02 Ottobre 2018

Una ricerca "diabolica”

SARAH CARTASEGNA

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Abstract

Come cerco il candidato perfetto?  Dipende dalle esigenze del cliente, che non sono sempre “convenzionali”…

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Integrare nell’organico di uno Studio o di un’azienda una nuova figura professionale non è mai banale. Se da un lato occorre valutare competenze tecniche, esperienze e professionalità -elementi misurabili attraverso parametri oggettivi- dall’altro non si può ovviamente prescindere dal fattore umano. Perché dietro a un professionista c’è una persona, che è il vero valore da trovare. Ma è anche la parte difficile, perché il candidato sulla carta perfetto può rivelarsi un vero flop!

Come inizia la ricerca del candidato (non solo) idealmente perfetto? Si parte dal “semplice”: parlo con il cliente –può essere il socio di uno studio legale, come il capo di un team legale di un'azienda, poco cambia– e ascolto in primis le sue esigenze in termini di competenze e di seniority del candidato target. Prendo appunti puntuali e fin qui tutto lineare. Esauriti gli aspetti tecnici della ricerca tocca affrontare l’altro lato della medaglia: quale personalità e quale approccio deve avere il candidato ideale per ricoprire al meglio quel ruolo, in quella realtà e in quel dato momento storico?

Potrebbe non sembrare, ma quello dell’Head Hunter è un mestiere piuttosto delicato: devo tenere conto di una pluralità infinita di fattori sempre diversi, ma soprattutto devo fare costantemente i conti con le esigenze e la personalità di ciascun cliente. Lasciatemelo dire, nella mia esperienza ormai ultradecennale nel campo della ricerca e selezione di avvocati, ho davvero potuto apprezzare l’ampio spettro dell’umano, ma tra le svariate richieste che ho ricevuto una in particolare è degna di menzione.

Si tratta di un caso particolarmente esemplificativo: un socio di uno studio legale americano cercava candidati "affamati". Affamati? Sì sì, proprio affamati: candidati alla ricerca di una sorta di "riscatto" personale e sociale, capaci di proiettare sul lavoro tutte le loro ambizioni. Candidati che per mezzo del lavoro potessero dimostrare al mondo tutto il loro valore!

Una bella sfida anche per me.

La ricerca doveva iniziare proprio dal vissuto dei candidati. Ho quindi delineato il profilo: avvocati desiderosi di imparare ma anche sicuri di loro stessi, avvocati capaci di assumersi dei rischi, ma anche capaci di fare scelte impegnative. La richiesta del cliente andava in una direzione chiara: professionisti che avessero già oltrepassato la loro "confort zone" e ne fossero usciti vittoriosi, anche se con qualche ammaccatura.

La mia risposta? Servivano avvocati con una storia non del tutto “comoda”, che ad esempio, avessero studiato "fuori sede" all'università o avessero già cambiato radicalmente qualche aspetto della loro vita personale o professionale. Senza rivelare nomi e cognomi vi assicuro che ho scartato candidati sulla carta perfetti, che provenivano da dinastie di avvocati o notai e che avevano un percorso lineare ma, proprio per questo, non rispondente al profilo ricercato del mio particolare cliente.

Dopo alcune settimane gli ho presentato un paio di professionisti tra cui scegliere: due avvocati solidi che avevano lavorato per pagarsi gli studi universitari e che si erano costruiti già da giovani una loro famiglia, con mutui, rette scolastiche da pagare e scadenze da rispettare. Due profili davvero affamati, missione compiuta! Uno dei due fu poi quello giusto.

Lasciatemi chiudere con un aneddoto divertente: il cliente in questione è un appassionato di astrologia e mi aveva anche indicato quali segni zodiacali prediligere per individuare ciò che cercava...! Che rimanga tra noi, su qualche richiesta del cliente bisogna soprassedere: diciamo che ho accantonato queste indicazioni a favore di qualche dato più concreto e verificabile, come la conoscenza dell'inglese e del diritto commerciale!

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