20 Settembre 2019

Com'è cambiato l'avvocato: seconda tappa di un work in progress

SUSANNA TAGLIAPIETRA

Immagine dell'articolo: <span>Com'è cambiato l'avvocato: seconda tappa di un work in progress</span>

Abstract

Che posto ha l'avvocato all'interno dell'azienda?

Tanto il legale interno all'azienda, quanto lo studio esterno con un incarico puntuale sono chiamati oggi a identificarsi con l'azienda. L'avvocato di area corporate rappresenta il termine sensoriale per gli aspetti giuridici della vita quotidiana di un'azienda; deve affiancare l’imprenditore per affrontare con metodo e in sicurezza (sotto il profilo giuridico) le decisioni operative.

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L'avvocato, come abbiamo visto, non è chiamato ad intervenire in azienda solo nel momento critico della lite o del contenzioso, ma ha un ruolo stabile al fianco dell'imprenditore. Quello che serve all'azienda di oggi è un professionista legale in grado di monitorare le esigenze dell'attività in una moltitudine di aspetti strategici, un professionista che si ponga come interlocutore per la soluzione dei problemi, anticipando i punti sensibili della vita ordinaria dell’azienda.

Questo comporta un cambiamento nel ruolo prima di tutto per la funzione legale interna all'azienda. Il legale interno all'azienda ha oggi necessità di uscire dall’ufficio e interfacciarsi con le altre funzioni.

Le aree di intervento e cooperazione all'interno dell'azienda saranno:

  • area economica: costi, budget;
  • area finanziaria: rapporti con le banche, accesso al credito, sostenibilità finanziaria;
  • area commerciale marketing: contrattualistica, modulistica, check-up del sito sotto il profilo della concorrenza, I.P.;
  • struttura aziendale: dimensionamento organizzativo, rami d’azienda, rapporti coi dipendenti.

Il legale dell'azienda per molto tempo è stato una figura a cui fare ricorso solo nel momento di crisi, era chiamato, spesso d'urgenza, a dare il via libera a comunicazioni, contratti, clausole. Oggi non è più così, la funzione legale deve partecipare alla formazione e alla gestione delle decisioni. Questo naturalmente ha reso indispensabile per l'ufficio legale dotarsi di competenze nuove per dialogare con le altre funzioni aziendali, conoscenze che vanno dalla contabilità, al marketing, fino alle caratteristiche intrinseche del prodotto.

Il punto cruciale però è che tutto questo vale anche per l'avvocato esterno che riceve un incarico dall'azienda, quando la stessa è priva di un ufficio legale o nelle grandi realtà in cui l'ufficio ritiene di affidare all'esterno una particolare questione o materia.

Lo studio legale che lavora per un'azienda, per quanto puntuale possa essere l'oggetto del suo mandato, non può prescindere ormai dal rendere una "consulenza legale integrata", vale a dire che non si può esimere dalla comprensione della ricaduta potenziale che la questione può generare.

Deve allora entrare nelle dinamiche interne all'azienda, conoscere i flussi di cassa, le aree di criticità, perfino il prodotto: ogni imprenditore si trova di fronte a problemi di valutazione d'azienda, di liquidità, di concorrenza, di promozione, di personale...

In una parola, occorre conoscere l'azienda cliente e il suo mercato: si potrebbe dire che il legale deve occuparsi dei clienti del suo cliente.

L'avvocato di area corporate deve sempre più identificarsi con l'azienda, ne rappresenta il sensore per gli aspetti giuridici della vita quotidiana; deve affiancare l’imprenditore per affrontare con metodo e in sicurezza (dal punto di vista giuridico) tutte le tematiche che influenzano le prospettive evolutive dell’azienda.

Questo ancora più vale nel mondo attuale e con la globalizzazione, dove la vita dell'azienda comporta che il prodotto, la distribuzione commerciale, le risorse finanziarie sono sempre più spesso gestite da remoto sulla base di accordi a monte. Un imprenditore, albergatore, che doveva contestare il cattivo servizio di pulizia affidato in outsourcing, mi ha detto: “non so come fare: un tempo gestivo persone, oggi devo gestire contratti”. E' sempre più così: per il suo operare concreto l'azienda richiede la capacità di formulare e azionare clausole, garanzie, penali.

Senza dimenticare che spesso l'imprenditore non è consapevole di avere un problema: all'avvocato, allora, è richiesta anche una capacità di analisi e comunicazione, dovrà essere un facilitatore della diagnosi e poi un riduttore di complessità per analizzare i dati finché il problema non viene messo a fuoco nei suoi corretti termini giuridici.

L'abbiamo detto all'inizio delle nostre riflessioni sul cambiamento del ruolo dell'avvocato: come il medico comincia sempre dall'anamnesi del paziente, così l'avvocato deve partire dall'analisi dell'azienda sotto la lente del riflesso giuridico.

Gli imprenditori, soprattutto nelle PMI, hanno una totale padronanza delle tematiche tecniche del proprio lavoro, ma non possono avere la chiave di lettura delle implicazioni giuridiche della loro gestione.

Come un vero e proprio check-up medico, un prezioso apporto professionale dell'avvocato parte dall'analisi dell'attività e della struttura organizzativa dell'impresa per raccogliere dati, aggregarli e interpretarli e poi individuare criticità e opportunità di miglioramento alla luce del contesto normativo e delle prassi di riferimento.

Le eventuali aree sensibili identificate non devono essere intese necessariamente in senso negativo, come punti di crisi. Può trattarsi anche semplicemente della insoddisfazione di vedere che un prodotto non performa al meglio, il che può dipendere da un quadro contrattuale o da una modulistica non appropriata alla situazione di mercato.

Quello che si richiede oggi all'avvocato in azienda è un cambiamento culturale: sviluppare una cultura di analisi orientata alla ricerca della soluzione in chiave giuridica, sia questa soluzione relativa a un incarico puntuale o a una relazione più durevole e integrata nella struttura aziendale.

 

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