26 Febbraio 2021

Il caso Racing Point: cosa cambierà in Formula 1?

DAVIDE BEATRICE

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Abstract

Attraverso una esposizione del caso concernente la scuderia Inglese di F1 Racing Point avvenuto nella scorsa stagione, si cerca di analizzarne la vicenda, al fine di trarre delle conclusioni sia in un contesto di più ampio respiro, sia guardando a ciò che potrebbe accadere in Formula 1 dopo quanto accaduto.

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La vicenda

La scuderia Racing Point, nata dall’acquisizione da parte di un consorzio guidato dal magnate Lawrence Stroll della Scuderia Force India, ha creato un vero e proprio caso mediatico che ha interessato gran parte delle forze presenti in Formula Uno nella stagione 2020. Questa vicenda trova la sua genesi nei test pre-stagionali, dai quali emergono due novità che attirano l’attenzione di tutti gli addetti ai lavori, la prima è il DAS utilizzato da Mercedes[1], mentre la seconda è la particolare somiglianza che lega la RP20, monosposto della Racing Point, e la W10, vettura utilizzata dalla Mercedes nella stagione precedente. Tale somiglianza è così evidente che garantisce alla RP20 il soprannome di “Pink Mercedes”.

Tale situazione viene subito palesata da quasi tutti i competitor alla Fédération Internationale dell’Automobile. Viene infatti presentato un ricorso da parte di diverse scuderie, tra cui Ferrari McLaren e Renault, che facendo leva sull’incredibile somiglianza di uno specifico componente, le prese d’aria delle pinze freno, chiedono alla federazione di prendere provvedimenti a riguardo. La scelta di tale componente non è casuale, viene scelto perché essendo quest’ultimo coperto dai pneumatici per gran parte del tempo, poteva rappresentare l’elemento cardine per dimostrare come fosse avvenuto uno scambio di progetti non consentito dal regolamento. Va tenuto presente comunque che tra le due scuderie esiste un regolare rapporto di partnership, sugellato dalla fornitura della Power Unit da parte di Mercedes verso Racing Point.

 

La sua evoluzione

Questo caso crea una forte divisione tra i diversi Team in gioco, arrivando, come spesso accade in Formula 1, a dichiarazioni roboanti e recriminazioni da parte di diversi team principal. La FIA, al temine del primo grado di giudizio sulla vicenda, decide di punire la Racing Point con la sottrazione di 15 punti dal campionato costruttori e con una multa di 400 mila euro. A tale decisione decidono di fare ricorso sia le scuderie che avevano chiesto alla FIA di approfondire, sia la stessa Racing Point che, ritenendo la sanzione ingiusta ne chiede la modifica.

Tutto sembra portare ad una situazione di irrimediabile soluzione, ma gli animi, all’improvviso, iniziano a placarsi. Le dichiarazioni diventano maggiormente distese e pian piano l’attenzione sul tema comincia a scemare. La svolta si verifica quando le diverse scuderie decidono di ritirare i loro ricorsi, fino al punto in cui, perfino la stessa Racing Point, opta per la rinuncia, accettando la sanzione a lei comminata.

 

Le risultanze

Viene spontaneo a questo punto chiedersi: come mai si è passati da una situazione così conflittuale ad una così conciliante? Come mai la stessa Racing Point decide di accettare una sanzione che può rappresentare un ammissione di colpevolezza? La risposta, che può sembrare di difficile individuazione a chi non conosce il mondo della Formula 1, è invece molto più chiara agli occhi dei più esperti.

La FIA e la F1, in particolare, hanno sempre avuto il vantaggio di aver costruito un forte dialogo tra i diversi organismi da essi rappresentati, che spesso, in via informale, vanno a colmare o risolvere situazioni contraddittorie e spesso critiche come in questo caso. Il compromesso nella vicenda in questione ha interessato il tema dei LTC[2] o Listed Team Component, è stato proprio sfruttando aree grigie della regolamentazione riguardo questo tema che la Racing Point è riuscita ad utilizzare progetti la cui provenienza probabilmente non era endogena al proprio reparto di R&S. I diversi team in gioco infatti hanno collaborato nella stesura del nuovo regolamento tecnico, con lo scopo di creare una normativa più stringente e che fosse capace di assicurare che tali avvenimenti non si verificassero nel futuro.

 

Cosa si può trarre da questa vicenda?

Il punto focale che merita di essere sottolineato è proprio come questa serie di rapporti stragiudiziali vadano a comportare spesso una conciliazione degli interessi, nonché una deflazione del carico in capo alle corti della FIA. Tale sistema quindi potrebbe essere adottato anche in altre giurisdizioni al fine di alleggerirne il carico.

 

Cosa ha cambiato nella formula Uno questo avvenimento?

Quanto accaduto nel caso Racing Point sicuramente va ad aggiungersi a molti altri precedenti in cui la soluzione è avvenuta al di fuori delle aule. Va però sottolineato come un evento di così tale portata avrà di certo ripercussioni in futuro e molto probabilmente non sarà desueto assistere nelle prossime stagioni a querelle giudiziarie, il cui unico scopo potrebbe essere quello di avere una maggior rilevanza da parte di qualche team nei drafting dei prossimi regolamenti tecnico/sportivi.

 

 

 

[1] Il Dual Axis Steering o più comunemente conosciuto come DAS è un sistema capace di cambiare, in modo elettronico, la convergenza delle gomme anteriori di una monoposto. Tale sistema è stato consentito solo per il campionato 2020 e non sarà più consentito già dalla prossima stagione.

[2] Per un approfondimento sul tema dei Listed Team Component, definiti LTC, e la loro evoluzione regolamentare consultare il seguente articolo presente su 4cLegal: https://www.4clegal.com/vivi-lacademy/nuovo-regolamento-formula-2021-transizione-verso-futuro-motorsport

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