08 Marzo 2019

Enti locali: il ricorso al credit management per contrastare l’evasione

GIOVANNI FALCONE

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Abstract

Quale il ruolo dei professionisti del recupero stragiudiziale dei crediti vantati dalla PA? Sebbene esista la possibilità per le Amministrazioni Pubbliche, locali e centrali, di ricorrere alle agenzie autorizzate ex art. 115 TULPS per il recupero dei crediti, il loro intervento in tale ambito appare ancora limitato.

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Mentre sul piano nazionale ferve il dibattito sulla cosiddetta autonomia differenziata, che per iniziativa del Governo muoverà i primi passi a partire dalle regioni per poi estendersi ad altri ambiti della P.a., permane la forte difficoltà da parte dei comuni italiani, in particolare di quelli del centro sud, di riscuotere i tributi.

Da una parte si registra la spinta di regioni virtuose per ottenere che quote di gettito dei tributi vengano da loro trattenute, dall’altra il disagio delle amministrazioni locali che incapaci di incassare, rischiano il dissesto finanziario.

Campania, Calabria, Sicilia rappresentano i fanalini di coda nella classifica delle regioni dai comuni meno virtuosi. Per loro, le maggiori criticità nascono dalla riscossione della Tari, la tassa sui rifiuti e, sul fronte extra tributario, dalla riscossione delle contravvenzioni al codice della strada.

Emblematici i casi Reggio Calabria e Palermo. Nel capoluogo calabro l’importo degli avvisi ed ingiunzioni emessi ammonta complessivamente ad euro 16,5 milioni (8,5 milioni Tari/Tares ed 8 milioni Imu). Il comune di Palermo invece si ritrova a rincorrere ben 11.772 morosi, per colmare un mancato gettito Tari di 10,3 milioni di euro.

Minori finanziamenti statali e minori entrate tributarie ed extra tributarie quindi, un mix negativo sul quale amministratori e funzionari della P.a. sono chiamati ad intervenire con decisione. 

Una strada da percorrere, suggerita da UNIREC, l’Unione nazionale delle imprese a tutela del credito, è quella di una gestione manageriale del ciclo delle entrate pubbliche. Nel mondo delle imprese si è infatti consolidata, negli ultimi anni, la funzione aziendale del Credit Management, caratterizzata da attività di gestione e controllo di tutti gli aspetti relativi al credito commerciale che contribuiscono alla salvaguardia del bilancio.

Per una migliore gestione dell'ente locale, i funzionari dell’area finanziaria e nello specifico dell’ufficio tributi potrebbero aprirsi con maggiore favore alle best practice aziendali in materia di prevenzione delle insolvenze, monitoraggio, recupero e cessione del credito.

Ancora oggi, nonostante la facoltà della Pubblica Amministrazione di beneficiare del supporto di consulenze manageriali e società esterne per la gestione di attività funzionali al rintraccio dei morosi, al remind sugli scaduti ed al recupero degli insoluti, sono davvero poche le realtà pubbliche aperte a forme alternative di gestione.

Nonostante le difficoltà di incasso, forte è la tendenza a limitarsi alle azioni tradizionali ed obbligatorie, su tutte la riscossione coattiva, affidata ad Agenzia Entrate Riscossione o ai concessionari privati iscritti all’Albo ex art. 53 dei gestori dell'accertamento e della riscossione dei tributi locali, di cui all'art. 53 del d.lgs. 15 dicembre 1997, n. 446".

Tale scelta finisce per trasgredire alla prima regola di una corretta gestione del credito, quella della tempestività degli interventi di recupero. Un credito tributario viene iscritto a ruolo mediamente dopo almeno due anni dall’accertamento, il che significa che le azioni di riscossione gestite da soggetti terzi all’ente comunale partono con grave (seppur incolpevole) ritardo. Si potrebbe invece precedere la fase coattiva con azioni di recupero stragiudiziale, il che consentirebbe all’ente di contattare i contribuenti morosi per via epistolare, telefonica e diretta (attraverso consulenti del credito) all’insorgere del debito, assicurandosi nel breve termine il pagamento attraverso le capacità negoziali e persuasive tipiche dei professionisti del recupero.

In Italia operano diverse società ex art. 115 del TULPS (Testo Unico di Pubblica Sicurezza), abilitate al recupero stragiudiziale dei crediti privati e pubblici che potrebbero, con buona capacità di incasso, agire nella fase pre-ruolo e garantire alla P.a., come già avviene presso alcuni enti locali virtuosi, livelli di recuperato superiori al 40% dell’affidato. A concorrere al successo delle iniziative di recupero stragiudiziale è la capacità di rintraccio dei soggetti morosi, agevolata dal ricorso alle c.d. business information e, soprattutto, dall’attivismo territoriale dei consulenti del credito.

Secondo UNIREC, un vantaggio non trascurabile è quello della riduzione dei ricorsi avversi agli enti. Non sempre chi risulta iscritto a ruolo dagli uffici tributi è moroso. Frequenti sono i tardivi o mancati aggiornamenti sullo stato dei pagamenti forniti dalla tesoreria comunale agli uffici tributi, il che determina l’avvio di azioni di riscossione coattiva anche verso contribuenti virtuosi (la cosiddetta problematica delle cartelle pazze) con la relativa apertura di azioni di richiesta risarcimento da parte di questi ultimi. Quando invece una P.a. attiva una preliminare fase di recupero stragiudiziale, alla richiesta bonaria di pagamento da parte dell’agenzia di recupero, chi ha già pagato documenta la linearità della sua posizione e l’ufficio tributi può rapidamente aggiornare il proprio data base.

Allora perché la P.a. è ancora restia ad affidarsi ai professionisti del recupero? Secondo UNIREC, risulta ancora diffusa una sottovalutazione della figura degli addetti del settore, visti come esattori improvvisati, pronti a forzare la mano pur di recuperare il credito.

Nell’ultimo decennio, invece, il numero più elevato degli operatori del settore è costituito da professionisti con competenze giuridiche ed economiche, le cui abilità sono potenziate attraverso percorsi di formazione continua, e tenuti a garantire una corretta applicazione di un codice di condotta condiviso dalla categoria con le associazioni dei consumatori.

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