19 Gennaio 2021

L’arte della persuasione e la forza del linguaggio su LinkedIn

FEDERICA MENICHINO

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Abstract

Già Aristotele nel 350 AC sosteneva che la persuasione è un’arte insita negli esseri umani solo per il fatto di essere sociali e che il desiderio di persuadere è insito nel linguaggio efficace e nella comunicazione. Oggi sono cambiati i mezzi ma permane l’obiettivo, anche attraverso i social, di persuadere i nostri follower. Come farlo? Con la contaminazione. Facendo leva su stili e metodi tipici del mondo pubblicitario e giornalistico su cui innestare una cultura corporate, conservando l’empatia umana.

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È indubbio. Tutti noi abbiamo per le mani uno strumento di comunicazione potentissimo di cui pensiamo di saper disporre solo per il fatto di avere una pagina personale creata e voluta da noi. LinkedIn, ad esempio, ci ha illuso di regalarci una bacheca virtuale dove poter mettere in mostra le nostre capacità professionali e ancor di più un luogo dove poter apparire ed essere visti senza troppa fatica regalandoci, come tutti i social network, vette narcisistiche.
Ma è davvero così? Raggiungiamo i nostri obiettivi? Il fatto di avere per le mani uno strumento che potenzialmente ci permette di comunicare con un numero altissimo di persone non è sufficiente per ottenere i risultati sperati e a volte può essere causa di frustrazione nel constatare che un post considerato interessante da chi lo scrive non riceva abbastanza like o commenti. I motivi? Svariati. Ma alla base rimane la capacità di un individuo di persuadere il prossimo utilizzando un linguaggio appropriato. Perché è proprio questa la ragione che spinge tutti noi ad essere sui social. Persuadere e portare le persone ad accettare i nostri punti di vista, ad accogliere le nostre richieste e ad essere, quindi, considerati - come effetto indiretto della nostra comunicazione - autorevoli partner di business. Tuttavia, molto spesso, il linguaggio utilizzato sui social – e su LinkedIn in particolare - non tiene conto della differenza tra la lingua parlata e quella scritta dove il riscontro non è simultaneo, spesso non porta con sé sfumature di tono come l’umorismo o il sarcasmo e non evidenzia da subito la notizia, ossia il concetto di cui vogliamo parlare.  A ciò si aggiunge la scarsa propensione nel mettersi nei panni degli altri, rispondendo quindi all’esigenza di informazioni dei follower piuttosto che a quella narcisistica di chi scrive il post. Per questo, ci vengono incontro le tecniche utilizzate dal marketing nella comunicazione di massa basate proprio sulla capacità di persuadere il prossimo con claim ed immagini ad effetto: la vera sfida è riadattarle ad un linguaggio corporate su Linkedin.

 

L’era della contaminazione

I social, infatti, hanno aperto una nuova strada della comunicazione corporate dove il linguaggio business, finanziario, istituzionale, tipico di LinkedIn, deve contaminarsi con le logiche di advertising e di scrittura giornalistica e dove la parte razionale – tipica dell’attività lavorativa - è rilevante quanto quella emozionale. Questo perché LinkedIn è un social di persone che parlano ad altre persone, pertanto l’aspetto empatico e umano non è secondario. Ciò che accomuna LinkedIn al linguaggio pubblicitario, ad esempio, è il contenuto testuale di un annuncio che spesso ha uno spazio limitato, dove si adotta un linguaggio stringato insieme ad una immagine evocativa ed emozionale con l’obiettivo di persuadere il prossimo.  Frasi retoriche, domande, ripetizioni o esclamazioni possono essere utili come strumenti di persuasione su LinkedIn, ma anche numeri, dati e percentuali. Così come un titolo. Quello che spinge tutti noi a leggere per intero un articolo giornalistico è proprio il titolo. Sebbene sia più intuitivo partire dallo sviluppare un argomento per poi arrivare alle conclusioni, su LinkedIn può valere l’opposto. Perché lo spazio a disposizione è scarso, il tempo di permanenza su un post limitato e parte del concetto può essere espresso anche con un’immagine.  

Ogni caso è a sé, certo, e passare dalla teoria alla pratica non è scontato poiché molte sono le variabili che rendono l’utilizzo di LinkedIn appropriato in base agli obiettivi. Così come non è scontato rendere divulgativo un argomento dai tratti tecnici. Tuttavia, prendendo spunto da autorevoli sociologi, psicologi, marketer e giornalisti esistono degli aspetti semplici da considerare:     

  • Gratitudine, Reciprocità o Corrispondenza biunivoca

Gli esseri umani tendono a trattare gli altri come vengono trattati loro stessi, quindi, se ottengono qualcosa da te, ti saranno grati e cercheranno di ripagarti. Se si fornisce una informazione utile, una soluzione pratica, una spiegazione valida, gli utenti ne saranno grati e ricambieranno con un commento o una condivisione, sentendosi ripagati di quanto ricevuto.

  • Scarsità o esclusività  

La scarsità è ciò che rende un bene prezioso. La capacità di scrivere ed interessare gli utenti con informazioni nuove, aspetti nuovi o argomenti ancora poco conosciuti o quasi inediti renderà il post interessante

  • Tempestività

La capacità di intervenire con argomenti su fatti di attualità di interesse più ampio nel momento stesso in cui sono di dominio pubblico. Aspettare significa lasciare il campo ad altri

  • Autorevolezza e fiducia

I brand riconosciuti e noti sono considerati anche autorevoli.  Fare leva sulla propria competenza ed esperienza (espressa anche dal proprio profilo) per parlare di argomenti che si conoscono bene e su cui si è credibili per ispirare fiducia nell’ interlocutore. Se lo scrive questa persona con questa esperienza sarà vero.  

  • La forma 

La forma coincide con la sostanza. Come si scrive e non solo cosa si scrive. Incuriosire con un titolo, un’affermazione o una domanda partendo dalla conclusione ed emozionare con immagini che possano ispirare.

  • Essere

Non dimenticare mai chi si è. Il tono e lo stile anche di testi istituzionali possono avere un’anima che faccia percepire chi li ha scritti. Inoltre, empatizzare con i follower è la chiave per convincerli.

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