04 Marzo 2020

Cosa resterà di questi post?

LORENZO GARBI

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Abstract

Questo articolo fa una stima della durata di vita media di un contenuto sui principali canali di comunicazione digitale e di alcune strategie adottate dai professionisti della comunicazione per allungarla sensibilmente. Con “durata di vita media” si intende il periodo in cui un post genera traffico (fatto da utenti che leggono e interagiscono con esso), cioè il tempo a disposizione di ogni contenuto per creare valore per l'azienda, lo studio legale o il professionista.

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Twitter

Se cercassimo di stilare una classifica in base alla durata media della vita di un post, Twitter sarebbe l'elemento impazzito della lista. Il numero di cinguettii pubblicati su Twitter varia tantissimo in base a quello che succede nel mondo: gli utenti pubblicano molti più contenuti al verificarsi di eventi particolari, come la morte di una persona importante, un evento naturale come un terremoto o un'alluvione, fatti di cronaca che suscitano molto scalpore. In condizioni “normali”, un post su Twitter può essere soggetto a lettura e interazioni per qualche ora, ma resiste solo una ventina di minuti in caso di elevata attività degli utenti.

Il che rende Twitter uno strumento di difficile utilizzo e di incerti risultati. Mantenere la pagina attiva comporta una rigida pianificazione e l'utilizzo di energie e risorse nella produzione di contenuti che mettono sullo stesso livello la quantità e la qualità di quanto si pubblica. Non occorre solo postare contenuti di qualità, ma anche postare spesso, più che quotidianamente. L'effetto, in caso di corretta gestione, sarà quello di essere visibili all'utente medio durante ogni micro-momento di pausa: sui mezzi pubblici, per esempio, o durante la pausa caffé, se i follower prendono il telefono e scrollano la loro bacheca troveranno sempre un contenuto, leggeranno il nome e il contenuto e tutto questo contribuirà a formare un sentiment positivo.

Ci sono anche delle strategie per aumentare la visibilità di un cinguettìo: la più semplice è ancorare un tweet particolarmente importante in cima alla pagina, così da essere visibile a tutti gli utenti che accedono alla bacheca. Il professionista della comunicazione inoltre pubblica tweet in linea con gli hashtag e le ricerche più gettonati, oltre a fornire a quanti più post possibile un visual di riferimento, in genere un'immagine o un breve video.

 

Facebook e Instagram

La durata di vita media di un post su Facebook è due ore e mezza. L'algoritmo del social network, inoltre, propone dei contenuti “selezionati” ai suoi utenti: ogni visitatore è classificato in base a quello che ha visualizzato in precedenza e alle informazioni che ha fornito, e Facebook gli sottopone contenuti in linea con le sue preferenze. Non si conosce con esattezza con quali parametri si muova questo algoritmo che, comunque, cambia molto frequentemente. Tutto questo porta a stimare che un contenuto pubblicato da una pagina su Facebook sia visualizzato dal 10/15% circa di tutti i follower della pagina stessa. Il settore legale, inoltre, non trae molti benefici da Facebook, in quanto l'utente medio del social network non lo sfrutta certo per cercare assistenza legale.

Un discorso analogo a quest'ultimo si può fare per Instagram. Qui un post resiste anche quindici o venti ore prima di perdere efficacia, ma come per Facebook, Instagram può essere utilizzato nel settore legale solo come social network secondario.

Facebook e Instagram possono comunque essere validi alleati di uno studio professionale: delegando ad altri social media (come LinkedIn, che vedremo a breve) la comunicazione sulla qualità del lavoro svolto, uno studio legale può sfruttare questi mezzi per farsi conoscere anche dal punto di vista non professionale, privilegiando le soft skill.

Il comunicatore professionista ha voce in capitolo: un corretto utilizzo degli hashtag e dei tag, delle immagini e dei video, delle campagne di sponsorizzazione e della targetizzazione dell'audience (un post su Facebook può raggiungere ottimi risultati di engagement con pochi euro di spesa) fa tutta la differenza del mondo e trasforma una campagna di comunicazione anonima in un progetto utile a far conoscere il lato umano (oltre a quello professionale) di aziende e studi legali.

 

LinkedIn

Per gli addetti ai lavori del settore legale LinkedIn è sicuramente il social network più indicato per mettere in risalto le qualità di un professionista e di uno Studio. Un post pubblicato su questa piattaforma vive un massimo di ventiquattro ore, il che rende questo social network il perfetto compromesso tra un piano di comunicazione non eccessivamente pressante (non si è obbligati a condividere contenuti nuovi ogni giorno) e il bisogno di identità digitale di cui i professionisti e gli studi oggi necessitano.

Per aumentare la visibilità in un social media come questo occorre (dando per scontata l'elevata qualità formale e sostanziale con cui ogni testo che compare su LinkedIn dovrebbe nascere) monitorare costantemente i trend di internet, in modo da produrre contenuti che incontrino il parere positivo dei professionisti con cui ci si relaziona, dato che saranno anche le interazioni del pubblico a prolungare la vita media dei post e a estenderne la visibilità ad altre persone.

Sponsorizzare i contenuti, qui, si rivela più dispendioso rispetto agli altri social network, ma LinkedIn permette una targetizzazione dell'audience estremamente precisa e consente, con un piano di comunicazione ben strutturato, di raggiugere le persone potenzialmente interessate dal messaggio con una precisione senza eguali nel mondo dei media. Sicuramente più costoso di Facebook, ma senza ombra di dubbio più performante.

 

Blog

Un contenuto pubblicato su un blog ha una durata di vita media impossibile da stimare con certezza. Uno studio del 2012 ha stimato che il 99% del traffico che interessa una data pagina si esaurisce nel giro di 700 giorni circa, traendo la conseguenza che un post di un blog esaurisce la sua vita dopo due anni circa dalla pubblicazione. Si può facilmente supporre che, a otto anni da questo studio, il numero di contenuti online sia aumentato al punto che tale durata si sia ridotta.

Nonostante tutto, un sito internet di proprietà resta l'unica àncora digitale a disposizione di professionisti e aziende, un'imprescindibile base per cominciare una solida campagna di comunicazione digitale. Compito di chi si occupa della comunicazione è fare in modo di allungare il più possibile l'esposizione mediatica di ogni pagina: ad esempio rendendo ogni contenuto SEO friendly (qui un articolo su questo argomento), costruendo la comunicazione su parole chiave importanti per l'attività principale e integrando il piano di comunicazione del blog con quello di tutti gli altri canali a disposizione.

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