13 Giugno 2022

Verso una nuova "corporate consistency"

ALESSANDRO RENNA

Immagine dell'articolo: <span>Verso una nuova "corporate consistency"</span>

Abstract

Si affaccia a mio avviso con forza un nuovo concetto di «corporate consistency» che riguarda la capacità di un’organizzazione di proporsi in modo coerente rispetto al purpose e ai valori dichiarati pubblicamente.

***

Una recente ricerca dell’Institute for Policy Studies ha evidenziato che nel 2021 un CEO americano ha guadagnato mediamente 670 volte in più di un suo dipendente. Nel caso di Amazon, il rapporto è stato di 6.474 a 1. Nel 2020 il rapporto era di 604 a 1 (Link).

Può ritenersi che squilibri del genere, peraltro in crescita, siano compatibili con la visione del mondo presentata nei Goal dell’Agenda ONU 2030 e con i valori del nuovo «capitalismo degli stakeholder», sostenuto con magniloquenza dalla business community? Nutro qualche dubbio.

Certo la sostenibilità è un concetto articolato, che abbraccia temi e aspetti molto diversi tra loro. Si passa dalla tutela dell’ambiente alla valorizzazione delle persone e alla qualità della governance, tanto che qualsiasi organizzazione potrebbe sentirsi «sostenibile» perché non usa plastica, perché «concede» lo smart working o perché utilizza presidi anticorruzione negli acquisti.

Ma la sostenibilità non può essere un menu à la carte dal quale attingere a proprio piacimento, ne sarebbero tradite le finalità olistiche di riscrittura complessiva del quadro valoriale e operativo delle organizzazioni.

Si affaccia a mio avviso con forza un nuovo concetto di «corporate consistency» che riguarda la capacità di un’organizzazione di proporsi in modo coerente rispetto al purpose e ai valori dichiarati pubblicamente.

Nello scegliere di pagare un CEO 670 volte in più di un dipendente medio, un’organizzazione sta comunicando qual è la sua visione del capitale umano e del merito. 

E sta anche comunicando qual è la sua posizione in merito al Goal n. 10 dell’Agenda Onu 2030, che prevede la riduzione della disparità di reddito.

Dobbiamo allora chiederci se la stessa organizzazione può ritenersi sostenibile perché, per esempio, svolge corsi di formazione per i dipendenti o finanzia attività di rimboschimento in qualche paese del mondo.

Se la sostenibilità è in grado di generare valore in termini reputazionali, allo stesso modo credo assisteremo nei prossimi anni a clamorosi boomerang ai danni delle organizzazioni che non sapranno elaborare (e comunicare) una loro consistency complessiva.

È una sfida molto difficile, che avverto anche personalmente nella mia posizione in 4cLegal. Penso tuttavia che gli stakeholder delle organizzazioni potranno accettare errori e limiti soltanto se percepiranno autenticità,  coerenza e prudenza nella ricerca dei «benefici» della sostenibilità.

Altri Talks