26 Novembre 2019

Stiamo insieme “per”: il report integrato come leva per la differenziazione e la crescita degli studi legali

MARCO CRISTIANO PETRASSI

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Abstract

La responsabilità sociale di impresa è, negli ultimi anni, entrata prepotentemente nell’agenda dei medi e grandi gruppi industriali e finanziari.

Sospinte da recenti interventi normativi italiani ed europei e da una acquisita attenzione e consapevolezza di consumatori ed investitori, le azioni di responsabilità sociale spaziano dallo stakeholder engagement, interventi a sostegno di comunità locali, politiche di welfare aziendali a sostegno della maternità o classi di lavoratori svantaggiati o, ancora, misure per la riduzione del gender gap o garanzia della gender diversity.

Tra le tendenze più recenti, è da segnalare l’attenzione che anche gli studi legali italiani stanno rivolgendo a questi temi e, in genere, all’area della responsabilità sociale di impresa.

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Nell’area della responsabilità sociale d'impresa gli studi legali si sono tradizionalmente distinti mediante lo svolgimento di consulenze pro bono.

In alcune law firm internazionali è anzi da tempo richiesto a tutti i componenti dell’associazione di dedicare una parte del proprio tempo proprio alle attività di pro bono.

Più recentemente, proprio le law firm internazionali hanno introdotto le policy interne dirette al governo ed alla promozione dei temi legati alla sostenibilità sociale ed ambientale.

In Italia, tuttavia, il quadro è ancora frammentato e, tra i player del mercato legale, non emergono elementi di chiara distinzione.

Fa eccezione la recente notizia della pubblicazione, da parte di uno studio italiano, di un report integrato. 

Si tratta di un approccio del tutto innovativo.  

Il report integrato (IR) è un framework internazionale di corporate reporting promosso dall’Integrated International Reporting Council (IIRC).

Il report integrato rappresenta un nuovo approccio alla rendicontazione aziendale che dimostra il legame tra la strategia, le performance finanziarie e il contesto sociale, ambientale ed economico all'interno del quale opera l'organizzazione.

Nel chiarire questi legami, il report integrato può aiutare le organizzazioni a prendere decisioni più sostenibili e consente agli investitori e agli altri stakeholder di comprendere in modo completo le reali performance dell'organizzazione.

Lo scopo del report integrato non è produrre più informazioni, ma evidenziare le relazioni tra variabili non solo economiche e quindi supportare l’elaborazione di un pensiero strategico con riferimento al capitale economico-finanziario, capitale umano, capitale sociale-relazionale, capitale organizzativo, capitale ambientale, capitale infrastrutturale.

In questo modo l'organizzazione comunica più efficacemente la sua identità, il suo ruolo e il suo vero valore agli stakeholder e si impegna a migliorare le performance future.

Nell’attuale contesto del mercato legale la scommessa è veicolare, mediante la rendicontazione non finanziaria del report integrato, la propria diversità rispetto agli altri concorrenti.

Tuttavia, il primo ritorno atteso è sul fronte interno e, in particolare, nell’engagement della forza lavoro. 

Come insegna la riflessione aziendalistica, la sforzo e l’investimento per la reportistica presuppongono una piena presa di consapevolezza dei valori e capitali aziendali e dei processi interni.

Molti sono i benefici che ne derivano.

Innanzitutto, l’organizzazione riconsidera periodicamente i propri valori e tratti distintivi e li comunica ai suoi membri, favorendo sia lo sviluppo ed il rafforzamento della corporate identity sia la tensione verso la realizzazione della mission aziendale.

In secondo luogo, la rendicontazione promuove lo scambio di flussi informativi ed il dialogo tra i membri dell’organizzazione.

Ciò facilita l’emersione di eventuali criticità o potenziali inespressi e fornisce elementi importanti per le successive decisioni.

Infine, la partecipazione ai processi informativi e la pubblicazione dei loro risultati rende più trasparenti gli stessi processi decisionali e favorisce la percezione dei membri dell’organizzazione e di appartenere ad una comunità.

Sarà interessante verificare nel tempo come la rendicontazione non finanziaria può determinare un impatto sull’ambiente di lavoro e sull’organizzazione di uno studio legale.

Sebbene sempre più strutturati e modernamente organizzati, gli studi si distinguono infatti ancora, dalle altre organizzazioni economiche, per la peculiarità del proprio capitale umano.

Il capitale umano degli studi legali dedicato al core business è istituzionalmente rappresentato da lavoratori autonomi (i c.d. liberi professionisti) ciascuno dei quali è il titolare dell’elemento abilitativo allo svolgimento dell’attività professionale.

In altre parole, in linea generale, lo studio legale non può svolgere l’attività professionale direttamente ma deve, necessariamente, avvalersi del lavoro e della collaborazione dei soggetti titolari dell’elemento abilitativo.

Il rapporto con l’utente finale della prestazione legale si instaura sempre tra il singolo professionista (membro dell’organizzazione) ed il cliente.

La law firm rimane sullo sfondo, quale struttura nell’ambito della quale il singolo professionista si inserisce e che riceve l’utilità economica del lavoro di quest’ultimo.

In un simile contesto, la sfida della law firm è fidelizzare il cliente a sé stessa rispetto al singolo professionista.

Sul piano dei rapporti interni, invece, lo studio legale deve riuscire ad integrare il singolo professionista nell’ambito dell’organizzazione e a renderne l’attività coerente con i suoi valori e standard quantitativi o qualitativi.

Rispetto a tali obiettivi, la produzione di una reportistica non finanziaria può essere per la law firm un efficace catalizzatore ed un utile collante.

L’enunciazione e la condivisione dei valori della law firm e la loro periodica verifica interna potrà aiutare ad aumentare la coesione tra i professionisti e ad alimentare la vitalità dell’associazione, la sua continuità nel tempo e l’impegno degli associati a mettere a fattor comune le risorse.

Sul piano dei rapporti con la clientela, pur nella vigenza del principio legale della personalità dell’incarico professionale, la comunicazione di una identità dello studio potrà favorire la percezione della natura collettiva del risultato della prestazione professionale, consentendo di salvaguardare nel tempo il valore della clientela come patrimonio dello studio.

Sebbene mutuata dall’esperienza aziendale, la reportistica non finanziaria sembra in grado di esaltare la natura associativa degli studi professionali.

È infatti proprio del momento costitutivo delle associazioni l’individuazione di un obbiettivo ideale o dei valori per cui “si sta insieme”.

La pubblicazione del report e l’enunciazione, condivisione e verifica periodica della ragione dello “stare insieme per” potrà portare nuova linfa ai rapporti associativi della law firm ed innestare, nella relazione professionale “personalistica” tra avvocato e cliente, un elemento identitario aziendale utile per salvaguardare nel tempo l’avviamento aziendale.

  

 

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