30 Marzo 2022

4cLegal Academy | Le voci dei protagonisti: intervista alla finalista Marcella Cinquegrani

REDAZIONE

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Ciao Marcella, perché hai deciso di candidarti alla 4cLegal Academy?

Ho deciso di partecipare alla 4cLegal Academy per una fortunata casualità. Sono stata contattata su LinkedIn da uno degli organizzatori, il quale aveva trovato il mio profilo interessante, venendo così a conoscenza del talent. Guardando le edizioni precedenti, mi sono appassionata al format, e ad ogni prova mi chiedevo io come avrei reagito al posto dei finalisti. Credo di essermi candidata, oltre che per inguaribile spirito competitivo, anche perché il mondo dei talent e della televisione mi sembrava distantissimo da me (timida di natura), come modo per mettermi alla prova in un contesto diverso dalla mia comfort zone. Inoltre, confesso, ha sicuramente pesato il desiderio (da ex fuorisede) di conoscere persone diverse e di condividere il tetto con quattro sconosciuti per la durata dell’Academy.

 

Le aspettative che avevi dalla tua partecipazione, sia dal punto di vista umano che professionale, sono state soddisfatte?

L’esperienza dell’Academy è stata ben superiore rispetto alle aspettative. Quando ho saputo di essere stata selezionata ero entusiasta, ma non posso negare che serbavo una certa diffidenza per alcuni aspetti. Quanto può esserci di vero in un talent televisivo? Le battute sarebbero state predeterminate? Quanto i giudici e gli ospiti ci avrebbero messo in difficoltà?  E la competizione con gli altri candidati avrebbe potuto impedire di godere a pieno del momento? Malgrado i dubbi iniziali, mi è bastata qualche ora sul set per apprezzare la serietà del programma e farmi coinvolgere dalle sfide, e pochi giorni per acquisire confidenza con gli altri ragazzi e con tutto il team. Ciò che più ho apprezzato dell’Academy è stata forse la possibilità di un confronto diretto e creativo con altre menti “giuridiche”, in un contesto caratterizzato da livelli di preparazione altissimi ed in presenza di background totalmente differenti e variegati.

 

Rispetto alla tua formazione, come hai trovato le sfide che ti sono state proposte?

Le sfide che abbiamo affrontato nel corso dell'Academy sono state sempre interessanti e coinvolgenti. Man mano che acquisivamo consapevolezza e ci addentravamo nel programma, le prove gradualmente assumevano un taglio più tecnico e complesso, che ci ha spinto a cercare di dare sempre il massimo. Credo che una buona preparazione di base sia fondamentale per riuscire bene nei test, ma ciò che più conta è la capacità di utilizzare bene gli strumenti di cui si dispone (siano essi codici, lezioni, o consigli) e di ragionare in fretta su un argomento, svincolandocisi da preconcetti. Nelle prove di gruppo, in particolare, è stato interessante notare come  tra noi finalisti si sia creata in pochissimo tempo un’ottima intesa, che ci portava non solo a diventare sempre più efficienti e rapidi, ma anche ad intuire al volo le idee e le obiezioni degli altri. Il lavoro di gruppo è senz’altro qualcosa di estraneo all’ordinaria formazione del giurista, ed è stato forse l’aspetto più interessante su cui confrontarsi. 

 

Un ricordo di questa esperienza che porterai sempre con te...

Non credo che l’esperienza dell’Academy possa essere facilmente dimenticata; in un paio di settimane ho avuto l’opportunità di conoscere persone meravigliose ed appassionate, che sono riuscite a creare un ambiente familiare e sereno anche nel pieno di una “sfida” tra finalisti. Oltre ai momenti più personali, di condivisione e di risate, credo che alcuni dei ricordi più belli dell’esperienza siano stati quelli in cui, finite le prove e proclamati i vincitori, si mettevano momentaneamente da parte ruoli e competizione per confrontarsi e discutere, sia tra noi finalisti che con giudici ed ospiti, dei vari problemi che le sfide avevano presentato, dei modi in cui li avevamo affrontati, delle questioni irrisolte e delle soluzioni proposte. 

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