03 Dicembre 2019

Avvocati svegliatevi: Internet non è il web!

MARIO ALBERTO CATAROZZO

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Abstract

Internet è una realtà entrata nella vita e nel lavoro di tutti oramai. Eppure pochi conoscono come funziona la vita su questo nuovo pianeta chiamato web. Internet e il web non sono sinonimi. Il primo è l’infrastruttura, il secondo è la comunità che vi risiede e scambia qualcosa per ottenere altro. Avvocati, anche per voi è arrivato il momento di conoscerne le regole.

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L’arrembaggio ad Internet da parte dei professionisti è prassi quotidiana. Ogni giorno si vedono nuovi siti di avvocati e studi legali comparire su Internet. E fin qui va tutto bene, oggi sappiamo che non si può stare senza un sito Internet e senza un profilo Linkedin ben fatto. Il vero punto è che chi si affaccia sul web non ne conosce minimamente le dinamiche e le regole. Molti pensano che sia solo una copia della carta, ma solo in digitale.

Non è così. Innanzitutto distinguiamo Internet dal web. Internet è l’infrastruttura che regge tutto e permette di far funzionare tutto il sistema. Il web, invece, è la somma delle relazioni che si instaurano su Internet. La prima è una tecnologia, la seconda è una nuova modalità di relazionarsi.

Tutte le categorie professionali sono rimaste indietro e allora provano ora a recuperare terreno come possono. In particolare gli avvocati, poi, pensano di mettere una pezza a questa mancanza facendosi fare il sito da un cliente o dal cugino, in modo da spendere poco e così ottenere capra e cavoli. In realtà chi non conosce il web pensa che sia sufficiente esserci, senza preoccuparsi invece di sapere un po’ di più di questa nuova dimensione, per evitare di fare errori, anche grossolani. 

Cominciamo allora a mettere un po’ di ordine, così da aiutarvi ad evitare errori comuni che funzionano come boomerang.

Innanzitutto distinguete Internet dal Web. Farvi fare un sito Internet è il primo passo per essere presenti sul web in modo strutturato, il punto è quale sito Internet, per ottenere cosa, per rivolgervi a chi, per offrire cosa e in che modo. Prima di improvvisare una presenza on line, sarebbe utile avere un progetto, fatto di chiarezza di intenti, di chiarezza di punti di forza e debolezza, di vision e di step con priorità di azione. Sono molti coloro che partono con le migliori intenzioni, pensano di fare grandi cose, pubblicare ogni giorno, fare video, aggiornare i social continuamente…poi si scontrano con la realtà fatta di scadenze, mancanza di tempo e mancanza di conoscenze e tutto si sgonfia velocemente. Altri invece, partono con una visione minimal delle cose, cercando solo una presenza che faccia dire che ci sono, ma anche qui senza un progetto.

Il primo consiglio, dunque, per quanto scontato e già sentito più volte, è di fermarvi un attimo e investire del tempo a strutturare un progetto di marketing, dove il sito Internet è un tassello di tale progetto. Partire a braccio e proseguire a naso non è una buona strategia.

Il secondo consiglio è di apprendere l’alfabeto del web, in modo da conoscere almeno l’ABC di questo mondo. La prima cosa che molti potrebbero scoprire è che il web non è Internet, nel senso che non sono sinonimi. Il web indica il mondo costruito su Internet. È come dire: il cervello e la mente. Il cervello è l’organo e la mente è il prodotto del cervello, fatta di pensieri. Il web è fatto dalle relazioni che si instaurano, dai brand, dalla reputation, dai rating. Il web è relazione e come tutte le relazioni va coltivato nel tempo, con costanza, con sapienza, col tempo.

Immaginate il web come una piazza: mettereste mai in piazza striscioni alle finestre del vostro studio per far salire i potenziali clienti? No, certo. E allora perché farlo sul web. In questa piazza digitale (non virtuale, ma digitale, perché dietro ci sono persone vere) c’è bisogno di incontrarsi, conoscersi, coltivarsi, parlare, scambiare, donare qualcosa di sé e ricevere dagli altri. Il risultato? Ciò a cui siete stati abituati nella vita analogica: passaparola, clienti, fidelizzazione.

D’ora in poi, vi prego, non trattate più il web come un mercato dove esporre la mercanzia, ma trattatelo come un luogo di incontro e di scambio tra persone, non fisicamente presenti, ma mentalmente sì.

 

 

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