25 Febbraio 2022

Quanto conta una buona comunicazione tra i soci di Studio?

MARIO ALBERTO CATAROZZO

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Abstract

Negli Studi legali associati il primo interesse è fare business e decidere come ci si divideranno gli utili. Importante, certo, ma si trascura un tema che oggi, alla luce dei temi delle “direzione legale sostenibile” e più in generale del ESG sono centrali: la qualità delle relazioni, del clima interno e della qualità della vita professionale.  

Un primo fondamentale fattore di efficienza e di sostenibilità in uno studio è la trasparenza tra i soci. Trasparenza è sinonimo di fiducia e condivisione. Se è necessario avere obiettivi comuni, una direzione e uno stile in cui incanalare energie e sforzi, ancora di più è indispensabile che essi siano concordati prima di tutto tra le posizioni apicali di Studio. Ovvio, diranno molti. Vista la realtà dei fatti, non ci sembra tuttavia così ovvio, quantomeno la sua applicazione pratica.

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L’importanza della comunicazione interna

L’importanza della comunicazione all’interno dello Studio professionale cresce proporzionalmente alle dimensioni dell’organizzazione di Studio. L’imprinting comunicativo nasce dal vertice: se esiste una volontà e una sensibilità verso la comunicazione interna nella stanza dei bottoni, a cascata la ritroveremo dappertutto, come parte integrante del DNA di Studio. Al contrario, se per i vertici comunicare internamente in modo efficiente e accurato è solo una perdita di tempo o una questione di lana caprina, ecco che tutta la struttura ne verrà privata e risentirà della mancanza.

Le forme attraverso cui si manifesta questa lacuna possono variare: dall’inefficienza dei collaboratori per le attività ripetute o da nessuno svolte, al clima teso; dalla disorganizzazione alle incomprensioni; dai malumori alla perdita di motivazione.

In ogni organizzazione i “sintomi” della mancanza di comunicazione efficace si manifestano in modo diverso. Così, come la mancanza di vitamine in un organismo fiacca lo stesso e assume sembianze diverse da caso a caso, così anche per lo Studio professionale questa lacuna produce sintomatologie, fino ad arrivare a veri e propri casi di organizzazioni patologiche, assai diverse.

Ciò che possiamo fare, per amore di sintesi, è riportare le principali tipologie e finalità della comunicazione interna allo Studio. Troviamo così:

  • comunicazione organizzativa
  • comunicazione per la gestione dei conflitti
  • comunicazione motivazionale
  • comunicazione informativa
  • comunicazione negoziale
  • comunicazione da leader

Partiamo dal vertice, dove tutto ha origine: la comunicazione dei leader di Studio.

 

Due modalità comunicative

Troviamo qui due modalità comunicative: la prima orizzontale e la seconda verticale. Si comunica alto-basso per informare delle decisioni prese, per guidare verso un obiettivo comune, per motivare, per convogliare le energie di tutti verso un’unica direzione. Per poter fare ciò è tuttavia necessaria una premessa: che al vertice sappiano condividere, confrontarsi e concordare positivamente obiettivi, stile, modalità. Solo dopo, quanto deciso ai piani alti potrà essere condiviso col resto dell’organizzazione.

Nella definizione degli obiettivi “ben formati” secondo le basi del coaching va seguito l’acronimo S.M.A.R.T.:

S = specifici, determinati, concreti, positivi;

M = misurabili (tutto ciò che non è misurabile non è un vero obiettivo, ma un desiderio vago);

A = accordati (quindi concordati tra tutti i players);

R = realistici (in base alle risorse in possesso o acquisibili);

T = temporalmente definito (ci vuole una data di scadenza).

Accordati è dunque un punto cardine nella definizione degli obiettivi comuni.

Ora, siamo sicuri che ai vertici degli Studi gli obiettivi, la vision, sia tra i soci accordata. Etimologicamente il termine rimanda al latino cor, cordis, cuore. Vuol dire non solo condividere, ma anche farlo emotivamente.

Qual è dunque il rischio più grande per una organizzazione di Studio? La mancanza di condivisione tra i soci. E qual è una delle principali cause di tale mancanza? L’assenza di trasparenza tra i soci, che poi vuol dire assenza di fiducia reciproca (diffidenza), incapacità di confrontarsi apertamente (chiusure), difficoltà di accettare le differenti opinioni (rigidità), interessi confliggenti (egoismi).

Questi aspetti non sono certo sconosciuti, né lontani dall’esperienza dei più. E con tutto ciò, sono presenti nella maggior parte delle organizzazioni di Studio. La mancanza di trasparenza nella comunicazione ai vertici è un vero e proprio virus che silenziosamente si diffonde nei meandri dell’organizzazione, creando fratture, fazioni, dissapori a tutti i livelli, a volte fino ad uccidere l’organismo stesso.

È bene ricordare sempre che per poter essere performante un gruppo deve innanzitutto essere affiatato, gli obiettivi devono essere concordati, lo stile deve essere condiviso. Altrimenti, sul medio lungo termine le magagne verranno fuori e mineranno il progetto professionale alle fondamenta, rendendo difficile anche le operazioni più semplici.

In questo scenario di aumentata competitività, avere un management di Studio forte, quindi dove regnano rapporti solidi di fiducia e condivisione è fondamentale. Le capacità comunicative faranno il resto e come i globuli bianchi trasportano ossigeno a tutto l’organismo, la comunicazione farà altrettanto con la vision di Studio concordata ai vertici.

Avere soci che vivono come separati in casa, che nel migliore dei casi si sopportano, che tirano l’acqua al proprio mulino, che non si stimano a vicenda, che diffidano del proprio vicino sarà il primo vero ostacolo a qualunque sviluppo del business di Studio. Tutto in questo contesto diventa macchinoso e complesso.

I temi ESG così in voga in questo momento, passano anche dalla comunicazione e non solo verso l’esterno, ma anche interna allo Studio; la Governance non è solo un fatto di organizzazione e di ruoli, ma anche di condivisione e di partecipazione.

 

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