27 Febbraio 2019

Ancora sulla leadership: le giovani donne che vedono lontano

ANNA ELENA BROLIS

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Abstract

E’ spesso ribadito  quanto sia importante oggi per ogni professionista sapersi relazionare con consapevolezza e entusiasmo con colleghi e clienti, stabilendo una strategia che valorizza il proprio potenziale e, al contempo, consente di contribuire in modo determinante al benessere e al futuro del team di cui si fa parte – indipendentemente dal ruolo in cui si gioca.
Abbiamo appreso, in particolare, l’importanza di sviluppare quanto prima le caratteristiche del leader, dall’avere visione al saper creare attorno a sé un ambiente energico improntato da fiducia reciproca e proiettato in maniera coesa e innovativa verso obiettivi sfidanti e ambiziosi.  

In questo intervento focalizziamo l’attenzione sulle giovani professioniste, e su come possono riconoscere in sé e sviluppare le caratteristiche del leader per andare lontano.

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La principale qualità che distingue ogni leader di successo è la cosiddetta self awareness, ovvero la consapevolezza di sé e dell’ambiente nel quale si muove. Solamente un leader consapevole è in grado di guidare sé stesso e gli altri verso un traguardo; al contempo, solo un leader consapevole può essere percepito come autentico e convincere gli altri a seguirlo.

Prendersi del tempo per mettere a fuoco i propri talenti e le proprie caratteristiche è dunque il primo passo da compiere.

Peraltro, acquisire e nutrire una positiva e solida consapevolezza di sé rappresenta anche la base per esercitare una professione che – pur svolta spesso in squadra, anche con i clienti – si connota per il forte individualismo. Per un avvocato, infatti, è necessario distinguersi dagli altri per esser scelto dal cliente; trovare soluzioni (ovviamente lecite e giuridicamente fondate) a cui altri non arrivano; proporsi al giudice con modalità e argomenti diversi dalla controparte per ottenere ascolto; insomma, essere un individuo, distinto e distinguibile.

Come donne, è poi fondamentale imparare a saper prendere l’iniziativa. Non ha senso, infatti, aspettare che l’organizzazione (ma anche solo il team cui si appartiene) si accorga del valore che può avere il nostro punto di vista (o, meglio ancora, la nostra visione), quando si è in grado di tradurre in azione le nostre migliori osservazioni, evitando di lasciarle bloccate dentro di noi in attesa di non si sa quale segnale.

Si tratta, in parallelo, di creare le condizioni per cui la stessa organizzazione si accorga dell’importanza del punto di vista femminile.

Sappiamo che un’organizzazione beneficia delle diverse prospettive dei suoi membri, e che invece perde potenziale laddove non sfrutta la propria base di talenti e la creatività di ciascuno, fino a prendere decisioni non bilanciate e miopi. Per una giovane professionista consapevole, quindi, è indispensabile saper comunicare: sia in modo da essere notata e apprezzata, sia per rendere chiaro che quanto esprime va al di là della propria affermazione e soddisfa le aspettative e gli interessi di chi ascolta (ad esempio perché può migliorare la qualità del servizio offerto al cliente, o perché aiuta l’organizzazione a adattarsi meglio alla realtà circostante). Al contempo, la professionista deve saper analizzare il contesto nel quale opera e comprenderne le dinamiche, tenendo presente che i colleghi e, in generale, l’organizzazione saranno tanto più recettivi quando la sua proposta porterà loro un vantaggio concreto in termini di benessere, incremento della qualità del lavoro o fidelizzazione del cliente.

Saper superare la tendenza a sentirsi isolate è un altro passo da intraprendere quanto prima, perché anche la visione meglio strutturata può avere poca efficacia se non è condivisa. In quest’ottica, può essere strategico individuare degli alleati che supportino personalmente la propria visione in quanto convinti del vantaggio che essa apporta a sé stessi e all’organizzazione.

Un punto di forza delle donne è la loro naturale attitudine a creare relazioni; eppure spesso si prova una sensazione di disagio nel ricorrere alle relazioni che si sono costruite per raggiungere un fine lavorativo. Deve essere tenuto a mente, quando questo disagio si manifesta, che andare insieme verso una direzione che avvantaggia tutti non vuol dire usare gli altri; piuttosto, pensare sul posto di lavoro in termini di amicizia piuttosto che di reciproco vantaggio può ostacolare sia la possibilità di veicolare la propria visione che, in concreto, la propria forza. Condividere in maniera esplicita le informazioni e la propria visione con i colleghi che si mostrano disposti a fare altrettanto crea infatti una connessione reciproca alla quale entrambi possono ricorrere per portare a compimento qualcosa.

Non solo. Concentrare i propri sforzi sul diventare il più tecnico e affidabile professionista del team senza costruire relazioni con i colleghi e i clienti porterà a lungo andare a dover trovare un modo per far capire all’organizzazione il proprio valore e il proprio talento. Molto meglio dunque evitare questo faticoso passaggio e impegnarsi da subito a crearsi una credibilità tra i colleghi, avendo presente il ruolo rivestito da ognuno e il modo in cui ciascuno potrebbe essere determinante per il proprio futuro. Il professionista, ancor più se opera in studi legali di rilievo internazionale, si trova a interagire non solo con clienti esterni, ma anche - appunto - interni (per esempio, i soci responsabili di altri dipartimenti).

E non parliamo di un’attività da coltivare in segreto, o di tradire la propria naturale modestia, anzi. Come ci ha confermato Elisabetta Mentasti, Public Law Counsel presso la sede di Milano di Allen & Overy: “Un buon capo non può che apprezzare un collaboratore consapevole del proprio ruolo e in grado di interagire in maniera positiva e produttiva con le altre risorse dello studio. Se si crea un ambiente più vitale e immediato, una rete fatta di fiducia e stima reciproca è proprio lo strumento che porta a una migliore qualità del confronto interno, riducendo peraltro i tempi per dare al cliente una risposta efficace”.

Infine, vale ricordare che per essere un vero leader avere visione e perseguirla non basta: è cruciale esser in grado di bilanciare sicurezza e impegno costante con una buona dose di flessibilità e di apertura a nuove idee (anche altrui).

È vitale, in particolare, imparare a stare nel presente, senza farsi travolgere dalle classiche tendenze femminili a essere multitasking, a prepararsi molto più del necessario per affrontare un singolo compito, a perseguire la perfezione allo stremo... Significa anche non sprecare tempo e energie dietro a continue suggestioni (interne e esterne), pur sviluppando la capacità di adattare la strategia a seconda degli ostacoli che si incontrano. Solo così, del resto, sarà possibile per una giovane professionista dotata di talento, visione e ambizione proiettare una presenza da leader.

Quelle elencate sono tutte iniziative che chiunque può intraprendere, all’inizio della propria carriera come in qualunque momento si accorga che cambiare passo potrebbe essere un’opportunità.

Uno strumento a supporto dei professionisti e delle organizzazioni nei processi di sviluppo e innovazione, è il business coaching che aiuta a scoprire e rafforzare le proprie capacità di leadership. Può essere anche un consiglio per le giovani professioniste quello di non aspettare a trovarsi in difficoltà per rivolgersi a un business coach: sapere dove andare e con quali risorse poterlo fare semplifica molto il viaggio. E lo rende speciale.

 

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