18 Maggio 2020

Gestione dei rifiuti durante l’emergenza COVID-19: linee guida della Commissione europea e primi finanziamenti

FRANCESCO DE SANTI

Immagine dell'articolo: <span>Gestione dei rifiuti durante l’emergenza COVID-19: linee guida della Commissione europea e primi finanziamenti</span>

Abstract

                                 Aggiornato al 18.05.2020

Negli ultimi mesi l’emergenza Coronavirus ha colpito molti settori della nostra società, producendo notevoli pressioni in diversi ambiti economici. Di fronte a questo evento di portata straordinaria la difesa di interessi primari, come la vita e la salute, è stata al centro delle scelte compiute dai diversi paesi per far fronte a questo fenomeno.

Il diritto dell’UE colloca al centro del contesto della gestione dei rifiuti la necessità di un alto livello di protezione della salute umana. Al riguardo, il 14 aprile 2020, la Commissione Europea ha emanato, per gli stati membri, un documento contenente le linee guida principali, al fine di affrontare in sicurezza la crisi dei rifiuti durante l’emergenza Covid-19.

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Le disposizioni della Commissione europea proseguono lungo un percorso già tracciato in Italia con le indicazioni approvate dal Consiglio SNPA il 23 marzo 2020 e gli impegni ribaditi all’art. 183 lettere n) e o) del decreto legislativo 3 aprile, n. 152, riguardanti la gestione dei rifiuti. Nell’Unione Europea, ogni cittadino produce annualmente, in media, 5 tonnellate di rifiuti urbani. Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) ha fornito una serie di studi che hanno permesso di poter delineare delle indicazioni efficaci al fine di facilitare la gestione di questo fenomeno, assicurando continuità e salvaguardia per la vita, la salute e la sicurezza dei cittadini, oltre che dell’ambiente e dell’economia. 

Il documento della Commissione Europea elenca le disposizioni relative, in primis, alla gestione ottimale dei rifiuti urbani; successivamente, prosegue affrontando il tema delicato della gestione dei rifiuti provenienti dalle strutture sanitarie e la loro pericolosità. Mette, poi, in primo piano la tutela della salute dell’operatore e i rischi derivanti dall’emergenza Covid-19. Infine, delinea un progetto di sostegno da parte dei fondi Ue a fronte della crisi.

Secondo uno studio dell’ECDC, non ci sono prove per dichiarare che le procedure di gestione dei rifiuti standard possano determinare la possibilità di un aumento del rischio di contagio da Covid-19, SARS-Cov-2 o altri virus respiratori. La gestione dei rifiuti urbani in questo momento di crisi, in linea con le norme europee, deve essere garantita con continuità, mantenendo attivi i sistemi di raccolta differenziata e riciclaggio, limitando i rischi per la salute e l’ambiente, a un costo contenuto. 

Secondo l’articolo 13 della direttiva 2008/98/CE, ciò deve avvenire “senza creare rischi per l’acqua, l’aria, il suolo, la flora o la fauna; senza causare inconvenienti da rumori od odori e senza danneggiare il paesaggio o i siti di particolare interesse”.

Eventuali modifiche dovranno essere compiute entro limitate aree e rispettando i periodi di tempo necessari al fine di rispondere al rischio individuato dai più recenti studi scientifici, mantenendo, sempre e comunque, gli obiettivi generali dell’Unione.

L’ECDC, in ogni caso, ha riconosciuto necessaria una serie di misure per prevenire e controllare le situazioni in cui siano protagonisti soggetti sospetti o confermati “casi di coronavirus”, autoisolati in casa, in particolare per quanto riguarda il materiale medico da essi usato, che dovrebbe essere smaltito assieme ai rifiuti residui.

