17 Febbraio 2021

Dalla comunicazione disorganizzata alla comunicazione consapevole. Seconda parte: analisi dei mezzi

ELVIRA SCIBETTA

Immagine dell'articolo: <span>Dalla comunicazione disorganizzata alla comunicazione consapevole. Seconda parte: analisi dei mezzi</span>

Abstract

Nel caso di uno studio legale già presente su diversi canali che vuole condurre la propria comunicazione ad uno stadio di maggiore integrazione e consapevolezza, il consiglio è iniziare con un’analisi dello status quo.

Quello che segue, è un tentativo di suggerire – a chi si trova ad occuparsi di marketing in uno studio legale - un metodo di lavoro per una comunicazione più consapevole (quindi più controllabile e meno dispendioso a livello di tempo e di risorse). È banale, ma vale ripeterlo: ogni realtà è un caso a sé e non esiste una ricetta che vada bene per tutti.

Partiamo con un'analisi dei mezzi.

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Periodicità di aggiornamento del sito e, nel caso esista, della o delle sezioni dinamiche (es: blog, news, …)

Il sito è il biglietto da visita dello studio e deve essere impeccabile. Se ci presentiamo come una boutique, il sito deve essere al livello delle aspettative dei nostri clienti.

Il controllo parte dalle pagine statiche, accertandosi che quanto è scritto nella storia e nella descrizione delle attività sia sempre aggiornato. Lo stesso vale per i profili dei professionisti (invitandoli a comunicare eventuali novità) e per le sezioni dinamiche (blog, news, rassegna stampa), eliminando materiale “datato” (una regola generale da applicare secondo buon senso). Un altro aspetto fondamentale riguarda alla professionalità di layout, immagini e foto dei professionisti.

Il logo è presente nel browser?

Il sito si trova subito su Google, com’è posizionato?

Il sito è ottimizzato per tutti i device?

Il sito è protetto e sicuro? Chi si occupa dell’aggiornamento (e quando)?

 

Presenza su LinkedIn dei professionisti e dello studio 

Quasi tutti i professionisti nel settore legale possiedono ormai il proprio profilo su LinkedIn e in molti casi la comunicazione istituzionale di molti studi legali avviene attraverso una pagina dedicata.

LinkedIn è un potente strumento di social networking per gli avvocati e il profilo va aggiornato e curato nei dettagli, a partire dalla foto (meglio scatti professionali e comunque in abbigliamento da “incontro di lavoro”). Mai dimenticare di evidenziare nelle esperienze ciò che ci distingue. Le attività presenti nel profilo, il network dei contatti e i gruppi a cui si partecipa devono essere coerenti con i propri obiettivi professionali. LinkedIn premia la qualità e non la quantità! Non sono le migliaia di contatti a contare, ma la pertinenza della nostra rete rispetto agli obiettivi che ci siamo dati.

I professionisti sono presenti su LinkedIn? Foto e contenuti sono aggiornati?

Ci sono “mini-influencer” di Studio (professionisti che comunicano con una certa frequenza) e come lo fanno (stile, tono di voce, …)?

Se c’è una pagina di Studio, con quale periodicità vengono pubblicati i post? Chi se ne occupa? C’è una pianificazione e condivisione delle uscite?

 

Media relations (stampa generalista, giuridica, di settore, legal, …)

Uno studio legale che comunica da anni, avrà sicuramente creato un rapporto continuativo con le redazioni delle testate “legal” che riprendono le operazioni, i giri di poltrona e chiedono il parere dei legali in occasione di articoli di scenario o focus. Un’altra modalità per creare una continuità è partecipare a studi, sondaggi e ricerche. Per chi, invece, vuole puntare ai contenuti, oltre alle riviste giuridiche (che richiedono un certo impegno e il rispetto di precise regole nella redazione dei contenuti), diverse testate online in area legale offrono la possibilità di scrivere articoli e contributi di carattere più “divulgativo” su argomenti giuridici di attualità. Non bisogna, infine, dimenticare il peso delle collaborazioni con la stampa di settore per quegli studi che operano su mercati specifici e vogliono raggiungere in maniera più diretta il proprio target.

