano posto: uguaglianza dei lavoratori e collocamento; il licenziamento discriminatorio; l'identità di genere e il procedimento di rettifica degli atti anagrafici; discriminazioni razziali, etniche e religiose nell'accesso e nella fornitura di beni e servizi; il linguaggio discriminatorio nella stampa e nei social media; i delitti contro l'eguaglianza.

La competenza nel campo Migranti e rifugiati fa riferimento alle practice in materia di: Convenzione OIL sui diritti dei migranti; Convenzione ONU sullo status di rifugiato; Convenzione ONU sui diritti civili e politici dello straniero.

 

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