05 Settembre 2023

L’Intelligenza Artificiale nell’attività predittiva delle decisioni giudiziali: realtà o fantascienza?

MARIO ALBERTO CATAROZZO

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Abstract

Si parla sempre più spesso dell’attività predittiva che l’Intelligenza Artificiale potrà svolgere nel settore legale, ad uso degli operatori del diritto: avvocati e magistrati. Questa tematica è strettamente correlata ad altre funzioni dell’AI nel settore del diritto, compresa l’attività giudicante, che tanto spaventa, perché tocca una delle condizioni psicologiche connaturate all’essenza dell’uomo: il controllo delle proprie decisioni.

Cos’è, innanzitutto, l’attività predittiva e qual è lo stato dell’arte nel nostro Paese e nel reso del mondo? Siamo di fronte a un “fuoco di paglia” legato all’enfasi del momento, oppure è una prospettiva verso cui stiamo realmente andando?

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Intelligenza Artificiale

Partiamo con non lasciare nulla per scontato e porre le basi definitorie di cos’è l’AI. L'Intelligenza Artificiale è un ramo dell'informatica che studia lo sviluppo di sistemi in grado di eseguire compiti che richiedono caratteristiche tipiche dell’intelligenza umana: apprendimento automatico, riconoscimento del linguaggio naturale, risoluzione di problemi. Nell’ambito giuridico che a noi qui interessa, le applicazioni della AI possono essere molteplici: dall’analisi dei documenti legali, alla previsione di decisioni giudiziarie, all’assistenza in altre attività sempre legate all’ambito del diritto e della professione forense.

 

Attività predittiva dell’AI: esperienze internazionali

Siamo davvero vicini ad avere sistemi AI in grado di "predire" le decisioni dei giudici? C'è chi lo ritiene fantascienza, chi invece crede che ormai la tecnologia sia matura per farlo. Analizziamo lo stato dell'arte dell'AI predittiva in ambito legale, con uno sguardo agli scenari internazionali e un focus sulla realtà italiana.

Negli Stati Uniti l'uso dell'AI nel settore legale è molto più avanzato rispetto al nostro Paese. Aziende come Lex Machina di LexisNexis applicano algoritmi predittivi per stimare gli esiti delle cause e il comportamento dei giudici federali in materia di proprietà intellettuale e antitrust, per esempio. Uno studio del 2019 pubblicato da Law.com ha rilevato che le previsioni di Lex Machina si sono rivelate corrette nel 79% dei casi analizzati. Anche le società di revisione legale tra le Big Four, come Deloitte e PwC, stanno investendo in soluzioni di predictive analytics per il mercato legale.

In Gran Bretagna, a Cambridge, un team di ricercatori ha creato un sistema AI in grado di prevedere le decisioni della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo con una precisione del 79%. Il progetto si chiama AI Lawyer e utilizza il machine learning per identificare modelli nei dati legali.

 

Intelligenza Artificiale predittiva in Italia

Discorso diverso per l'Italia, dove l'applicazione di strumenti di intelligenza artificiale predittiva in ambito giudiziario è ancora molto limitata e all’inizio.

Uno dei pochi studi in materia è quello condotto nel 2021 da Giuseppe Contissa, ricercatore presso l’Istituto di teoria e tecniche dell'informazione giuridica (ITTIG) del CNR di Firenze. La sua ricerca ha analizzato 2.000 sentenze della Corte di Cassazione tra il 2020 e il 2021, con l'obiettivo di prevedere l’esito delle decisioni sulla base dei dati contenuti nel ricorso introduttivo. I risultati hanno mostrato che l'AI è stata in grado di prevedere correttamente l'esito nel 70% dei casi esaminati. "Si tratta di risultati preliminari ma incoraggianti - spiega Contissa - indicano che gli algoritmi di machine learning sono già oggi in grado di elaborare precedenti giudiziari e codici per fornire indicazioni utili a orientare, con un buon grado di affidabilità, l'esito di controversie legali”.

C'è anche chi è scettico sulla reale efficacia predittiva dell'AI nel settore legale italiano. Secondo Giovanni Ziccardi, professore di Informatica Giuridica presso l’Università Statale di Milano, "nonostante i recenti casi di successo, siamo ancora molto lontani dal poter codificare interamente il ragionamento giuridico umano in algoritmi computazionali. Il diritto non è una scienza esatta e richiede capacità di interpretazione che le macchine attualmente non possiedono".

Anche per Francesco Paolo Micozzi, avvocato esperto di diritto delle nuove tecnologie, "è prematuro considerare l'intelligenza artificiale uno strumento realmente predittivo per le decisioni giudiziali, dato che queste dipendono da una molteplicità di fattori difficilmente standardizzabili".

Sempre nel nostro Paese, uno degli esempi più significativi di utilizzo dell'IA per la previsione delle decisioni giudiziarie è il progetto "RoboJudge", lanciato nel 2019 dal Ministero della Giustizia italiano. Il progetto RoboJudge è un'iniziativa congiunta del Ministero della Giustizia e dell'Università di Bologna, che mira a sviluppare algoritmi di IA per prevedere gli esiti dei casi giudiziari. Il progetto si basa su un set di dati di oltre 10.000 casi giudiziari italiani e utilizza algoritmi di apprendimento automatico per identificare modelli e relazioni tra vari fattori, come il tipo di caso, le parti coinvolte e le argomentazioni legali presentate. Secondo gli sviluppatori del progetto, l'obiettivo di RoboJudge non è quello di sostituire i giudici umani, ma di assisterli nelle loro decisioni fornendo loro informazioni obiettive e basate sui dati. Il progetto è ancora nelle sue fasi iniziali e non è ancora chiaro quanto sarà efficace nel prevedere le decisioni giudiziarie.

