18 Maggio 2020

L’esame d’avvocato ai tempi del COVID-19: tra incertezze e possibilità di riforma

FEDERICO MARTINO

Immagine dell'articolo: <span>L’esame d’avvocato ai tempi del COVID-19: tra incertezze e possibilità di riforma</span>

Abstract

La situazione emergenziale dovuta al Covid-19 ha avuto una portata pervasiva, evidenziando una serie di problematiche già esistenti, fra le quali rientrano certamente le attuali modalità di svolgimento (e le relative criticità) dell’esame di avvocato.

Pur ritenendo indubbio come l’attuale condizione implichi necessariamente l’adozione di provvedimenti che consentano una rapida soluzione dei problemi più imminenti, quali il ritardo nella correzione degli elaborati scritti relativi alla sessione dell’anno passato e le modalità di svolgimento per la sessione del 2020, l’articolo si pone lo scopo di valutare come tale situazione di crisi possa tradursi in un’opportunità di riformare completamente l’esame, in modo da superare i suoi aspetti più “difettosi”.

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L’esame d’avvocato ai tempi del COVID-19

L’esame di abilitazione all’esercizio della professione forense, ancora oggi strutturato in tre prove scritte e una successiva prova orale, ha visto le nuove modalità di svolgimento, introdotte dall’art. 46, L. 247/2012, che avrebbero dovuto essere applicate per la prima volta alla sessione d’esame del 2020, nuovamente rimandate. Ciò, per effetto di modifiche apportate in sede di conversione al D.L. 30 dicembre 2019, n.162, cd. “Milleproroghe”, che ha posticipato ulteriormente l’entrata in vigore della riforma (cfr. art. 49, co.1, L.247/2012) con conseguente applicabilità della normativa previgente sino alla sessione del 2021.  

La pregnante incertezza normativa, unitamente all’alea tipica delle prove scritte e all’eccessiva lunghezza dei tempi di correzione delle stesse, costituiscono le principali problematiche dell’esame, quest’anno complicate notevolmente dall’emergenza epidemiologica. In particolare, le correzioni delle prove scritte della sessione 2019 hanno visto un totale arresto, dovuto all’impossibilità delle Commissioni di valutazione di riunirsi fisicamente. Situazione, questa, a cui Ministero e Governo stanno rispondendo con sensibile ritardo. Alcuna valutazione, d’altro canto, è stata ancora condotta in ordine alle modalità dell’esame del 2020, col rischio di dover gestire troppo tardi una situazione cui si dovrebbe far fronte il prima possibile.  

 

Le proposte in discussione

Alla luce di tale situazione, numerose sono state le voci che si sono alzate negli ultimi mesi, con diverse soluzioni e proposte. Tra queste, vi è l’iniziativa del Comitato per l’Esame d’Avvocato, un collettivo di aspiranti giovani professionisti che ha posto l’attenzione sul tema del blocco delle correzioni e delle modalità di svolgimento della prossima sessione, sin dalle prime avvisaglie della diffusione del Covid-19. Con le loro iniziative, è stata denunciata la situazione dei “Praticanti in attesa di giudizio”: la pressoché assente attenzione verso la categoria. 

Ebbene, è stato a seguito delle proteste levatesi dalla platea dei praticanti che la politica ha finalmente provato a dare le prime risposte, avanzando proposte in fase di conversione dei Decreti-Legge “Cura Italia e “Scuola”; D.L. Scuola col quale è stato sanato il semestre di tirocinio professionale colpito dalle sospensioni delle udienze, nonché prevista una riduzione a 16 mesi del praticantato per coloro che abbiano conseguito il titolo nell’anno accademico 2018/2019.

Ora, tra le proposte emendative presentate, vi è stata quella dello scritto abilitante[1] e dell’abilitazione all’esercizio della professione forense, limitatamente alla prossima sessione, di tutti i praticanti avvocato che alla data del 30 novembre 2020 abbiano ultimato la pratica, iniziata nei 24 mesi precedenti.[2]

Il Ministero dell’Università e della Ricerca ha prospettato l’ammissibilità di una modifica delle modalità di svolgimento degli esami di Stato, anche già in corso, all’esercizio di alcune professioni, con la possibilità di ricorrere a prove orali e a distanza.[3] E ciò, escludendo totalmente dalla proposta le prove di abilitazioni interessanti i praticanti avvocato.       