Questa serie di misure prevede che:

- il paziente debba collocare, nella propria stanza o, comunque, nello spazio dove si trova in isolamento, un solo sacco per i rifiuti;

- i fazzoletti di carta e le mascherine usate dal paziente debbano essere immediatamente gettate in questo apposito sacco dei rifiuti;

- i guanti protettivi e le mascherine utilizzate dall’eventuale soggetto che assiste o avvicina il paziente, per qualsiasi altro motivo regolarmente autorizzato, debbano essere gettate, immediatamente dopo il loro utilizzo, in un altro sacco per i rifiuti, posto vicino alla porta della stanza del paziente;

- i sacchetti per i rifiuti prelevati dalla stanza del paziente debbano essere chiusi in assoluta sicurezza, prima di venire rimossi. Il loro contenuto non dovrà mai essere trasferito in un altro contenitore. Questa procedura dovrà essere compiuta di frequente;

- questi sacchetti per i rifiuti possano essere raccolti e collocati in un sacchetto per la spazzatura generale pulito. Quest’ultimo potrà venire smaltito nei rifiuti indifferenziati comuni senza la necessità di ulteriori trattamenti speciali;

- dopo aver maneggiato questi rifiuti, sia necessario lavarsi rigorosamente le mani con il sapone o disinfettanti per le mani a base di alcool.

Nel caso in cui la mancanza di personale o un’eccesiva riduzione costringa a una limitazione dei servizi, gli stati membri dovranno garantire comunque la continua e frequente opera di raccolta dei rifiuti residui e organici, per evitare rischi per la sicurezza e la salute pubblica. Tuttavia, sulla base della valutazione dei rischi sopracitati, la frequenza di raccolta del materiale riciclabile secco potrà venire regolata temporaneamente in maniera diversa, sottoposta, quindi, a modifiche sia orarie che organizzative, ma mai sospesa. 

Per quanto riguarda i rifiuti provenienti dalle strutture sanitarie, verrà rispettata la direttiva 2008/98/CE, facendo così riferimento alle norme relative al trattamento dei rifiuti pericolosi e le necessarie autorizzazioni ed eventuali deroghe previste (Art. 17, 23, 24, 25), oltre alle recenti linee guida fornite dall’ECDC in ambito di contesti sanitari contaminati dal Covid-19. I rifiuti provenienti dalle strutture sanitarie saranno catalogati come rifiuti clinici infettivi di categoria B (UN3291)

Nell’eventualità che il trattamento di smaltimento o incenerimento di questi subisca interruzioni, è fondamentale che tali rifiuti vengano temporaneamente stoccati in sicurezza fino alla risoluzione dei problemi. Tale procedura avverrà attraverso l’utilizzo di contenitori sigillati e disinfettati posti in aree protette e accessibili solo dal personale autorizzato. Processi alternativi di trattamento scelti dallo stato dovranno essere, comunque, in linea con il diritto dell’UE, soprattutto nel caso in cui tali alternative possano, in qualche modo, produrre un esito ambientale peggiorativo rispetto allee linee guida ufficiali. L’uso di tali misure sarà limitato al tempo strettamente necessario a permettere il ripristino della capacità di smaltimento.

Dovranno, poi, essere adottate misure di protezione volte a garantire la salute e la sicurezza dei lavoratori nei confronti dei rischi legati alla crisi del Coronavirus.

L’Agenzia Europea per la Sicurezza e l’Health at Work hanno fornito ai datori di lavoro una guida su come prevenire la diffusione del virus all’interno del posto di lavoro. Le pratiche includono:

- l’organizzazione del personale in modo da garantire il distanziamento tra i lavoratori e la loro presenza minima nella stessa area;

- la garanzia della disponibilità e dell’uso dei dispositivi di protezione individuale e degli idonei prodotti disinfettanti;

- la garanzia di un rigoroso rispetto di standard igienici elevati, attraverso il frequente ricambio dei dispositivi di protezione individuale, i cambi di abbigliamento professionale, la sostituzione di guanti usurati e, quindi, causa potenziale di contaminazione, le pulizie e gli interventi igienizzanti frequenti delle strutture e dei vestiti; 

- la stesura e l’assunzione di protocolli più severi riguardanti l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale;

- quando necessarie, l’elaborazione e l’organizzazione di specifiche modalità di lavoro per soggetti particolarmente vulnerabili, come anziani o persone con problemi di salute.

