16 Giugno 2020

Gli effetti del COVID-19 sul cambiamento di approccio alla Responsabilità Sociale d’Impresa

ELEONORA TOSSINI

Immagine dell'articolo: <span>Gli effetti del COVID-19 sul cambiamento di approccio alla Responsabilità Sociale d’Impresa</span>

Abstract

La pandemia del COVID-19 ha innescato una crisi che coinvolge diversi ambiti, tra cui quello dell’economia di mercato. Questo genere di depressioni, come accadde per la crisi del 1929 (la crisi del '29 - Consob), attirano l’attenzione sul ruolo delle imprese, in particolare sulla loro responsabilità sociale. L’evoluzione in tale ambito è presagita da diverse fonti, ma le modalità del cambiamento e la prospettiva, a breve o lungo termine, non sono ancora definite.

Il presente contributo ha l’obiettivo di analizzare il cambiamento riguardante la responsabilità sociale d’impresa, sottolineando i punti di forza nonché le questioni irrisolte.

 

 

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Introduzione

La prima fase della legislazione comunitaria rispecchia l’ampia libertà d’impresa nel sistema economico, che ha privilegiato il coinvolgimento nelle scelte strategiche della figura manageriale rispetto a quella del giurista, sottovalutando l’importanza della responsabilità sociale d’impresa.

L’ultima direttiva comunitaria (UE) 2019/1937 [i]segna, invece, un’inversione di tendenza; il mercato infatti, nell’attutale momento di crisi, mostra un tempestivo innalzamento del livello di responsabilità sociale tramite l’adozione di comportamenti conseguenti quali: modalità di smart working, proprio a voler tutelare il lavoratore, ovvero, la conversione dell’attività per la produzione di dispositivi sanitari a vantaggio della collettività.

 

Prospettive di Politiche di Gestione Sostenibile nelle imprese

Alla luce delle premesse svolte sulla responsabilità sociale d’impresa, e la sua successiva considerazione quale strumento per contribuire al superamento della crisi contingente, passiamo ad analizzare alcune possibili prospettive.

1.Responsabilizzazione degli Stakeholder:

L’ordinamento interno ha finora trattato le tematiche sociali con uno schema che valorizzi la teoria degli stakeholder[ii], ossia la necessità che l’interesse produttivo dell’impresa venga bilanciato con gli interessi di coloro su cui ha incidenza l’azione economica della stessa. La responsabilizzazione della figura degli stakeholder è, anche nel breve termine, secondo molti, una soluzione vincente.

La direttiva europea 2017/828[iii] mostra, sul versante comunitario, una sensibilità verso la tematica. Il testo infatti, nonostante si focalizzi sugli incoraggiamenti verso l’impegno degli azionisti, in una prospettiva di lungo termine, fornisce altri elementi che fanno presagire un’impostazione di maggior controllo da parte dei soci, di coinvolgimento dei lavoratori nonché la creazione di comitati rappresentativi degli stakeholder. Questi ultimi sarebbero infatti, coloro eletti ad avere un dialogo più diretto con la categoria degli imprenditori, evitando così di innescare un’eccessiva discrezionalità dell’intera categoria.

Si prospetta dunque, una tendenza della responsabilità, che si scosta dalla centralità degli amministratori per concentrarsi sul maggiore coinvolgimento della collettività, con l’ulteriore vantaggio di ridurre il rischio di autoreferenzialità.

Questa soluzione tuttavia lascia irrisolte alcune questioni:

  • I limiti o livelli di incidenza degli stakeholder;
  • gli strumenti concretamente a disposizione degli stessi.

Nel tentativo di dare una risposta, si potrebbe far riferimento all’esperienza tedesca della cogestione, che vede nel Consiglio di Sorveglianza, in riferimento al Consiglio dei Lavoratori, una partecipazione certamente attiva, ma comunque minoritaria rispetto agli azionisti. Tale confronto evidenzia le preoccupazioni circa il livello di incidenza nella gestione da parte degli stakeholder, i quali potrebbero svolgere un’attività di mera consulenza che avrebbe poca incidenza a livello di gestione.

