17 Gennaio 2019

Avvocati, la sfida della reputazione nelle Linee Guida Anac per l’affidamento dei servizi legali

CLAUDIA MORELLI

Immagine dell'articolo: <span>Avvocati, la sfida della reputazione nelle Linee Guida Anac per l’affidamento dei servizi legali</span>

Abstract

Il tema della reputazione dell’avvocato è centrale in ogni strategia di comunicazione legale e qualsiasi sia il canale.
Costruirla, rafforzarla e saperla comunicare è la sfida in un mercato professionale affollato.
Con la pubblicazione da parte dell’Autorità nazionale anticorruzione delle Linee guida per l’affidamento dei servizi legali da parte delle stazioni appaltanti, a mio avviso il tema torna prepotentemente centrale, se pur solo in via indiretta.
Cercherò di spiegare perché, avvertendo il lettore che la nostra lettura delle Linee guida non ha alcuna pretesa di “interpretazione giuridica” ma è tesa a valorizzare quegli aspetti che possono avere un riverbero positivo sulla costruzione di una solida reputazione professionale.  

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Come 4cLegal ha avuto già modo di annunciare con giusta soddisfazione, l’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) nel novembre scorso ha pubblicato le Linee guida per l’affidamento dei servizi legali da parte di imprese pubbliche, in coerenza con il Codice degli appalti.
In questa breve riflessione, ci soffermiamo sulle indicazioni che riguardano gli affidamenti dei servizi legali indicati dall’articolo 17 del decreto legislativo n. 50/2016, relativi ad incarichi conferiti ad hoc per la trattazione della singola controversia o questione, considerati “contratti esclusi ma non estranei al Codice” .
A tal fine, rileva la circostanza che l’incarico venga affidato, nel rispetto dei principi recati dall’articolo 4 del Codice dei contratti pubblici, per un’esigenza puntuale ed episodica della stazione appaltante. In questa ipotesi, specifica Anac, “si configura la tipologia contrattuale del contratto d’opera intellettuale, di cui agli articoli 2229 e seguenti del codice civile e non assumono rilevanza, ai fini della disciplina applicabile alla procedura di selezione, il valore economico del contratto e l’eventuale superamento della soglia di rilevanza comunitaria”.
In buona sostanza si tratta di incarichi in cui la capacità dell’avvocato e dello studio legale di promuovere la fiducia dell’ente appaltante nelle proprie capacità tecnico-professionali e nell’assenza di cause ostative o, meglio, nella presenza di requisiti di onorabilità e di rispetto delle regole deontologiche, diventa dirimente.
E’ intuitivo come tutto questo – al di là delle best practice come la formazione presso le stazioni appaltanti di elenchi permanenti di avvocati e la procedura di selezione, che pure viene “disciplinata”- abbia a che fare anche con la “reputazione professionale”.
 
In questo frangente, la comunicazione social o le media relations valgono relativamente, perché occorre concentrarsi sulla propria competenza specifica, sulle proprie specificità di studio e dunque sul proprio “contenuto professionale”, e saperli ben trasmettere e comunicare all’amministrazione appaltante.
In altre parole, a questo specifico fine, la comunicazione si nutrirà della capacità di mettere a fuoco tutti quegli elementi pertinenti a rafforzare la reputazione per lo specifico incarico.

Qualche piccolo suggerimento che forse può essere utile, seguendo gli stessi criteri (alcuni) indicati da Anac, che pur avendo una valenza giuridico-amministrativa, possono farci da guida -attraverso una rivisitazione- come in un gioco a specchio che ci auguriamo sempre più virtuoso.


Trasparenza. Nella documentazione generale che dovrà essere inviata all’ente per essere eventualmente inseriti nell’elenco, occorre essere “chiari e trasparenti” sulle vostre competenze specifiche. Indicate quelle su cui sentite di avere una maggiore sicurezza e dunque un probabile vantaggio competitivo. Il tuttologo anche in caso di contenzioso forse non funzionerebbe. L’ente appaltante ha la facoltà di richiedere, nel rispetto dei principi di ragionevolezza e proporzionalità, requisiti minimi di idoneità professionale, di capacità economica e finanziaria e di capacità tecniche e professionali: preparate tutto prima, con calma, raccogliendo tutto il materiale e le esperienze che possano comprovare ciò che attestate.


Economicità. Anac evidenzia che il “prezzo” – soprattutto quello al massimo ribasso- non è un criterio efficiente tenendo conto del rapporto di proporzionalità tra l’impegno professionale richiesto e l’obiettivo da raggiungere. Poiché è molto probabile che sarete richiesti di un preventivo, che sarà comparato con quello di altri colleghi, suggerirei di pensare a mente fredda alla vostra “quotazione” (in termini di tempo speso e valore del vostro apporto), in modo che sia il più possibile proporzionata a quello che voi siete in grado di offrire con le vostre risorse a disposizione.


Efficacia. In parte analogo è il discorso relativo all’efficacia dell’incarico. Se Anac invita gli enti a tener conto della congruità dell’incarico rispetto al conseguimento dello scopo e all’interesse pubblico sotteso, sarebbe opportuno che questa analisi venisse innanzitutto da voi. Pur se è a tutti chiaro – e l’Anac lo ribadisce esplicitamente – che la prestazione forense è una obbligazione di mezzi e non di risultato, quando vorrete manifestare il vostro interesse per l’assegnazione di uno specifico incarico, chiedetevi prima se il vostro apporto professionale può veramente fare la differenza. In fondo è anche questa la responsabilità sociale a cui tutti i professionisti sono chiamati.
Conflitti di interesse e moralità.  Se per Anac la disciplina di questi aspetti è rinvenibile essenzialmente nelle norme del Codice deontologico forense (primo caso) e nell’articolo 80 del codice degli appalti per la seconda, non solo mi piace sottolinearne l’importanza ma anche il ruolo che dietro questi aspetti gioca ancora una volta una solida reputazione, di trasparenza, correttezza, rispetto deontologico.

Le Linee guida possono essere una preziosa occasione per pensare a tutto questo. In bocca al lupo!
 

 

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