Nel ritenere questa scelta opinabile, soprattutto per la potenziale inadeguatezza di una valutazione sì condotta, volta a comprendere la sussistenza o meno delle competenze necessarie per essere ammessi all’esercizio delle professioni, appare incomprensibile la netta esclusione della professione forense dall’opportunità di ricorrere a tali opzioni. Fattore, questo, che pone di fatto in essere una disparità di trattamento tangibile.

L’orale per l’esame d’avvocato del 2019, con sospensione definitiva delle correzioni, era stato invece proposto in fase di conversione del D.L. Cura Italia con un emendamento[4], cassato in ragione dell’apposizione del voto di fiducia.

Ferma la necessità di una immediata soluzione a beneficio dei candidati che abbiano sostenuto la prova scritta a dicembre 2019, problematica che sembra essere stata finalmente affrontata (o meglio, considerata) nel c.d. D.L. Rilancio in pubblicazione[5], guardando alla prossima sessione, soluzioni come quella di un’automatica acquisizione del titolo alla fine del praticantato risultano, seppur apprezzabili, non realizzabili. Ciò, per palese rischio di disparità di trattamento rispetto ai colleghi dell’anno precedente/successivo. E inoltre, poiché non appare opportuno adottare approcci drastici e temporanei, nonché inidonei a tutelare la necessità di una valutazione seria degli aspiranti, seppur senza tralasciare la protezione della loro salute.

Insomma, perché limitarci a soluzioni poco praticabili, quando possiamo pensare all’introduzione di novità molto più “a portata di mano” per ovviare alle esigenze legate alla tutela di quelle migliaia di giovani che rischiano, di qui a pochi mesi, di doversi “assembrare” nelle strutture adibite a sostenere l’esame di abilitazione 2020? Perché non prevedere, già da adesso, più sessioni o più giorni di sessione, per favorire l’accesso di numeri gestibili e in sicurezza, con svolgimento delle prove scritte 2020 tramite l’utilizzo dei pc?

Ma, soprattutto, perché non iniziare, al contempo, a pensare a una vera riforma, anche a netto dell’ennesimo rinvio dell’entrata in vigore delle modalità di cui alla Legge n. 247/2012?

 

Riflessioni conclusive: una riforma tanto necessaria quanto possibile

Non ci sarà bisogno di spiegare perché i criteri e le modalità dell’esame d’avvocato siano ormai da considerare vetusti e inadeguati: fiumi di inchiostro e parole vengono già costantemente spesi. Eppure, di fatto, nessuna discussione seria viene mai effettivamente intavolata o stimolata nelle sedi opportune.        
Un esame e un percorso ormai inidonei a preparare a quelle trasformazioni che la professione ha subito, che vede le migliaia di giovani che ancora scelgono questa strada, affrontare una lunga via, dagli esiti incerti[6] e talvolta poco trasparenti, spesso senza neppure ricevere, per tutta la sua durata, una retribuzione consona.[7]

E allora, in un’Italia che adesso più che mai avrà necessità di abbandonare vecchi schemi e cambiare marcia in tantissimi campi e ambiti, seguendo come strada maestra anche la valorizzazione dei giovani e dei professionisti del domani, con una modernizzazione in chiave smart e tecnologica dei processi, in sostenibilità, perché non partire anche da riforme come questa?

Le mosse non devono essere prese dall’idea di “facilitare” l’ingresso alla professione per i giovani aspiranti avvocato, neanche in ragione delle difficoltà legate al Covid-19 e tantomeno in ottica di riforma. Piuttosto, dall’intento di razionalizzare l’intero iter di formazione dell’avvocato. Un percorso che parta sin dall’università, con previsione di tutele per i tirocinanti e connotato, se non da una maggiore brevità, da una maggiore intensità - magari con più prove nel corso della pratica -, nonché da una ritrovata adeguatezza ai tempi e in grado di preparare alle nuove sfide della professione. 

