12 Febbraio 2019

Il know-how professionale dietro una piattaforma digitale

ELEONORA GIARDINO

Immagine dell'articolo: <span>Il know-how professionale dietro una piattaforma digitale</span>

Abstract

Grazie al giusto equilibrio di competenze e di know-how legale e tecnologico è possibile creare processi digitali che possono essere considerati una vera e propria estensione nel mondo digitale dell’applicazione del diritto, riuscendo a conferire ai documenti e alle transazioni valore probatorio e la medesima efficacia legale dei corrispondenti documenti realizzati con un processo cartaceo.

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Quale che sia il settore in cui operano le aziende “tradizionali”, è inevitabile che stiano affrontando o si accingano ad affrontare un percorso di trasformazione digitale. Tale percorso non può però limitarsi semplicemente alla “digitalizzazione” dei processi esistenti e o a portare online il vecchio modello di business. I cambiamenti indotti dal digitale nella società, nei comportamenti d’acquisto, nei modelli competitivi, richiedono alle aziende di ripensare e innovare in maniera sostanziale i propri modelli di business.

Negli ultimi decenni, la tecnologia si è evoluta con una velocità da record: l'avanzare del progresso è innegabile così come è innegabile che le nuove tecnologie hanno apportato notevoli cambiamenti non solo al modo di vivere ma anche al mondo del lavoro.

Le società che si occupano dei processi per la conservazione digitale sono al centro di questo processo in quanto sono capaci di offrire soluzioni digitali non invasive ma a supporto delle aziende ed in grado di rispondere ai cambiamenti imposti dalla normativa vigente efficientando ed ottimizzando i processi aziendali.

Tali soluzioni e implementazioni quanto più saranno performanti ed efficienti tanto più diventeranno parti integranti e sostanziali dei processi aziendali stessi.

Ma come una piattaforma web o un processo interamente digitale può essere considerato una vera e propria estensione nel mondo digitale dell’applicazione del diritto?

Dietro lo sviluppo di una piattaforma di questo tipo deve necessariamente esistere una profonda conoscenza del mondo legal associata ad una lunga esperienza nel campo degli standard di sicurezza digitale, in grado di garantire processi certi, sicuri e capaci di restituire oggetti digitali con un valore probatorio opponibile a terzi.

Solamente grazie al giusto equilibrio di competenza e di know-how legale e tecnologico, è possibile creare soluzioni di questo tipo in grado di conferire ai documenti e alle transazioni pieno valore legale.

Un esempio di questo può essere quello di una piattaforma dedicata alla gestione del recupero del credito: una piattaforma web appositamente dedicata agli studi legali o alle aziende che si occupano di recupero crediti o factoring che consente la condivisione dei documenti tra le parti interessate al processo, il monitoraggio dello stato di avanzamento di ogni pratica e la generazione dei documenti utili alla procedura.

In questo modo si realizza una piattaforma digitale funzionale in grado di creare una gestione documentale collaborativa, che permette di ottimizzare ed efficientare un processo generando un vantaggio competitivo  all’interno delle realtà aziendali.

A questo punto mi piace riprendere qui una frase di Lawrence Lessig tratta dal “Code and other laws of cyberspace” che rispecchia al meglio il corretto approccio al digitale “Il codice è legge, l’algoritmo è regolamentazione, l’interfaccia è interpretazione”, perché ritengo sia la perfetta sintesi di quanto sopra espresso.

Cosa intendo ?

Il “codice”, va inteso come il rispetto delle regole, non solo in senso informatico, ma anche e soprattutto come rispetto di tutte le normative relative al mondo del diritto ed alle regole della conservazione: il codice è quindi legge che governa il processo digitale; queste norme e regole vengono poi declinate in “algoritmi” che traducono nel mondo digitale altrettanta certezza normativa e valore probatorio dei dati trattati e blindati nei sistemi di conservazione.

In ultimo l’“interfaccia da intendere come piattaforma” di condivisione del dato, da personalizzare secondo la richiesta dal committente di cui se ne interpretano le necessità, secondo questi principi.

Il know how tecnologico e la profonda conoscenza del diritto e delle normative che regolano il mondo della conservazione digitale devono quindi essere necessariamente alla base dell’analisi e dello sviluppo di questo tipo di piattaforme.

 

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