Cosa leggono i nostri clienti? Abbiamo una mappa delle testate potenzialmente in linea con le competenze dello Studio?

Siamo nella lista di distribuzione delle testate “legal”? Come veniamo a conoscenza delle iniziative? Partecipiamo a ricerche, studi, sondaggi?

I professionisti dello Studio sono propensi a scrivere brevi contributi (o rispondere a brevi interviste) con un linguaggio semplice che vada bene anche per i non addetti ai lavori?

 

Partecipazione ad eventi, seminari, docenze, network nazionali ed internazionali

In passato sono state, in pratica, le sole occasioni di visibilità per gli avvocati e di creazione di quello che i marketer chiamano personal branding: un processo attraverso cui una persona definisce i punti di forza (conoscenze, competenze, stile, carattere, abilità, ecc.) che la contraddistinguono in modo univoco, creando un proprio marchio personale, che comunica poi nel modo che reputa più efficace (Fonte: Wikipedia). Con il distanziamento, conferenze fisiche, seminari in aula, eventi - diventati off-limits - si sono trasferiti sulle piattaforme virtuali o sono state adottate formule miste, prevedendo ad esempio i relatori presenti in una location, in sicurezza, e i partecipanti in streaming. Un’altra opportunità importante di riconoscimento “tra pari” e di scambio di informazioni ed esperienze è l’appartenenza ad associazioni e network nazionali ed internazionali. Queste occasioni vanno coltivate e richiedono impegno. Meglio, allora, se si uniscono le forze!

I professionisti condividono internamente le occasioni di networking e di aggiornamento professionale?

Esiste una mappatura di “Chi partecipa e a che cosa”?

 

Newsletter e webinar: programmazione dei contenuti e frequenza

L'invio delle newsletter è una delle strategie più utilizzate per sollevare interesse, coltivare i clienti e incuriosire i potenziali clienti, mentre i webinar (termine nato dall’unione di web e seminar) sono entrati a pieno titolo anche nella comunicazione degli studi legali. Con il distanziamento e il limitarsi delle occasioni di incontro “fisico”, gli eventi “virtuali” sono aumentati in maniera esponenziale, tanto che il 2020 può essere considerato a pieno titolo l’anno del webinar, lo strumento di digital marketing attualmente più usato.

Per chi si è già cimentato nella realizzazione di newsletter e webinar, e si è reso conto del grande impegno organizzativo richiesto, il consiglio è “ingegnerizzare”: passare dall’organizzazione on-demand alla programmazione secondo un timone editoriale ragionato e funzionale agli obiettivi e standardizzare il format prevedendo regole condivise di gestione degli interventi, risposta alle domande e, nel follow-up, di qualità del materiale inviato dopo l’incontro e della registrazione da condividere.

Esiste una mailing list condivisa dei destinatari?

Siamo in grado di segmentare il target?

C’è una regia degli incontri e nella definizione dei contenuti o improvvisiamo?

 

Monitoraggio dei risultati

La creazione di report periodici che incrociano i dati per la misurazione della visibilità (Google Analytics, statistiche su LinkedIn, altri tool di misurazione della presenza su internet, statistiche e report provenienti dalle piattaforme di invio massivo di inviti e/o newsletter), consente di valutare gli effetti della comunicazione, intervenendo nelle aree di minore successo. La misurazione dei risultati è un aspetto da non sottovalutare se si vuole migliorare il posizionamento sul mercato, in tutta onestà, dandosi traguardi all’altezza delle proprie possibilità (e considerando, tra l’altro, il fattore tempo!). In funzione degli obiettivi, possiamo costruire dei report di valutazione delle attività svolte offline e online, considerando alcuni parametri, quali le visite al sito, i follower pagina LinkedIn, i partecipanti ai webinar (numero e pertinenza), lettori newsletter ….

Accediamo alle statistiche di Google Analytics per conoscere il traffico sul sito? Controlliamo periodicamente la sezione analisi di LinkedIn?

Qual è la percentuale di lettori delle nostre newsletter e di partecipanti ai webinar?

 

Nel prossimo contributo metteremo insieme le informazioni raccolte per affrontare l’attività più impegnativa: la pianificazione.

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