04 Aprile 2023

La persona dietro il professionista

MARIO ALBERTO CATAROZZO

Immagine dell'articolo: <span>La persona dietro il professionista</span>

Abstract

"Self empathy", ovvero il raggiungimento del benessere e dell'equilibrio personali: ce ne parla Mario Alberto Catarozzo in questo articolo.

***

Anche nella professione legale si parla di successo, di risultati da raggiungere e di business da sviluppare. Il che non ha niente di male, si intende, anzi. Il punto è che non sempre il successo va di pari passo con il benessere e negli ultimi anni, in particolare dopo il periodo pandemico, il benessere personale e delle organizzazioni di lavoro sembra aver preso il centro della scena. Lo dimostrano le Great Resignation che stanno caratterizzando questi anni, dove i lavoratori di ogni settore stanno rivedendo le proprie scelte lavorative e di vita laddove non adeguate a garantire benessere, appunto.

Il vero punto di svolta, tuttavia, ritengo che non sia nel bilanciamento quantitativo delle attività lavorative e spazi di vita privati, con cui il work-life balance spesso viene confuso. Non si tratta di lavorare semplicemente meno e avere più tempo libero, si tratta di stare meglio e la minor quantità non è sinonimo di maggior benessere necessariamente. Conosco moltissime persone che lavorano davvero tanto e sono felicissime e serene, così come ne conosco altrettante che non lavorano poi così tanto e sono frustrate e infelici ugualmente.

Qual è, allora la formula magica del benessere? Davvero il successo economico e professionale deve essere a detrimento della vita privata e del benessere personale? La risposta è no. Non si trova lì la soluzione al problema.

Partiamo dalla considerazione talmente ovvia che potrebbe sembrare banale, che dietro ogni professionista, ogni giacca e cravatta, gonna e tacchi, c’è una persona fatta di ragione ed emozioni. È qui che ci giochiamo la partita. Negli anni di studio ci hanno trattato come uno scatolone vuoto che andava riempito di informazioni, di nozioni e di competenze. Qualcuno ha avuto la fortuna di incrociare sul proprio cammino la passione bruciante per la materia, qualcun altro ha avuto il privilegio di incontrare un maestro che ha condiviso la propria energia e sapere, altri hanno dovuto arrangiarsi come potevano, frugando dentro di sé per farsi andar bene ciò che si stava, esame dopo esame, creando come futuro. Spesso il tempo per pensare alle proprie emozioni, ai propri desideri è mancato, oppure era troppo difficile entrare in quel labirinto di emozioni senza avere la bussola per orientarsi. A volte si sono stretti i pugni e si andati avanti, altre volte ci si è fatti il segno della croce, altri ancora si è chiuso gli occhi per non vedere. I giorni passano, gli eventi si susseguono, la vita va avanti e le necessità quotidiane premono non lasciando molta scelta alla strada intrapresa.

Poi un giorno una vocina comincia a farsi sentire, quasi un fastidioso ronzio in testa che ci ricorda che forse possiamo essere più felici e che il benessere manca da troppo tempo. Allora cerchiamo fuori le risposte: cambiamo studio, cambiamo acconciatura di capelli, cambiamo automobile, casa, partner. Ma niente. Quel ronzio è ancora lì. È allora che si comincia a capire che forse la telecamera questa volta va puntata dentro di noi e non fuori: l’empatia non è solo qualcosa che ci lega agli altri, ma anche a noi stessi, la self emphaty. Ci ricordiamo che siamo umani, che abbiamo bisogni e sogni, entusiasmo e rabbia, necessità di ascoltare ed essere ascoltati. Ci ricordiamo che esiste l’autostima, quel sentimento di amabilità per ciò che siamo e non ciò che facciamo. Ci sentiamo stanchi di dimostrare, di dover essere all’altezza, di non dover sbagliare. Siamo stanchi del senso di colpa che proviamo anche per cose dove apparentemente non c’entriamo nulla. È lì che ci ricordiamo che possiamo essere più gentili con noi stessi e che da troppo tempo non lo siamo, abituati a vivere la vita in un’aula giudiziaria dove siamo sempre sul banco degli imputati, sempre a dover giustificare qualcosa e dover dimostrare qualcosa e tutto questo mentre rispondiamo a mille telefonate a mille email a mille richieste e altrettante scadenze da rispettare.

Tutto questo mi è molto familiare e lo ricordo bene ed è da qui che molti anni fa ho creato l’occasione per chi lo vuole di fermarsi un attimo e prendersi del tempo per sé, per fare un viaggio dentro di sé e fare il punto da cui ripartire. Questa occasione si chiama puntosudiME ed è un seminario residenziale in full immersion di tre giornate dedicate semplicemente a sé stessi, senza orologio e cellulare, dove ci si immerge in temi come la gestione delle emozioni, l’autostima, il carisma e la leadership (prima di tutto di sé stessi). Qui puoi trovare tutto: www.puntosudime.it

Altri Talks