 2.Società Benefit:

Altra parte della dottrina vede nella Società Benefit una valida alternativa, infatti caratterizzata strutturalmente dalla preesistenza dell’attività di lucro con quella ad uso comune[iv], potrebbe comportare significativi vantaggi:

  • L’istituzionalizzazione dello scopo di lucro e le finalità del raggiungimento del beneficio comune, presenti sin dallo Statuto, riducono il margine di discrezionalità e di comportamenti poco virtuosi ab origine;
  • Gli amministratori che vogliono perseguire scopi benefici sono tutelati in termini di responsabilità dalla suddetta clausola, in quanto il beneficio comune rappresenta un dovere;
  • L’obbligo di informativa puntuale aumenta il clima di fiducia, compromesso dal periodo contingente.

L’adozione di un modello con queste caratteristiche indica un’importante inversione di tendenza nel panorama dei comportamenti socialmente responsabili; infatti questi ultimi che ad oggi derivano perlopiù da pressioni esterne, quali istanze sindacali e pubbliche, inizierebbero a discendere dall’interno. È necessario sottolineare, tuttavia, come questa alternativa possa esser applicabile certamente in una prospettiva di lungo termine, lasciando irrisolte le difficoltà legate alla prima fase di adattamento, soprattutto dopo la crisi attuale.

 

Riflessioni Conclusive

La legislazione comunitaria oggi incentiva la tutela di interessi ulteriori alla libertà d’impresa, quali quelli sociali.

Le prospettive sopra descritte, adattabili soprattutto alla grande impresa, individuano il possibile soggetto sul quale far ricadere la responsabilità e colui portavoce di tali interessi.

 A seguito della globalizzazione, mossa dall’affermazione dei mercati finanziari, si è avviato il trasferimento del problema della responsabilità sociale d’impresa, dal livello macro, al livello micro delle singole imprese. Si è tentato infatti di introdurre nella governance del sistema economico (a livello di impresa), le istanze di socializzazione ormai smarrite nell’ambito globalizzante dell’economia, per recuperare gli interessi sia interni, ad esempio dei lavoratori dipendenti, che esterni all’impresa, quali quelli legati alla tutela ambientale. Tale trasferimento nel nostro ordinamento, ha propeso per uno schema che valorizzi la teoria degli stakeholder; questi ultimi, sebbene già presenti in molte realtà, destano preoccupazione circa gli strumenti per connettere, concretamente, la sfera economica a quella sociale.

La società benefit rivela al contrario, dei dubbi circa le difficoltà della prima fase di adattamento, difficoltà che potrebbero esser accentuati dall’attuale depressione.

Alla luce di tale situazione, la domanda sorge spontanea: “quali sono i vantaggi per l’attività imprenditoriale che adotti i principi di responsabilità sociale?” Le politiche di gestione sostenibile, infatti, sono valorizzate ancora in minima parte, ma il periodo di crisi attuale ha riportato l’attenzione su di esse mostrando da una parte il loro potenziale, dall’altra ricordando i dubbi intrinseci, con la speranza di individuare il modello migliore, sia in una prospettiva di breve che di lungo termine.

 

[i] DIRETTIVA (UE) 2019/1937 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 23 ottobre 2019 riguardante la protezione delle persone che segnalano violazioni del diritto dell’Unione.

In particolare (53) e (10).

[ii] Estratto dal testo intitolato: “ il bilancio sociale: economica, etica e responsabilità sociale dell’impresa” di G. RUSCONI .

[iii] Direttiva UE 2007/828 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 17 maggio 2017. Consultare testo della direttiva per completezza.

[iv] L.28-12-2015 n. 208. Art 1 comma 376 : “...società benefit, che nell’esercizio di un’attività economia, oltre allo scopo di dividerne gli utili perseguono una o più finalità di beneficio comune e operano in modo responsabile...”

 

 

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