24 Aprile 2019

La fine è solo l’inizio: il Talent che cambierà il mercato legale

MARIO ALBERTO CATAROZZO

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Abstract

L’ultima puntata del primo Legal Talent italiano è arrivata e con essa il vincitore, anzi la vincitrice!

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Silvia si è dimostrata all’altezza delle aspettative che noi giudici avevamo riposto nei nostri cinque talenti, sfoderando grinta, costanza e competenza. Per gli altri ragazzi finalisti è stata una esperienza che ricorderanno per sempre e che speriamo li possa lanciare nell’olimpo della professione.

E noi giudici cosa ci portiamo a casa? Ci avevamo visto giusto insieme al mitico Alessandro Renna che ha voluto e organizzato questo Talent. Il mercato legale non ha solo bisogno di nuove regole, ma anche di nuova energia. Questa energia noi l’abbiamo trovata puntata dopo puntata. Non è stata questa una iniziativa per fare business, come molti avranno pensato, una iniziativa per fare qualcosa di nuovo. È stato un progetto per creare un ponte tra due realtà che devono camminare insieme: quella dei giovani e quella dei professionisti affermati.

Non è vero che oggi i ragazzi sono meno preparati di un tempo, oppure che hanno meno talento o energia. Sono più disorientati, questo sì. Se vogliamo, non molti hanno lo spirito di sacrificio e quella “fame” che alcuni di noi avevano da giovani, ma anche su questo possiamo avere dei dubbi. La ragione è che ciascuno deve avere una buona ragione per fare sacrifici; ciascuno deve avere una motivazione per sacrificarsi e per lottare. Questi ragazzi la avevano e lo hanno fatto.

La verità è che rispetto a prima è cambiato il mercato e quindi anche la motivazione dei ragazzi. Provo a spiegarmi meglio: venti, venticinque anni fa, il mercato legale aveva delle regole abbastanza chiare e immutabili nel tempo; laurea, pratica legale, apertura studio o carriera all’interno di uno di essi. I risultati erano visibili in tempo ragionevole, tutto sommato, e questo motivava i giovani virgulti legali a darsi da fare, certi che il successo e i soldi sarebbero arrivati prima o poi. Bastava olio di gomito, determinazione e avere un buon mentore per fare carriera. È la storia di moltissimi di noi, anche se molti se lo sono dimenticato e raccontano gesta epiche che in realtà così epiche non sono state.

Oggi le cose sappiamo che sono diverse: laurea, pratica legale, poi aprire uno studio proprio è alquanto azzardato visti i tempi che corrono e fare carriera in uno studio vuol dire entrare in un meccanismo dove si entra da impiegati di fatto per poi vedere che succede. Lo studio legale medio grande ha sostituito i vuoti lasciati dal posto fisso in azienda e nel pubblico settore. La carriera sembra più da impiegato del diritto che da libero professionista e i guadagni pure. Prima dei trenta trentacinque anni non puoi immaginare di essere davvero autonomo economicamente per pensare ad una vita familiare. Che dite, sareste motivati voi? Io no.

Questo è quello che vedono oggi i ragazzi, anche i migliori.

Il Talent ha voluto creare un ponte tra questi due mondi, per dare un messaggio di possibilità: se hai un talento, una passione e grinta anche oggi puoi emergere, puoi dire la tua presto, senza dover aspettare i primi capelli bianchi.

È necessario che gli studi diventino luoghi appetibili per attrarre le giovani promesse, con percorsi di crescita personalizzati e non standardizzati, dove anche i giovani possano dire la loro proprio perché sono giovani e il futuro lo creeranno loro. Le guide, ricordiamolo, arrivano dal futuro e non dal passato. Dal passato arriva l’esperienza che dice cosa è accaduto e a cosa stare attenti, ma non dove andare per rinnovare il successo.

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