30 Ottobre 2018

Il collegamento tra università e mondo del lavoro: la lezione come training

SUSANNA TAGLIAPIETRA

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Abstract

Negli ordini professionali e tra gli imprenditori nelle aziende è diffusa la sensazione che l'università sia tuttora un ambiente chiuso e autoreferenziale, dispensatore di nozioni, ma non del tutto in grado di formare persone idonee all'inserimento nel mondo del lavoro.

Dall'altra parte, nel mondo universitario, c'è la convinzione che spostando lo sguardo in direzione del mercato del lavoro e delle professioni si rischi di perdere di vista la preparazione di base dello studente.

In mezzo ci sono proprio loro, gli studenti, spesso disorientati e con la percezione di questa lontananza tra due sistemi di valore antitetici.

* * *

Va detto subito che molto si è fatto e si sta facendo con iniziative di sistema sia da parte dell'università, sia da parte degli ordini professionali. Incontri di formazione compartecipati tra docenti e professionisti sono all'ordine del giorno; un periodo di stage in azienda o di pratica in uno studio professionale fanno ormai parte curricolare dei principali corsi di laurea.

Non è di questo che intendo parlare. Ho la convinzione che, oltre e accanto a queste iniziative su un piano generale, per formare degli studenti-professionisti molto si possa fare nella dimensione del quotidiano, cambiando il "tono" della lezione.

Occorre dire intanto che per fare una buona lezione bisogna essere in due: il docente e gli studenti. Qualcuno ha detto che fare lezione è come suonare uno strumento musicale: il risultato dipende dal musicista e dallo strumento. Il bravo docente sente il suo uditorio; gli studenti sentono se il docente è preparato e ben disposto.

La lezione quindi va pensata e preparata come una riunione di lavoro. Il professore che arriva puntualmente e con tutti gli strumenti necessari a disposizione (il codice e gli occhiali per consultarlo e leggerlo, i documenti da citare, le slides o gli appunti con gli schemi dei concetti da trattare) ha già dato un importante messaggio: io qui sto lavorando, quando toccherà a voi siate altrettanto diligenti.

Come in ogni occasione lavorativa che coinvolge più persone, è fondamentale trattare gli argomenti secondo una scaletta prefissata e comunicata (anche visivamente) all'inizio della lezione o all'inizio di un argomento che necessiti di essere svolto in più incontri. Non sarà mai sottolineata abbastanza l'importanza di mettere la data in testa agli appunti di ogni lezione: chi lavora sa bene quanta fatica si spende a ricostruire una vicenda dove la corrispondenza (magari telefonica), la documentazione (pensiamo a fotografie) o gli appunti presi dalle parti durante i loro incontri non sono ordinabili secondo una precisa scansione temporale.

L'uso degli esempi pratici è ovviamente fondamentale: se ogni concetto teorico viene ancorato alla sua applicazione pratica e se si dimostra che un concetto sbagliato conduce a una soluzione pratica sbagliata, lo studente avrà toccato con mano l'importanza dello studio.

E' purtroppo ancora poco diffusa nella mentalità degli studenti italiani la pratica di intervenire nella lezione con domande. Anche per questo occorre allenamento. E così, le domande vanno poste dal docente in modo chiaro e propositivo, ma occorrerà correggere lo studente che risponde a monosillabi o divagando: la discussione va guidata proprio come fa un moderatore o il professionista che conduce una riunione con più partecipanti. Alla domanda che gli viene rivolta dallo studente il professore deve dare risposta, certo, ma se l'argomento rischia di interrompere il "filo del discorso" occorrerà rinviare e tenere il quesito in sospeso; se non si conosce la risposta, la cosa migliore è dirlo. In entrambi i casi, alla prima occasione è doveroso riprendere e chiudere l'argomento in sospeso. A ben vedere, è la stessa cosa che si aspetta il cliente dal professionista al quale si rivolge con una serie di domande: che queste siano pertinenti o no, l'avvocato, il commercialista o il consulente del lavoro non deve mai dare l'impressione di eludere il problema, o di nascondere una lacuna.

Tutto questo va esplicitato agli studenti, occorre renderli consapevoli che andando a lezione, per esempio, di Istituzioni di Diritto Privato, stanno facendo il primo passo nei rudimenti del diritto, ma nello stesso momento devono già iniziare a comportarsi come professionisti, sono entrati nel mondo di chi lavora.

La preparazione tecnica del docente universitario, l'importanza delle nozioni del sapere universitario non sono in discussione: l'università è l'unica occasione per gli studenti di imparare i concetti che saranno i loro ferri del mestiere, e su questo occorre essere rigorosi. Ed è un altro insegnamento: l'avvocato bravo affabulatore che non si prepara l'udienza, a parte qualche colpo di fortuna, non farà molta strada.

Nei questionari di gradimento distribuiti alla fine del mio corso di Istituzioni di Diritto Privato uno studente ha risposto così: "le lezioni sono molto interessanti, ma molto faticose, alla fine mi sentivo stanco come dopo un allenamento".

Obiettivo centrato, vorrei dire.

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