07 Luglio 2020

L’evoluzione dei paradigmi produttivi all’interno dell’economia digitale: tra piattaforma e società

FILIPPO ROMANO

Immagine dell'articolo: <span>L’evoluzione dei paradigmi produttivi all’interno dell’economia digitale: tra piattaforma e società</span>

Abstract

La rete diviene il principale luogo di scambio e di produzione, costituendo un nuovo paradigma ad alta digitalizzazione. Il risultato è la generazione di modelli di comportamento nuovi o la traslazione di altri già presenti all’interno del mercato del lavoro “tradizionale”.

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L’arrivo della digitalizzazione e lo sviluppo tecnologico hanno cambiato,  il nostro modo di comunicare incidendo significativamente in alcune delle fasi caratterizzanti della nostra vita. Questo ha, inevitabilmente, prodotto degli impatti sul lavoro (elemento fondante delle società moderne) che si è evoluto, modificando i suoi meccanismi di funzionamento. I processi di ricerca e selezione si sono digitalizzati in nome dell’efficienza e dell’efficacia, con la mission di mantenere la componente umana al centro delle loro attività. La reazione dei sistemi produttivi ha seguito due percorsi diversi:

  • l’implementazione tecnologica all’interno dei sistemi produttivi tradizionali;
  • la creazione di un ambiente parallelo, ma non antitetico che consente di sfruttare al meglio la capacità della rete.

Lo sviluppo della rete aveva già permesso di fare dei passi in avanti con l’arrivo delle prime forme di telelavoro ma la crescente innovazione tecnologica ha permesso di arrivare allo smart working, slegando il lavoratore dall’obbligo della postazione fissa durante lo svolgimento della sua attività lavorativa. Il processo di digitalizzazione ha trovato la sua consacrazione con l’affermarsi del modello piattaforma. Tutte le attività aziendali vengono dematerializzate dal luogo fisico per trovare consistenza digitale all’interno della rete, definendo risorse e generando valori esterni ad essa.

Una piattaforma è «un’attività basata sulla creazione e l’abilitazione di valore legato all’interazione tra un consumatore ed un produttore esterno. La piattaforma si basa su un approccio aperto, mette a disposizione un’infrastruttura per le interazioni e imposta le condizioni di governance per esse. La piattaforma si pone lo scopo di: favorire il matching fra utenti e facilitare lo scambio di merci, servizi, o valuta sociale, consentendo la creazione di valore per tutti i partecipant[1].

La struttura multi sided market rappresenta il luogo ideale per l’interazione tra gli elementi fondanti del paradigma:

  • gli utenti
  • il valore
  • i filtri

La piattaforma si trova a gestire risorse, spesso senza un controllo diretto, riuscendo nello stesso tempo a generane valore monetario. Il contatto tra le parti avviene all’interno della piattaforma, ma sia l’erogazione che la conclusione della prestazione può avvenire all’esterno di essa.  Il fenomeno è riuscito a modificare progressivamente le dinamiche di profitto generando un impatto sull’intero tessuto socioeconomico. La comunicazione e le dinamiche di job matching  della piattaforma vengono influenzate dal servizio erogato che rappresenta, spesso, un punto di riferimento anche nella scelta del modello di business. Lo sviluppo di un mercato accessibile da ogni parte del mondo ha definito una serie di conseguenze sociali. La possibilità di essere online diventa elemento abilitante indifferentemente dal luogo di provenienza, le piattaforme hanno consentito ad utenti di tutto il mondo di affacciarsi sul mercato internazionale con costi ridotti e ad elevata competitività; sul piano nazionale, il mezzogiorno, la provincia e le città dormitorio acquisiscono nuova linfa, trasformandosi in centri produttivi ed impattando sull’intero contesto sociale.

La visione del lavoro di piattaforma è spesso accostata a quella di una prestazione lavorativa amatoriale, eseguita da Prosumer e PROAM alla ricerca di un facile profitto nel mondo digitale. Ma se osserviamo il panorama del Platform work, noteremo un’elevata eterogeneità che mette in risalto la capacità del fenomeno di adattarsi a servizi di diversa natura professionale. Se da una parte osserviamo un contrasto con alcune categorie professionali (la disputa tra l’ordine degli architetti e diverse piattaforme del settore ne sono un esempio) possiamo valutare l’apertura del paradigma anche verso le professioni di tipo "ordinaristico". In questi casi è fondamentale osservare il filo conduttore che continua ad essere presente tra il mondo di piattaforma e quello del lavoro “tradizionale”.

La piattaforma continua ad utilizzare degli strumenti di certificazione esterni ad essa, come l’iscrizione ad un albo o ad un ordine professionale, quali strumenti di abilitazione alla prestazione. A conferma di questo il mercato di piattaforma vede la presenza di diverse realtà indirizzate al supporto ai professionisti del settore medico o legale, consentendo di allargarne il pubblico e l’operatività. Il settore legale nello specifico rappresenta uno dei più dinamici all’interno del paradigma in cui gli strumenti digitali vengono utilizzati per la semplice prenotazione di una prestazione che avverrà successivamente in loco o per consulenze legali che vengono erogate attraverso il web. La capacità innovatrice di questo settore è confermata dalla conversione di alcuni processi, il caso dei Beauty Contest è il più significativo, che hanno tratto giovamento dalla loro digitalizzazione in termini di sicurezza e di trasparenza mettendo in risalto l’apertura che il mondo legale ha avuto nei confronti dello sviluppo digitale.

 

 

 

[1] VAN DIJCK, J.; POELL, T.; DE WAAL, M., The platform society: Public values in a connective world. Oxford University Press, 2018, pag.13.

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