L’UE ha stanziato 4,9 miliardi di euro al fine di finanziare una politica di coesione sulla gestione dei rifiuti per gli anni 2014 - 2020. Questa include incentivi a sostegno della sensibilizzazione e della prevenzione sul tema dei rifiuti, incrementi atti a favorire, rinforzare e ottimizzare la raccolta differenziata, il riutilizzo, il riciclaggio, il recupero di energia dai rifiuti (incluso l'incenerimento) e il loro smaltimento (discarica e incenerimento senza recupero di energia), la creazione di strutture volte al trattamento dei rifiuti e lo sviluppo delle capacità amministrative e locali. Già alla fine del 2019, il 31% dell’importo totale non era stato ancora erogato alla realizzazione di progetti specifici. La gestione di tali fondi è affidata alle Regioni e agli stati membri, i quali possono disporli anche in ambiti differenti, come il rischio o la catastrofe sanitaria.

La Commissione Europea ha istituito la Coronavirus Response Investment Initiative per fornire finanziamenti da fondi strutturali e liquidità immediata agli Stati membri, in vista delle spese richieste per contrastare l’emergenza. La Coronavirus Response Investment Initiative offre agli Stati membri un'iniezione di liquidità anticipata di 8 miliardi di euro dai fondi di coesione dell'UE, che potrebbero aumentare fino a 37 miliardi di euro di investimenti pubblici per combattere il Coronavirus.

Questo permetterà ai paesi membri una maggiore elasticità nel riallocare le risorse finanziarie nei settori in difficoltà e una maggiore efficienza nell’affrontare crisi come quella della gestione dei rifiuti.

Inoltre, si è proposto di includere la crisi della sanità pubblica nelle emergenze coperte dall’EU Solidarity Fund. L’obiettivo fondamentale è fornire ulteriori 800 milioni di euro alle economie più colpite, sia direttamente, che indirettamente, oltre alle sovvenzioni dirette e alle agevolazioni fiscali nazionali che possono essere richieste dalle imprese, in tutti i settori, compreso quello della gestione dei rifiuti, qualora si trovassero a far fronte a una carenza di liquidità. 

Le domande dovranno pervenire alla Commissione entro dodici settimane dalla data della prima azione ufficiale contro l'emergenza Covid-19, unicamente attraverso un apposito modulo previsto per tali richieste e che prevede anche un elenco delle possibili spese, dovute alla suddetta emergenza, che potranno essere coperte dal fondo. Al fine di garantire l’equo trattamento di tutte le domande Covid-19, la Commissione accetterà la ricezione di eventuali aggiornamenti entro dodici settimane dall'entrata in vigore del regolamento modificato, vale a dire entro il 24 giugno 2020. Le misure di emergenza possono essere finanziate retroattivamente dal giorno della prima azione ufficiale e fino a quattro mesi dopo.

Per fornire agli Stati membri ulteriore flessibilità nell'uso dei finanziamenti per affrontare la pandemia di Coronavirus, è stata introdotta una serie di modifiche volte a semplificare le procedure e ridurre al minimo gli oneri amministrativi.

Nel marzo 2020, inoltre, la Commissione ha predisposto un nuovo e temporaneo piano di aiuti economici (State Aid Framework), attraverso il quale lo Stato membro può concedere sovvenzioni fino a 800 mila euro e garanzie pubbliche per consentire prestiti a tassi di interesse agevolati. Gli Stati membri possono utilizzare tali misure al fine di garantire agli operatori economici del settore rifiuti di poter accedere più agevolmente e con tempi più rapidi ai finanziamenti necessari a far fronte alla crisi Covid-19.

La Commissione, per quanto la riguarda, si impegnerà a monitorare regolarmente la situazione rifiuti nei vari paesi, con l’invito a far presente le misure adottate contro la crisi Covid-19 a ENV-WASTE-COVID-19@ec.europa.eu.

 

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