05 Giugno 2020

Il potenziale del comunicato stampa

LORENZO GARBI

Immagine dell'articolo: <span>Il potenziale del comunicato stampa</span>

Abstract

Da decenni aziende e istituzioni si relazionano con i media con questo strumento.

L'era digitale ha aumentato i canali a disposizione dei comunicatori, ma il comunicato stampa rimane uno strumento efficiente ed efficace.

***

Il primo comunicato stampa risale probabilmente al 1906: un treno sulla Pennsylvania Railroad deraglia e causa la morte di diverse decine di persone. Ivy Lee, giornalista, scrive qualche riga di cronaca per conto della compagnia ferroviaria in modo da fornire materiale a tutti i cronisti che dovranno riportare la notizia.

Voilà.

Lee aveva costruito un mezzo di comunicazione semplice e formidabile: la forma del comunicato – che vedremo tra breve – non è praticamente mai cambiata in più di 120 anni di storia.

Il comunicato stampa è sempre riuscito ad adattarsi ai tempi, e oggi, con l'avvento dell'era digitale e con il supporto di siti costruiti ad hoc, i media possono gestire molte più informazioni, e quindi diffondere molti più comunicati, di quanto fosse possibile su un giornale in edizione solo cartacea.

Il che porta, da una parte, a una giungla di informazioni molto intricata, ma dall'altro anche alla possibilità che comunicati stampa che un tempo non avrebbero trovato spazio per la pubblicazione ora riescano a conquistarsi un posto. Beninteso, la pubblicazione avviene solo se questi siano effettivamente interessanti, e non per chi li scrive, ma per chi li pubblica e, soprattutto, per chi li deve leggere.

 

Quando preferire il comunicato stampa

I social offrono una comunicazione molto più dinamica e un collegamento diretto con i follower, senza intermediari.

Ma, per esempio, cosa fare se i follower ancora non ci sono, e la reputazione digitale è ancora tutta da costruire? O se si ha intenzione di conquistarsi una fetta di nuovi potenziali contatti che, al momento, non ci conoscono?

Lo strumento migliore è senza dubbio il comunicato stampa. Ci si rivolge ad aziende o professionisti specializzati in pubbliche relazioni. Questi costruiscono il comunicato e si occupano di diffonderlo. Il numero e l'importanza dei media che pubblicheranno la notizia saranno due ottimi parametri per valutare l'efficacia dello sforzo.

Di fatto, il comunicato può rappresentare un'ottima risorsa ogni volta che abbiamo una notizia da diffondere che può essere giudicata interessante dal resto del mondo – o, perlomeno, dal nostro target.


Struttura del comunicato stampa

Vogliamo una prima parte, brevissima, in cui inserire tutte le informazioni vitali. In due righe chi legge deve convincersi che il nostro comunicato vale la pena di essere pubblicato. Di un testo, la maggior parte della gente non legge che il titolo o le prime righe. Cerchiamo dunque di essere sintetici e invogliare la lettura delle prossime parti.

Un secondo paragrafo sarà poi dedicato a raccontare, con dovizia di particolari, la notizia. In genere, si cerca comunque di non esagerare con la lunghezza.

Segue poi un paragrafo di informazioni sull'emittente: un'azienda può fornire la propria storia o la mission, un professionista la sua biografia. A questo punto, inseriamo sempre data e firma: i destinatari devono sempre sapere con chi hanno a che fare.

Sconsigliati, ma talvolta necessari, gli allegati: cerchiamo di non abusarne e di non includere file di dimensioni abnormi, che potrebbero creare problemi alla ricezione della mail.

Solo alla fine occorre trovare un titolo, utilizzando il minor numero di parole possibili e facendo contemporaneamente in modo che queste poche lettere riassumano al meglio la notizia che stiamo dando. Spediremo il tutto via mail, dunque il titolo sarà anche l'oggetto, e la prima cosa che leggerà il ricevente. Da qui l'importanza di utilizzare un tono accattivante e coinvolgente.

Non dimentichiamoci che il comunicato finirà, nella grande maggioranza dei casi, su internet. Inclusa nel lavoro ci deve quindi essere anche l'indicizzazione di quanto scriviamo, per rendere più “Google-friendly” un contenuto e permettere al più vasto pubblico possibile di raggiungerlo.

Finito?
Ovviamente, no. È finita la parte “facile”, quella che si svolge solo nell'ufficio del comunicatore, che ha scritto qualcosa senza alcun contraddittorio e che adesso deve superare l'esame della notiziabilità. Si gioca ora tutta un'altra partita, quella delle pubbliche relazioni: fare in modo che i media pubblichino la nostra notizia. Perché dovrebbero preferirla alle centinaia che ricevono quotidianamente? Se abbiamo valide argomentazioni per rispondere a questa domanda, possiamo cominciare!

 

 

 

 

 

Altri Talks