La capacità di adattamento e gli eccezionali tempi di reazione che abbiamo dimostrato di fronte all’emergenza sanitaria potrebbero assurgere a nuovi parametri per cambiare un Paese che ne ha un disperato bisogno. Perché non farlo partendo (finalmente) dagli stimoli di chi ne rappresenta il futuro: i giovani. E non con misure frettolose e irrazionali, cui purtroppo siamo abituati, ma con provvedimenti ponderati e di lungo periodo.     
In tal senso, la riforma dell’esame d’avvocato è solo una tra le mille possibili e necessarie.

 

Il presente articolo è stato redatto con la collaborazione di Lucrezia Maria de Paulis, praticante presso Grimaldi Studio legale a Roma e collaboratrice in Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione della Camera dei Deputati.

 

 

 

[1] Proposta della Senatrice Lonardo al c.d. “D.L. Scuola”. Questa concerne sia coloro che abbiano sostenuto la prova scritta nel 2018 e non abbiano ancora sostenuto l’orale, sia coloro che l’abbiano affrontata nel 2019.

[2] Oggetto della medesima proposta della Sen. Lonardo.

[3] Nelle more della pubblicazione in G.U. del maxi-Decreto “Rilancio” annunciato dal Governo, il provvedimento preannunciato prevede la possibilità di svolgere gli esami di Stato di abilitazione all’esercizio delle professioni regolate dal MUR, le cui prove siano in svolgimento alla data di entrata in vigore del decreto, con modalità alternative e/o semplificate per le prove ancora da svolgersi. Nel caso in cui venga disposta l’eliminazione di una prova, il Ministero, con proprio decreto, individuerà le modalità e i criteri per la valutazione finale, salvaguardando l’uniformità sul territorio nazionale per lo svolgimento degli esami relativi a ciascuna professione. Ci si riferisce, in particolare, a quelle di cui all’art. 6, comma I, del D.L. 8 aprile 2020, n. 22 (D.L. Scuola).

[4] Emendamento a prima firma On. Sisto. In base allo stesso, per la sessione 2019/2020 tutti i candidati all’esame di Stato per l’abilitazione all’esercizio della professione forense che avessero sostenuto le prove scritte sarebbero stati ammessi alla prova orale, con sospensione delle prove scritte in corso. Le materie e le competenze oggetto di valutazione nelle prove scritte sarebbero state valutate nell’ambito e secondo i criteri della prova orale. Fermo quanto previsto per la prova orale, ai fini del positivo superamento dell’esame, il candidato avrebbe dovuto riportare almeno la sufficienza in due delle valutazioni relative alle materie e competenze in questione.

[5] In attesa della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del c.d. “D.L. Rilancio”, l’ultima bozza circolata reca, tra le altre diposizioni, misure urgenti in tema di concorso notarile ed esame di abilitazione all’esercizio della professione forense. Con le stesse, è prevista l’autorizzazione alla correzione da remoto degli elaborati scritti, purché siano mantenuti i medesimi criteri di correzione già adottati dalle commissioni d’esame. Ove si proceda in tal senso, i presidenti delle sottocommissioni per l’esame di abilitazione alla professione di avvocato stabiliscono le modalità telematiche con le quali effettuare il collegamento a distanza e dettano le disposizioni organizzative volte a garantire la trasparenza, la collegialità, la correttezza e la riservatezza delle sedute. Inoltre, per gli esami, sarebbe autorizzato lo svolgimento con modalità di collegamento da remoto. La proposta governativa sembra aver accolto gli auspici mossi dalle Associazioni dei praticanti, seppur con sensibile ritardo, e stimolate anche a livello parlamentare con proposte come quella della Senatrice Valente al “D.L. Scuola”, di ripresa delle correzioni e aumento numerico dei componenti delle commissioni esaminatrici.

[6] Nell’ultima sessione d’esame, dell’anno 2018, a fronte di 22.735 partecipanti, gli ammessi ammontano a 9.902 con una percentuale media nazionale di ammessi pari al 43,55%. Tali dati sono stati tratti da: https://www.altalex.com/documents/news/2019/06/26/esame-di-avvocato-201…

[7] Di tale condizione avevamo precedentemente parlato nel contributo “La pratica forense e il compenso: quali prospettive?” in https://www.4clegal.com/vivi-lacademy/pratica-forense-compenso-quali-prospettive .

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