22 Ottobre 2018

Da professore a studente: in che cosa l’università italiana non vi dà abbastanza

FEDERICO BERGAMINELLI

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Abstract

L’università ha il compito di formare professionisti del mercato legale capaci di rispondere alle crescenti esigenze innovative oggi richieste.

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Sono un docente molto lontano dagli schemi classici. Innanzitutto, ho cominciato tardissimo l’attività accademica, che ho volutamente orientato alla pratica lavorativa, la qual cosa rende sicuramente privilegiato il rapporto con gli Studenti. Non di minore rilievo va poi considerata la tipologia di docenza che svolgo, ovvero maggiormente diretta a Master Universitari e seminari di approfondimento, nei confronti – dunque - di una realtà universitaria già matura che, nella stragrande maggioranza dei casi ha già orientato le proprie aspettative lavorative.

Eppure, la mia casella di posta elettronica pullula non tanto di richieste di collaborazione, quanto di consigli di orientamento alla professione. La cosa più bella che leggo, e che mi intenerisce – lasciandomi talvolta piacevolmente sbalordito –, è il desiderio dei miei Allievi (o di coloro che mi intercettano sui social) di approfondire temi pratici, legati alla quotidianità lavorativa. Non mi si chiede quale Corso di specializzazione frequentare, no… mi viene chiesto come si affronta la clientela, come si gestisce il rapporto con la committenza, quali sono gli aspetti comunicativi per una performance vincente,  che sarà prodromica ad un’attività che affronteranno con competenza.

Dunque, ciò che spaventa non è l’approccio alla professione, ma la gestione del cliente. I miei Allievi sanno che l’utenza di riferimento, soprattutto per un’aziendalista, è molto esigente e vuole estrarre dal consulente, il meglio per il proprio business, ed in virtù di ciò colgono la necessità di imparare strategie di “vendita etica”

Adoro questo spirito d’iniziativa, mi piace, Li sento consapevoli e questo mi gratifica perché – forse – ho trasferito in loro il sano germe della crescita di una nuova leadership professionale.

L’Università deve intercettare questa esigenza, svecchiare seminari obsoleti, affidarsi a chi affronta le quotidianità di un’era evoluta, nella quale la figura dell’avvocato deve conformarsi alle esigenze innovative che il mercato chiede. I segnali vanno sicuramente cercati anche nel proliferare degli Standards internazionali di Certificazione che obbligano allo studio delle norme di contesto internazionali e dunque apre la mente e lo studio ad esperienze innovative che, solo fino a qualche anno fa erano ancora precluse ai più.

Il mio è un sincero augurio ad una generazione di professionisti preparati che affrontino il proprio quotidiano alla ricerca spasmodica di nuove attività. È questo il futuro della consulenza, è questo il futuro dei nostri giovani colleghi.

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