08 Marzo 2022

Superare le disparità: il finanziamento del contenzioso

DAVIDE DE VIDO

Immagine dell'articolo: <span>Superare le disparità: il finanziamento del contenzioso</span>

Abstract

Partiamo dalla crisi economica globale iniziata del 2008, che un paio d’anni più tardi ha investito e scosso anche l'avvocatura italiana. Ricordo personalmente lo scioglimento di molte associazioni professionali - figura giuridica quest'ultima praticamente scomparsa - e la conseguente nascita di una molteplicità di studi unipersonali o microstudi legali con lo scopo di dividere le spese piuttosto che gli utili della professione. Tutto ciò ebbe le prime ripercussioni sul reddito forense medio pro-capite.

… E poi è sopraggiunta la pandemia che ha inferto un altro colpo alla redditività della professione forense, che si è sommato alla perdurante crisi di reputazione tanto dell’avvocatura quanto dell'intero sistema giudiziario, sempre più in difficoltà a soddisfare le richieste di giustizia interne, e convincere gli osservatori internazionali.

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L’istantanea di queste situazioni è fornita, da un lato, e per quanto riguarda la crisi del sistema, dal Ministero della Giustizia Direzione Generale di Statistica[1] che rileva come il sistema italiano sia in ritardo nella definizione delle cause rispetto a quello della maggioranza dei Paesi EU[2] - tanto è vero che nell'ambito dell'attuazione dei progetti del PNRR centrale è quello della riforma della giustizia -; dall'altro, e per quanto riguarda i redditi degli avvocati, dalla Cassa Forense.

Partiamo dal fondo. L'Ente previdenziale, oltre a evidenziare un progressivo e costante decremento del reddito medio degli avvocati italiani negli ultimi anni, ha altresì stigmatizzato che anche la professione forense soffre di un marcato gender gap ossia di una marcata disparità nel trattamento economico tra uomini e donne.

Se sotto i trent'anni i redditi dichiarati sono praticamente appaiati - € 15.000 per gli uomini ed € 12.500 per le donne - questa differenza va progressivamente aumentando nelle fasce di età superiori, sino a scavare un vero e proprio abisso retributivo.

Se una professionista di età compresa tra i 35 e i 39 anni guadagna in un anno circa € 17.000, un collega uomo quasi la doppia superando i € 30.000. Un divario che va progressivamente aumentando man mano che l'età sale: una avvocatessa guadagna poco meno di € 32.000 € nella fascia 55/59; un avvocato sfiora i € 70.000. Alla fine, la media reddituale di tutte le fasce di età vede le avvocatesse dichiarare poco più di € 23.000 l'anno, gli avvocati superano i € 50.000. Forti divergenze si registrano anche a livello territoriale: in generale si può notare come nelle regioni del nord il divario, pure marcato tra generi, corrisponde un livello reddituale maggiore rispetto a quelle del sud[3].

Uno strumento che può contribuire alla soluzione dei problemi sopra enunciati - ossia a migliorare la situazione reddituale dell’avvocatura, a colmare il gender gap e contribuire a efficientare l’intero sistema giudiziario (civile), è il finanziamento del contenzioso.

Il litigation funding alias finanziamento del contenzioso, è l’operazione con la quale un investitore, previo sindacato di meritevolezza giuridico ed economica del caso, finanzia il contenzioso di un terzo, assumendosi tutti o parte dei costi processuali (legali, tecnici, amministrativi etc.) e/o tutto o parte del rischio di soccombenza.

Al centro dell'operazione suddetta si colloca pertanto la meritevolezza della pretesa e la competenza dell'avvocato che assiste il richiedente, senza distinzioni di età o di sesso o ubicazione geografica.

Attraverso l’utilizzo di questo strumento, l'avvocato non si dovrà più occupare degli aspetti economici della pratica e potrà concentrarsi unicamente sulla gestione del caso e sull’approfondimento giuridico delle questioni da trattare.

Questo strumento, in particolare per i giovani avvocati - uomini e donne - e per le cosiddette law boutique (v.: https://www.fideal.it/il-finanziamento-del-contenzioso-per-lo-studio-le…), ha diversi vantaggi:

  • Stimola l’approfondimento e la specializzazione giuridica;
  • Permette di avviare o proseguire contenziosi meritevoli di clienti con difficoltà economiche;
  • Permette di incrementare i servizi dello studio con soluzioni innovative da offrire ai clienti;
  • Permette di consolidare le aree di business dello studio proponendo alla clientela soluzioni finanziarie alternative innovative
  • Permette di generare liquidità da reinvestire nelle attività dello studio, nella innovazione e nell'assunzione di collaboratori o personale dipendente
  • Permette di ridurre il rischio di insolvenza delle prestazioni legato a situazioni di difficoltà economiche dei clienti.

In conclusione, la diffusione dell’utilizzo del finanziamento del contenzioso può innescare un circolo virtuoso non solo per il singolo avvocato o, in generale, per lo studio legale ma anche per l'intero sistema giudiziario. Oltre a consentire l'accesso alla giustizia a chiunque sia portatore di una pretesa meritevole, rimuovendo ogni ostacolo di ordine economico, favorisce la selezione delle controversie preferendo quelle maggiormente meritevoli. In questo modo, si ridurrà il numero di cause e, in prospettiva, l’intasamento del sistema che ne determina il lento procedere. È chiaro che gli effetti descritti si potranno verificare a condizione che sia attuata una seria riforma della giustizia civile.

È fuori di dubbio, pertanto, che questo strumento è etico e utile a raggiungere gli obiettivi - quello della giustizia in particolare - di cui all'agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile.

 

[1] https://webstat.giustizia.it/SitePages/Home.aspx

[2] https://webstat.giustizia.it/SitePages/Home.aspx

[3] http://ntpusdiritto.ilsole24ore.com/

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