18 Luglio 2019

Com'è cambiato l'avvocato: prima tappa di un work in progress

SUSANNA TAGLIAPIETRA

Immagine dell'articolo: <span>Com'è cambiato l'avvocato: prima tappa di un work in progress</span>

Abstract

La medicina moderna non si occupa solo della malattia, ma cura la salute.

Allo stesso modo anche l'avvocato non è più (solo) la figura che interviene nel momento della crisi, del conflitto, del contenzioso, il legale è oggi un esperto che affianca la parte pronto a intervenire con la cassetta degli attrezzi delle sue competenze - giuridiche, ma, come vedremo, non solo - fornendo l'assistenza necessaria perché una certa operazione nasca bene, in un quadro giuridico idoneo a garantirne anche la vitalità nel tempo.

Quali sono le cause di questo cambiamento? Come possiamo delineare la figura del "nuovo avvocato"?

Nella prima delle sei tappe del nostro percorso di approfondimento cominceremo da un elemento ambientale. E' cambiato il luogo e il modo dove i conflitti trovano soluzione.

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Chi fa questo mestiere è stato formato a pensare che è il processo la sede dove dirimere le controversie: è il giudice, soggetto terzo, in applicazione delle norme e nel quadro dei principi costituzionali del diritto di difesa e del giusto processo, che distribuisce la ragione e il torto.

Il comportamento e il modo di pensare dell'avvocato ha sempre seguito così un modello "avversariale": attenzione e sforzo dell'avvocato rivolti ad individuare i punti deboli per far cadere le tesi, la posizione, dell'avversario. E del resto, chi non ricorda che nei timbri delle copie per controparte era scritto “copia per l’avversario”?

Purtroppo all'obiettivo di dirimere le controversie in sede giurisdizionale dovrebbe corrispondere anche una risposta di giustizia resa al cittadino in tempi ragionevoli.

Secondo l'ultimo Scoreboard sulla giustizia pubblicato l'aprile scorso dalla Commissione europea, l'Italia è lo Stato membro dell'Unione Europea con i tempi più lunghi per risolvere le cause civili e commerciali davanti ai tribunali: la durata dei processi civili e commerciali in primo grado in Italia è passata da 514 giorni nel 2016 a 548 giorni nel 2017; la durata media dei processi nelle cause civili e commerciali fino al terzo grado di giudizio in Italia è stato di 1.299 giorni (tre anni e mezzo); i costi di accesso già nel 2014 erano lievitati del 55,62% in primo grado, del 119,15% in appello e del 182,67% in cassazione.

Non è difficile comprendere il progressivo diffondersi di tutti quegli istituti in parte nati come deflattivi del contenzioso...

La più tradizionale alternativa alla giurisdizione è l'arbitrato visto come strumento più veloce e meno costoso, che affida a soggetti la cui competenza è conosciuta e riconosciuta dalle parti la soluzione delle controversie con modi e regole più semplici di quelle del processo.

Recente e naturale sviluppo ne è stata la legge 10 novembre 2014 n. 162 che ha introdotto la negoziazione assistita: la convenzione di negoziazione assistita da uno o più avvocati è un accordo mediante il quale le parti convengono di cooperare in buona fede e con lealtà per risolvere in via amichevole la controversia tramite l'assistenza di avvocati.

Occorre poi ricordare la legge 18 giugno 2009 n. 69 (e successive modifiche) che ha introdotto la mediazione obbligatoria nelle materie a più intensa litigiosità e il dirompente mutamento anche culturale provocato in campo tributario dal Decreto Legislativo 19 giugno 1997, n. 218 con l'introduzione dell'accertamento con adesione.

All'avvocato che assiste il cliente in sede di mediazione, nelle pratiche di negoziazione assistita, o addirittura nei confronti del potere accertativo del Fisco, è oggi richiesto un atteggiamento radicalmente diverso, costruttivo prima di tutto e non solo distruttivo delle tesi avversarie. Le regole processuali più morbide alle quali sono improntati tutti questi procedimenti hanno anche l'effetto di disinnescare le tradizionali tattiche "avversariali" dirette unicamente a tendere trappole procedurali. Ciò che conta è saper esprimere il petitum pratico del proprio assistito e comprendere quello della controparte.

Alla parte "avversariale" si contrappone oggi l'avvocato "collaborativo": l'Istituto Italiano di diritto collaborativo e negoziazione assistita (IICL) promuove e diffonde la cultura della pratica collaborativa e dei metodi negoziativi come processi alternativi di risoluzione dei conflitti in ogni campo del diritto, con particolare riguardo ai conflitti familiari. Elementi caratteristici ne sono: incontri aperti a tutti i professionisti ritenuti necessari o anche solo utili alla comprensione e soluzione del caso (quindi non solo gli avvocati delle parti, ma anche tecnici, contabili, psicologi); obbligo di trasparenza nelle informazioni; presenza e partecipazione sostanziale delle parti; attenzione al petitum sostanziale.

Arriva in primo piano allora per l'avvocato la richiesta di capacità nuove: tecniche di comunicazione efficace, tecniche di negoziazione e di costruzione del consenso e, non meno cruciale, la capacità di lavorare in team.

​​​​La cornice sociale e culturale in cui va inquadrata l'attività dell'avvocato è cambiata, la figura tradizionale dell'avvocato è in fase di trasformazione verso una professionalità nuova alla quale sono richieste competenze ed esperienze in campi un tempo lontani.

 

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