Tuttavia, il progetto RoboJudge ha già scatenato polemiche e critiche, in particolare da parte di avvocati ed esperti legali preoccupati per i potenziali pregiudizi ed errori degli algoritmi utilizzati. Ad esempio, alcuni esperti hanno sostenuto che gli algoritmi potrebbero essere prevenuti nei confronti di alcuni gruppi, come le minoranze o le persone a basso reddito, o che potrebbero non prendere in considerazione le sfumature e le complessità dei casi legali.

Tra le soluzioni di AI legale più diffuse in Italia c'è poi Iurix, sistema basato su machine learning in grado di interpretare il linguaggio naturale per trovare rapidamente risposte personalizzate analizzando norme e orientamenti giurisprudenziali. Uno strumento simile è stato adottato dal Consiglio di Stato per rispondere ai quesiti dei propri uffici.

Interessante anche LexDo.it, piattaforma ideata da un team di giovani ingegneri italiani che combina reti neurali e machine learning per effettuare ricerche legali semantiche e fornire un primo parere sull'esito potenziale delle controversie.

Secondo una recente indagine condotta dall'associazione Italia4Blockchain, il 42% degli studi legali italiani ha già adottato o prevede di adottare soluzioni di intelligenza artificiale entro 3 anni. Il 90% degli intervistati ritiene che questi strumenti diventeranno centrali nella pratica legale, cambiando profondamente il modo di lavorare degli avvocati.

Ma la strada da percorrere è ancora lunga. "Per il momento l'AI può essere uno strumento di supporto ma la decisione finale spetta sempre all'analisi umana." - ricorda Alberto De Franceschi, presidente di Italia4Blockchain - "Gran parte dei modelli di intelligenza artificiale oggi applicati al mondo del diritto si limitano ad attività di information retrieval, organizzazione di documenti, stesura di primi pareri. Siamo ancora lontani da una AI che guidi realmente i processi decisionali".

 

La posizione del CNF

Fatte tutte le premesse di cui sopra, la tendenza sugli sviluppi applicativi della AI in Italia sembra segnata: l'utilizzo di algoritmi e sistemi di AI sta rapidamente prendendo piede anche nel settore legale italiano. Infatti, di recente, il Consiglio Nazionale Forense ha pubblicato le "Linee guida sull'intelligenza artificiale e il diritto", dove si riconosce come l'AI possa "orientare l'avvocato nella qualificazione di fattispecie concrete, reperire precedenti giurisprudenziali e dottrinali, prefigurare gli scenari processuali".

Anche se nelle linee guida non si parla esplicitamente di predizione, è chiara l'apertura dell'Avvocatura verso un impiego sempre più massiccio degli strumenti di Intelligenza Artificiale, che è una realtà che non può essere ignorata

 

I rischi connessi

Come tutte le novità, anche la Ai porta con sé rischi a cui bisogna dare risposte per porre delle limitazioni al relativo utilizzo e delle regole chiare che salvaguardino diritti di diversa natura. La principale preoccupazione degli esperti al momento riguarda il rischio etico legato alla mancanza di trasparenza degli algoritmi di Intelligenza Artificiale. Finché non si comprende come funzionano esattamente, non ci si può “fidare” di tale tecnologia e dei relativi output che produce. I primi rischi nascono proprio dall’attività umana, con il pericolo di bias, ovvero che i dati utilizzati per addestrare gli algoritmi contengano pregiudizi e lacune che vengono poi amplificate dall'AI. Se i casi di studio sono, per esempio, troppo focalizzati su una maggioranza di sentenze sfavorevoli per una certa categoria, il sistema di conseguenza imparerà e produrrà modelli altrettanto sbilanciati.

Una delle principali critiche al sistema, poi, riguarda proprio l'automazione eccessiva del sistema giustizia che nel tempo porterà a il ragionamento e l'interpretazione umana, riducendo l'attività giuridica a mera applicazione meccanica di decisioni algoritmiche.

Resta dunque centrale il ruolo attivo e di controllo in ogni fase di utilizzo della AI da parte di giudici e avvocati perché l’intero sistema possa essere affidabile e rispondere a reali esigenze sociali di giustizia. Questa considerazione risponde anche alle preoccupazioni di molti sulla futura sostituzione dell’uomo da parte dell’Intelligenza Artificiale anche nel mondo del diritto. Il binomio ci sarà e sarà sempre più stretto e pervasivo, ma non scalzerà la centralità dell’uomo: cambierà il modo di lavorare per tutti, giudici e avvocati, modificherà l’organizzazione degli studi legali e farà nascere nuovi figure di paralegal e richiederà nuove competenze per i professionisti del diritto. 

In conclusione, sebbene l'intelligenza artificiale non consenta ancora una reale predizione delle sentenze, è evidente che il suo impiego stia rapidamente trasformando il mondo del diritto. Gli strumenti di AI legale possono migliorare l'analisi dei dati e l'identificazione di modelli utili per orientare l'interpretazione giuridica. Ma la decisione finale spetterà sempre alle persone. La tecnologia resta uno strumento. Sta ai giuristi garantire un uso etico dell'AI, per un futuro del diritto a prova di algoritmo.

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