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Il background del Report
Verso la fine del 2019 abbiamo pensato di lavorare a un documento che potesse fotografare, per la prima volta, l’area degli incarichi legali nel settore pubblico italiano. Oggi lo trovate pubblicato nella nostra sezione Analisi & Report e ripreso a pagina 48 de L’Espresso all’interno di un bell’articolo a firma Gloria Riva.
Le radici del primo “Report di Clima sugli incarichi legali esterni nel settore pubblico” sono da ritrovarsi nell’attività d’impresa svolta quotidianamente da 4cLegal per affermare l’idea di un nuovo mercato legale, tanto nel settore pubblico quanto in quello privato.
Da anni sviluppiamo soluzioni digitali che servono per costruire elenchi di avvocati e svolgere procedure concorrenziali (beauty contest) allo scopo di realizzare trasparenza, tracciabilità e concorrenza nella scelta dei professionisti e quindi nell’affidamento degli incarichi legali.
Non si tratta soltanto di prevenire la corruzione e affermare la trasparenza. Il punto è professionalizzare la scelta degli avvocati da parte degli operatori pubblici offrendo strumenti che consentono di acquisire e comparare competenze, esperienze e costi in modo semplice e rapido. In questo modo Comuni, Provincie, Regioni, Agenzie, Società Pubbliche e Autorità Amministrative in genere sono in condizione di scegliere l’avvocato oggettivamente più indicato per prestare assistenza in un determinato caso.
Non è difficile immaginare le difficoltà incontrate nell’affermazione di una proposta come la nostra: dalla semplice ritrosia verso il cambiamento fino al vero e proprio fastidio per prassi che, lungi dal limitare la discrezionalità dell’organizzazione pubblica, costituiscono ostacolo -questo sì- all’arbitrio e al malaffare.
È stato sostenuto che il beauty contest è di fatto una gara al ribasso che svilisce la qualità della prestazione legale, dimenticando -se vogliamo credere che possa essere una dimenticanza- che è sempre l’operatore pubblico a stabilire i criteri di selezione e che è ben possibile -anzi auspicabile alla luce degli orientamenti di Consiglio di Stato e ANAC- che i criteri guida nella selezione siano sempre le competenze e le esperienze piuttosto che l’ammontare degli onorari.
È stato detto che svolgere un beauty contest è troppo “lungo” e complesso, senza voler toccare con mano che -in casi di urgenza- questo processo può essere svolto (ed è stato proficuamente svolto) in meno di 12 ore. Così poco? Si, e non per la superficialità ma per l’efficienza del processo digitale.
È stato addirittura sostenuto che lo svolgimento di un confronto concorrenziale non è necessario nel caso di incarichi di patrocinio in virtù del rapporto fiduciario che intercorre tra cliente e avvocato, dimenticando -ancora una volta e sorprendentemente- che il Consiglio di Stato, nel suo parere 2017/2018, statuisce letteralmente che “il rispetto dei principi posti dall’art. 4 [del codice dei Contratti Pubblici] impone la procedimentalizzazione della scelta del professionista al quale affidare l’incarico di rappresentanza in giudizio (o in vista di un giudizio) dell’amministrazione, evitando scelte fiduciarie ovvero motivate dalla ‘chiara fama’ (spesso non dimostrata) del professionista” (aggiunta ed evidenziazioni nostre).
Insomma, in ambito pubblico l’innovazione è doppiamente difficile, ma qualche spiraglio si è aperto.
Cosa dice e cosa rappresenta il Report
Il documento predisposto insieme al collega Giacomo Giudici è articolato in quattro sezioni:
- un’introduzione al tema degli incarichi legali nel settore pubblico
- una raccolta delle notizie di cronaca associate agli incarichi legali, con distinzione tra casi “macro” e “micro”
- una ricognizione degli orientamenti applicabili alla materia
- una parte conclusiva, con proposte di soluzioni e casi virtuosi per dimostrare che le best practice ci sono e sono applicabili.
Come precisato più volte all’interno del Report, non si tratta di dare sentenze, suggerire responsabilità o additare questo o quell’operatore: non siamo né magistrati né giornalisti, ma soltanto osservatori che mettono nero su bianco le perplessità -e talora lo sconcerto- che derivano dal constatare vere e proprie aree “franche” in cui regole ormai chiare vengono completamente disapplicate, con la conseguenza di alimentare dubbi e sospetti.
Abbiamo elaborato una proposta imprenditoriale concreta per rispondere alla domanda di legalità in questa materia ma il dibattito instaurato con il Report riguarda l’approccio culturale, la compliance e la sostenibilità. 4cLegal è semplicemente una possibile soluzione.
Gli spiragli di cui abbiamo parlato portano i nomi di chi ha deciso di dare fiducia a una giovane startup (oggi PMI) innovativa: Acqualatina, Acquedotto del Fiora, Acquedotto Pugliese, Aeroporto di Bologna, CONSAP, Friuli Venezia Giulia Strade, GSE, ISMEA, Metropolitana Milanese, Servizio Idrico Integrato, Umbra Acque, i Comuni di Brunate, Frosinone, Spinea, Valeggio sul Mincio, Vanzago, la Provincia di Viterbo e l’Associazione A.N.U.T.E.L.. Si trovano tutti citati nel Report e siamo lieti che L’Espresso ne abbia menzionato almeno alcuni.
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Da oggi continuiamo se possibile con ancora maggiore determinazione, auspicando -come indicato nel Report- di poter avere un dialogo franco e aperto anche con alcuni settori dell’Avvocatura con i quali fino a oggi non siamo stati in grado di dialogare in modo proficuo. La best practice di quello che chiamiamo “Mercato Legale 4.0” è -a nostro avviso- un punto di partenza serio per tutti gli stakeholder del settore.