24 Marzo 2021

Podcast e studi legali: 5 regole per un prodotto efficace

GIUSEPPE ALVIGGI

Immagine dell'articolo: <span>Podcast e studi legali: 5 regole per un prodotto efficace</span>

Abstract

Sempre più studi legali fanno ricorso al podcast come strumento di comunicazione per informare clienti, stakeholder e pubblico riguardo a tematiche del diritto che possano risultare di grande interesse perché connesse all’attualità o legate ad un ambito specifico da approfondire. 

Ma un buon podcast è definito tale, oltre che in virtù dell’argomento che si affronta, anche in funzione della sua qualità in termini di efficacia complessiva della comunicazione. Una valutazione che oggi è possibile effettuare sulla base di alcune semplici regole, sintetizzabili in: qualità dell’audio, contenuto di valore, identità, ritmo e valore relazionale.

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Primo punto: l'audio

Analizzando punto per punto, si può cominciare dall’audio, che deve essere appunto di qualità non appena adeguata, come purtroppo avviene per molti podcast non professionali, ma impeccabile.

Questo è possibile utilizzando attrezzature audio di ultima generazione, microfoni professionali da broadcast con un buon range dinamico e funzioni di limiter/compressore, software per registrazione e servizi di podcasting professionale. La qualità è ancora migliore se si decide di rivolgersi a uno studio di registrazione professionale, che può mettere a disposizione attrezzature specializzate e ambiente ideale, garantendo così la massima qualità possibile.

 

Secondo punto: il contenuto

Il secondo punto è il contenuto di valore. Contrariamente ai media audiovisivi tradizionali, caratterizzati dalla logica del flusso su un canale dedicato, il podcast è un media on-demand e non può permettersi assolutamente di sacrificare spazio per contenuti meramente riempitivi o decorativi ma deve invece ottimizzare il più possibile l’utilità del mezzo, saturando il tempo a disposizione con la massima densità di contenuto informativo che la durata stabilita consente. Un contenuto che deve essere di grande interesse e attualità per il target al quale si rivolge ma, al tempo stesso, espresso in forma facilmente comprensibile, evitando un eccessivo ricorso a terminologia del gergo specializzato o lo stile troppo involuto del tipico testo in legalese destinato esclusivamente a un pubblico di addetti ai lavori. Insomma, il podcast deve unire valore informativo a valore di intrattenimento, non annoiare e non distogliere l’attenzione.

 

Terzo punto: l'identità

L’identità del podcast si costruisce attraverso gli elementi identificativi – sigla, intro, grafica coordinata, colonna sonora – e attraverso la serialità, inserendo il podcast all’interno del contesto di una rubrica con cadenza periodica che lo faccia diventare un appuntamento fisso per il pubblico che si è scelto come target.

 

Quarto punto: il ritmo

Un altro aspetto fondamentale, ereditato dalla tradizione radiofonica e comune a tutti gli strumenti audiovisivi di informazione o intrattenimento, è il “ritmo” del discorso, che non può essere monocorde e piatto ma deve invece utilizzare con abilità le possibilità combinatorie degli elementi strutturali del testo orale – periodi, frasi, sottolineature, pause – e le dinamiche interattive degli interlocutori, per mantenere viva l’attenzione del pubblico ed evitare che perda concentrazione. A questo scopo, è opportuno che il podcast non duri più di 10 minuti, oltre i quali la soglia di attenzione è destinata fatalmente ad abbassarsi fino a ridursi a zero.

 

Quinto punto: il marketing

Ultimo aspetto che qui analizziamo, ma non ultimo per importanza, è il valore aggiunto di marketing relazionale del podcast. Vale a dire la possibilità di utilizzare il podcast come strumento per stabilire e promuovere relazioni, instaurando all’interno del canale che lo ospita collaborazioni con altri professionisti che possano condividere un contributo ispirato a un punto di vista originale e diverso rispetto all’argomento trattato.

Dopo averlo realizzato rispettando queste 5 regole, il podcast va comunicato al pubblico e promosso adeguatamente per massimizzarne la visibilità presso il target selezionato. È opportuno, in questo senso, inserire il podcast in un piano di comunicazione ben concepito e strutturato, integrandone periodicamente le uscite con altre forme di comunicazione.

Molto utile è la newsletter, che consente di utilizzare il podcast come contenuto da inviare ai contatti email, in modo da fidelizzare gli utenti interessati sul tema trattato, sfruttando l’occasione per ricercare nuovi contatti che vanno ad aggiungersi al database dello studio.

Se la tematica affrontata può risultare “notiziabile”, cioè di interesse generale per un pubblico sufficientemente ampio, è una buona idea attivare l’ufficio stampa per condividere e segnalare il podcast su portali specializzati o generalisti che possano moltiplicarne l’impatto.

Rispetto alle pillole video, il podcast è una forma di comunicazione più immediata e flessibile, perché presuppone un ascolto attivo che non preclude lo svolgimento contemporaneo di altre attività, ed è perciò il mezzo ideale per aumentare la reputazione dello studio legale attraverso un buon posizionamento sui motori di ricerca. Questo può avvenire modulando contenuti, uscite e promozione sulla base di un costante monitoraggio dell’audience, possibile mediante l’utilizzo dei servizi misurazione feedback e report che ciascuna piattaforma su cui il podcast è condiviso invia all’account principale del sito dove è ospitato. Le metriche di numero di download, interazioni, geolocalizzazione, demografiche, sorgenti di ascolto, dispositivi utilizzati e follower forniscono dati disaggregati sull’audience finale, che consentono di delineare un quadro molto dettagliato di chi ascolta il nostro podcast, da dove e come, di preferenza quando e cosa ne pensa, consentendoci di analizzare queste informazioni per elaborare una strategia di comunicazione più efficace per il posizionamento competitivo dello studio.

 

 

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