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Chi può accedere al regime impatriati
La platea di soggetti che possono accedere al regime impatriati è più ampia di quanto si pensi. Non si rivolge solo agli italiani che rientrano dopo un periodo all’estero, ma anche a cittadini stranieri che si trasferiscono per la prima volta in Italia, purché abbiano avuto residenza fiscale estera per almeno tre periodi d’imposta precedenti. L’impegno richiesto è concreto: bisogna mantenere la residenza in Italia per almeno quattro anni e svolgere qui l’attività lavorativa principale.
Quali agevolazioni prevede
L’agevolazione consiste nell’esenzione del 50% dei redditi da lavoro dipendente, autonomo o assimilato prodotti in Italia, entro un tetto massimo di 600.000 euro lordi annui, per 5 anni, incluso l’anno del trasferimento. Inoltre nel caso in cui il contribuente sia divenuto proprietario entro il 31/12/23 e, comunque, nei 12 mesi precedenti al trasferimento, di un’unità immobiliare residenziale adibita ad abitazione principale in Italia può usufruire dell’agevolazione per ulteriori tre periodi d’imposta. È prevista una maggior detassazione del 60% per chi ha almeno un figlio minorenne.
Le ultime novità del regime impatriati
Le novità più rilevanti introdotte nel 2024 meritano attenzione:
- non è più possibile accedere al regime con redditi d’impresa;
- il rapporto con il precedente datore di lavoro estero non esclude più l’accesso, ma è richiesta una reale discontinuità e radicamento in Italia;
- la durata massima è di cinque anni, senza possibilità di proroga, a meno di acquisto di immobile in Italia adibito ad abitazione principale;
- il regime non si cumula con altri benefici fiscali come la flat tax per neo-domiciliati.
Su quest’ultimo punto va aperta una parentesi: il regime dei neo-domiciliati, pensato per soggetti ad alta capacità patrimoniale, ha subito un forte inasprimento con il DL 113/2024. Dall’11 agosto 2024, il contributo forfettario annuo è stato raddoppiato a 200.000 euro, segnale che il legislatore intende favorire attrazione di valore, ma con maggiore selettività.
Nel complesso, il messaggio è chiaro: il fisco italiano offre incentivi a chi porta valore vero, si integra nel tessuto economico e non agisce solo in chiave opportunistica. La recente circolare dell’Agenzia delle Entrate (n. 6/E del marzo 2024) ha confermato questa impostazione, introducendo controlli rafforzati su residenza effettiva, attività lavorativa e requisiti soggettivi.
In questo scenario, la figura del consulente diventa strategica. Valutare in modo preventivo la sussistenza dei requisiti, pianificare correttamente il trasferimento e monitorare gli adempimenti è fondamentale per evitare contestazioni e sfruttare al meglio l’opportunità. Perché oggi, attrarre e trattenere talenti non è solo una questione fiscale, ma anche di reputazione e visione strategica.
FAQ – Regime fiscale degli impatriati (aggiornamento 2025)
Chi può accedere al regime degli impatriati?
Possono beneficiarne sia cittadini italiani che stranieri che trasferiscono la residenza fiscale in Italia, a condizione di non essere stati fiscalmente residenti in Italia nei 3 anni precedenti.
È necessario avere un contratto di lavoro in Italia prima del trasferimento?
Sì, è necessario svolgere un’attività lavorativa in Italia. Può trattarsi di lavoro dipendente, autonomo o assimilato, ma non di attività d’impresa.
Il regime è valido anche se continuo a lavorare per il mio vecchio datore di lavoro estero?
Sì, ma devono esserci elementi concreti di trasferimento dell’attività e del centro degli interessi in Italia. È escluso l’accesso se la permanenza in Italia è solo formale.
Quanto dura il regime e si può prorogare?
Il beneficio dura 5 anni, senza possibilità di proroga o rinnovo.
È previsto un limite massimo di reddito agevolabile?
Sì, il regime si applica solo ai redditi fino a 600.000 euro lordi annui. Oltre questa soglia, si applica la tassazione ordinaria.
Posso cumulare il regime con la flat tax per i neo-domiciliati?
No, i due regimi sono alternativi. Occorre scegliere quello più adatto al proprio profilo fiscale e patrimoniale.
Cosa succede se trasferisco la residenza ma non rispetto i requisiti?
In caso di decadenza dal regime, i benefici fruiti vengono recuperati con interessi e sanzioni. È quindi essenziale un’attenta pianificazione prima del rientro.